Gennaro Tronfo alla Mondadori stabiese con il suo libro
Ieri pomeriggio, alla Mondadori di Castellammare, un incontro intenso ed emozionante con il trentasettenne Gennaro Tronfo e il suo “La mia vita davanti” edito da “I Quaderni Edizioni” di Stefania Spisto. Un racconto lungo, una testimonianza, un insieme di riflessioni mature, sagge, consapevoli, sul prima, il durante, il dopo di una esperienza forte quale può essere l’improvvisa malattia, l’attesa di un cuore con la contemporanea sottintesa sofferenza che avere quel cuore deriva da altro dolore, il trapianto, la vita di adesso.
Una sorta di diario che, pervenuto nelle mani di Vincenzo Aiello, giornalista de “Il Napolista” e critico letterario, ha avuto l’inbut decisivo per arrivare alle stampe, perché, come fortemente desidera Gennaro, questa storia sia conosciuta, accenda i riflettori su due importanti problemi: la donazione degli organi e gli aspetti sanitari dei trapianti di organo, da quelli burocratici e complessi a quelli psicologici e sociali. Tutto l’incasso, infatti, di questa pubblicazione sarà devoluto alla Fondazione che di ciò si occupa.
Ma parliamo di Gennaro che ci ha dato una lezione di vita. Non ha nascosto le ansie, le paure di fronte alla scoperta traumatica di un morbo sconosciuto e così devastante per il suo cuore, ma ci ha anche rivelato una grande forza d’animo, una grande sensibilità, una grande volontà di combattere, di superare gli ostacoli, di guardare la sua “vita davanti”. Gennaro non si è pianto addosso, ha sofferto ma non si è crogiolato nella sofferenza, ha vissuto sulla sua pelle che la felicità è fatta di attimi brevi da vivere momento per momento.
Rinato a nuova vita, lui, pasticciere e cuoco di professione, ha conseguito un diploma di operatore sanitario e assiste da volontario persone in attesa di trapianto e i loro familiari.
Un ragazzo forte dentro che ha ripreso una vita normale, che ha scoperto nuovi interessi, oltre l’amato mare anche la montagna, i sentieri che percorre con l’amico Vincenzo, che vorrebbe ritornare al suo lavoro in cucina, con un ritmo, certo, più calmo, in un ambiente più raccolto e circoscritto di quello di un grande albergo.
Gennaro è una “persona” come ha detto Vincenzo Aiello, una persona vera, che, ripeto, ci insegna a saper guardare in faccia la vita con i suoi pro e i suoi contro, senza arrendersi mai, appigliandosi ad ogni spiraglio di speranza. E, come lui, anche il suo testo è “vero”, niente di costruito, un flusso di pensieri, sensazioni, emozioni, accettazione consapevole della realtà. Per rappresentare se stesso, per accostare gli altri a problematiche che ci disorientano o sentiamo lontane, per infondere coraggio a chi sta percorrendo il suo stesso percorso.
Con lui, ieri pomeriggio, anche i suoi genitori, che gli sono stati molto vicini, altro aspetto importante per chi affronta le varie fasi di un trapianto. E bellissimo il punto del testo dove Gennaro afferma che la sofferenza più grande è vedere il dolore negli occhi di chi ti è vicino.
Interessante il dibattito ad ampio raggio che si è sviluppato tra i presenti e Gennaro. E, alla fine, dal momento che il testo è un inno alla vita, non è stato fuori luogo un brindisi augurale a un futuro sereno per il nostro ospite e per tutti.
Foto di Aurora Riccardi e qualche flash finale di Maria Giglio