Piano di Sorrento: oggi lo spettacolo teatrale “Irena Sendler – la terza madre del ghetto di Varsavia”

27 gennaio 2023 | 13:24
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Piano di Sorrento: oggi lo spettacolo teatrale “Irena Sendler – la terza madre del ghetto di Varsavia”

Piano di Sorrento: oggi lo spettacolo teatrale “Irena Sendler – la terza madre del ghetto di Varsavia”. Oggi, venerdì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, alle ore 10.30 al Teatro delle Rose si è tenuto lo spettacolo teatrale “Irena Sendler – la terza madre del ghetto di Varsavia”, ideato e scritto da Roberto Giordano. Ha partecipato una rappresentanza degli studenti delle scuole del territorio.

“Dobbiamo lottare per ciò che è buono. Il buono deve prevalere, deve prevalere e io ci credo. Finché vivrò, finché avrò forza, professerò che la cosa più importante è la bontà” (Irena Sendler)

Chi era Irena Sendler

Irena Stanisława Sendler, da nubile Irena Krzyżanowska, è stata un’infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza (nome di battaglia: Jolanta) nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale. Divenne nota per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo falsi documenti e trovando rifugi in case al di fuori del ghetto.

Irena Sendler nacque nella periferia operaia di Varsavia, in una famiglia cattolica polacca di orientamento politico socialista. Il padre, Stanisław Krzyżanowski, era medico; egli morì di tifo nel febbraio 1917, avendo contratto la malattia mentre assisteva gli ammalati che altri suoi colleghi si erano rifiutati di curare. Molti di questi ammalati erano ebrei.

Trasferitasi a Varsavia, già da quando i nazisti occuparono la Polonia (1939) cominciò a lavorare per salvare gli Ebrei dalla persecuzione: con altri collaboratori, riuscì a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare famiglie ebraiche.

Nel 1942 entrò nella resistenza polacca, che al suo interno presentava forti contrasti fra la componente nazionalista e cattolica e la componente minoritaria comunista, contrasti che a volte si ripercuotevano anche nelle fasi decisionali. Il movimento clandestino, in prevalenza cattolico, di cui faceva parte la Sendler, la Żegota, incaricò la donna delle operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del ghetto.

Insieme ad altri membri della Resistenza, organizzò così la fuga dei bambini dal ghetto. I bambini più piccoli vennero portati fuori dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli.

In altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche e fognature: entrata nel ghetto con un furgone, riuscì a portare fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni bambini più grandi chiusi in un sacco di juta. Nel retro del furgone, alcune volte aveva tenuto anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, coprendo così il pianto dei bambini.

Fuori dal ghetto, la Sendler forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani, e li portava nella campagna, dove li affidava a famiglie cristiane, oppure in alcuni conventi cattolici come quello delle Piccole Ancelle dell’Immacolata a Turkowice e Chotomów. Altri bambini vennero affidati direttamente a preti cattolici che li nascondevano nelle case canoniche.

Irena Sendler annotò i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori.

Nell’ottobre 1943 la Sendler venne arrestata dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture (le vennero fratturate le gambe, tanto che rimase inferma a vita), ma non rivelò il proprio segreto. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della resistenza polacca attraverso l’organizzazione clandestina Żegota, che riuscì a corrompere con denaro i soldati tedeschi che avrebbero dovuto condurla all’esecuzione. Il suo nome venne così registrato insieme con quello dei giustiziati, e per i mesi rimanenti della guerra visse nell’anonimato, continuando però a organizzare i tentativi di salvataggio di bambini ebrei.

Terminata la guerra e l’occupazione tedesca, i nomi dei bambini vennero consegnati a un comitato ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, anche se gran parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinka e negli altri lager.

Dopo la guerra subì alcune minacce anche dal regime comunista per i suoi contatti con il Governo in esilio della Polonia e l’Armia Krajowa. Dal 1948 al 1968 la Sendler è stata iscritta al Partito Comunista polacco, che abbandonò in seguito alle campagne antiebraiche condotte dallo stesso nel marzo del 1968.