Caserta. L’imprenditoria privata apre le porte all’arte contemporanea.
Articolo di Maurizio Vitiello –Caserta. L’imprenditoria privata apre le porte all’arte contemporanea.
Successivamente alla pubblicazione del volume “Percorsi d’arte in Italia 2016”, Rubettino Editore, ho ripreso le brevi schede degli artisti che avevo presentato effettuando delle interviste per capire, o meglio per entrare, in modo più approfondito nella loro personalità alfine di comprendere le motivazioni delle scelte stilistiche e ai contatti che avevano con il mondo dell’arte.
A queste interviste sono venute fuori risultati molto importanti, il più delle volte le scelte di questi artisti da me intervistati erano, innanzitutto, derivate da un vissuto personale che ne avevano fortemente condizionato l’operatività e, successivamente, si erano, poi, differenziate le une dalle altre proprio per le loro esperienze personali.
Con Alfonso Coppola, era emerso un percorso di vita abbastanza singolare. L’artista, a causa delle sue vicende personali, aveva lamentato un isolamento, che, poi, egli aveva, successivamente, fortemente voluto, giustificando questa scelta – come egli stesso aveva dichiarato – alfine di evitare una contaminazione artistica che non gli avrebbe giovato.
Lo storico dell’arte e professore Francesco Abbate, uno dei massimi studiosi della storia dell’arte meridionale, autore di numerosi volumi d’arte, tra i quali la scultura napoletana del cinquecento, Donzelli editore, in occasione dell’inaugurazione della pinacoteca civica del Comune di Tortorella ha inserito, come artista casertano di rilevo alcuni lavori di Alfonso Coppola con altri importanti artisti del meridione e nella sua presentazione ha esplicitamente richiamato la mia precedente intervista dove traspare con chiarezza la personalità del nostro bravo artista.
Ho ritenuto, quindi, doveroso e opportuno, riprendere il discorso cercando di capire se giova o meno per un artista vivere in una situazione di isolamento.
MV – Puoi chiarire cosa intendi essere un artista isolato o quanto meno essere fuori dal sistema?
AC – Nell’intervista precedente, a cui facciamo riferimento, avevo dichiarato che a causa delle mie vicende personali l’isolamento mi aveva perseguitato, ma che, poi, successivamente, l’avevo anche cercato, innanzitutto, per una questione caratteriale, ma anche perché in età matura e con un discreto bagaglio di esperienze tecniche non avevo trovato alcun riscontro nel lavoro degli altri, specialmente in provincia di Caserta, che non mi sembra, ancora oggi, che sia stata o possa divenire un luogo dove l’avanguardia artistica la potesse fare da padrona.
MV – Puoi chiarire meglio i motivi che ostacolano l’arte a Caserta e perché ritieni concreto questo fenomeno?
AC – A Caserta, e specialmente in provincia, operano molti gruppi di artisti, che si chiudono nelle loro conoscenze, non si aprono alle esperienze degli altri, insomma la loro unica preoccupazione è di curare la loro parrocchia e, quindi, hanno voglia di fare mostre, perché ne fanno veramente tante, nei siti locali, che sono anche palazzi storici di cui detengono l’esclusiva, quasi la gestione, ed è molto difficile che consentano l’accesso alle nuove leve. E’ per questo modo comportamentale che negli appuntamenti di arte contemporanea a Caserta è raro vedere cose nuove, penalizzando fortemente i giovani artisti emergenti, che devono andare altrove per mostrare i loro lavori, Poi, ci sono gli allievi di una cattiva scuola, che hanno imparato a formare, a loro volta, un gruppetto nella speranza di trovare un sito a loro congeniale e trovatolo pensano bene di marcarlo comportandosi allo stesso modo dei loro maestri.
MV – Allora se questa è la situazione vuol dire che a Caserta lo stato dell’arte versa in una situazione difficile specialmente per gli emergenti?
AC – Sembrerebbe cosi, invece, come sempre accade, la soluzione del problema viene fuori in modo indolore e senza intaccare i programmi degli altri. Da un po’ di anni a Caserta e provincia sta nascendo un’imprenditoria giovanile illuminata sotto l’aspetto artistico, che, finalmente, sta ponendo l’arte in una posizione di rilievo nel contesto delle proprie attività. Una posizione che ritengo importantissima, perché un’opera d’arte esposta in una attività commerciale viene vista e ammirata migliaia di volte da chi si reca per altri motivi nei luoghi dove è canonicamente esposta.
Devo premettere che io sono sulla scena artistica da oltre cinquant’anni con un curriculum personale di tutto rispetto, sia per partecipazioni a importanti mostre d’arte e sia per titoli, anche perché sono uno dei pochi artisti, a livello locale, ad essere inserito nell’archivio de “La Quadriennale” di Roma, Fondo Documentario Artisti Contemporanei. Stiamo parlando di un’Istituzione dello Stato Italiano, eppure pur avendo tutte le carte in regola, sono del tutto assente alle mostre casertane, ma, è qui che sta il nuovo, perché sono l’artista casertano che mostra più degli altri i propri lavori al pubblico.
Ho incominciato, per amore dell’arte volontariamente a collaborare con la MARICAN dei fratelli Canciello, Nando, Carlo e Michele, i quali mi hanno consentito di realizzare, nelle rotonde antistanti l’uscita di Carinaro – zona ASI Aversa Nord, due grandi installazioni come “La grande Croce” e “La grande Sfera policroma”, oltre ad arredare con i miei lavori i loro uffici direzionali di Teverola. A Caserta, invece in due prestigiosi locali cittadini “Tre Farine” di via Cesare Battisti e “Boreale” del viale Carlo III, progettati dall’architetto Paolo Perilli, i proprietari Ivan e Nicola Ferraro, quest’ultimo già presidente della FIETEP Confesercenti di Caserta, hanno voluto ospitare e mostrare alla loro vasta clientela i miei lavori, quadri e sculture, che sono in buona compagnia con un’opera di Mark Kostabi, realizzata in loco dall’artista a conclusione di una sua importante mostra alla Reggia di Caserta.
Quest’iniziativa di portare l’arte tra la gente, sempre a Caserta ha avuto un seguito, poiché l’ingegnere Folco Tito alla progettazione del locale “Sunrise”,di via Roma, ha fatto installare dal proprietario Fabio Biondi un mio lavoro che fa bella mostra di sé nel magnifico e prestigioso locale.
Come si può ben vedere, l’arte non può più essere rinchiusa tra le mura di un austero palazzo, ma deve respirare e vivere tra la gente e io, a conclusione di questa bella intervista caro Maurizio Vitiello, che segui da anni il mio lavoro, ti posso ben confessare che il mio isolamento, anche quello cercato, è solo virtuale, perché con grande sacrificio e passione per l’arte ho voluto che tutto quello che produco non deve stazionare nel mio studio; infatti, mi sono sempre preoccupato nella mia lunga carriera che i miei lavori veicolassero tra la gente quanto più possibile, anche a costo di rimetterci.