Ravello, le parole di Ulisse Di Palma in ricordo del limonicoltore Ferdinando Di Palma: “Uomo che parlava con la natura”
Ravello, le parole di Ulisse Di Palma in ricordo del limonicoltore Ferdinando Di Palma: “Uomo che parlava con la natura”. Riportiamo di seguito le parole del consigliere del Gruppo di Opposizione “Ravello va Oltre”, Salvatore Ulisse Di Palma:
Lo sguardo, forse l’ultimo a guardare i limoni, la sua grande passione e, forse al mare che sicuramente con il suo influsso ha contribuito a fare di questo acre e succulento agrume un prodotto invidiato ad ammirato in ogni dove.
Silenziosamente, come era vissuto se n’è andato da questa vita terrena Ferdinando Di Palma, uno degli ultimi limonicoltori della nostra Divina Costa d’Amalfi.
Uomo mite, dedito al lavoro, quello pesante, quello autentico, portato avanti sempre con amore e quasi come espiazione di un peccato che non si riesce a comprendere quale possa essere stato.
Uomo di non molte parole, avvezzo a parlare di più con la natura, rispettata ed amata e fonte di sostentamento e di soddisfazione.
Ferdinando è sempre stato attento a distribuire consigli e saggezza, patriarca incontrastato di una famiglia che ha avuto il privilegio dei suoi insegnamenti e, ancora di più della sua esperienza.
Uomo che lascia un segno indelebile nella comunità Ravellese, che lo ha rispettato e gli ha voluto un gran bene, perché ai lavoratori, agli onesti, ai buoni, non si può non voler bene.
Se fossi stato un docente universitario ed avessi avuto la facoltà di assegnare una tesi di laurea gli avrei mandato il migliore dei discenti, perché con pazienza e garbo avrebbe sicuramente avuto la possibilità nell’ osservazione e nel dialogo di predisporre un lavoro forse unico che fosse testimonianza di un mondo che lentamente scompare e, la cui fine inarrestabile, abbiamo il dovere di scongiurare, di proteggere e custodire amorevolmente, perché la saggezza, la cultura è in queste persone che un poco alla volta ci stanno lasciando.
Un discente che avesse bevuto le parole di Ferdinando come rugiada che, diventando abbondanti, un poco alla volta, avrebbero preservato, per il futuro, la civiltà contadina , sola ed unica responsabile e fattrice di benessere e di vita sana.
Le radici, quando sono salde, vincono e superano ogni ostacolo e, per che ci crede, certi segni, hanno la loro importanza e, ieri, mentre guardando il cielo ed esalando l’ ultimo respiro, Ferdinando junior avrebbe dovuto scambiare, nella casa comunale, promessa di matrimonio.
Un segno forte del destino, una continuazione della vita che non è soltanto della famiglie regali, ma molto di più appartiene alle famiglie oneste, alle famiglie perbene, educate dai vari Ferdinando e, che hanno imparato, proprio in famiglia, l’ Amore per il lavoro, per il prossimo, per la natura.
Caro Ferdinando, l’ altro ieri in Pronto Soccorso ti ho visto stanco, sofferente, ma sereno, come può esserselo chi sa di avere speso tanto in questo viaggio terreno che non è stato di certo vano, perché tu, da buon contadino, hai ben seminato e ben raccolto.
A tutta la tua famiglia, alla quale mi sento legato da stima, rispetto ed affetto va il mio abbraccio fraterno nella preghiera.