Ischia. Restauro del Capitello di Lacco Ameno. Il delegato all’Estetica Ciro Calise: rinnovata bellezza per il corso cittadino
“Ridare vita all’ingresso del paese, abbellire un simbolo storico di Lacco Ameno di tale bellezza è un’azione di cui andiamo estremamente fieri. Ci riteniamo pienamente soddisfatti di questo intervento realizzato con il Comune“ ha spiegato Ciro Calise, consigliere delegato all’estetica cittadina del comune di Lacco Ameno nell’isola d’Ischia introducendo l’intervento in corso d’opera all’ingresso del paese. Un intervento che sta riguardando la millenaria pietra del Capitello. Un masso dal caratteristico ed inusuale colore rosa che per secoli è stata l’attrattiva dell’intera isola verde. Un’istituzione quella del Ente Lacchese che, si auspica (e negli intenti di Calise sembra volersi essere tutto l’impegno) dimostri una grande attenzione dei confronti dei beni di interesse storico di cui tutti “i cittadini devono poter godere al massimo del loro splendore” – dichiara Ciro Calise annunciando anche l’installazione di una nuova panchina e fioriere ornamentali. Il rapporto diretto tra il territorio, la comunità, i suoi ospiti e il Comune si tramuta così in un contributo concreto alla valorizzazione del patrimonio artistico, naturalistico della amena Lacco. Nel nostro territorio le relazioni, l’ascolto, tra utenza e le amministrazioni comunali possano portare a dei cambiamenti positivi di grande rilevanza per i cittadini. L’obbiettivo è anche quello, però, di evitare storture e sfregi al decoro ma anche al patrimonio pubblico. Certamente al pietra rosa del Capitello è una di queste. “Ci impegniamo quindi a fare e dare sempre di più per i lacchesi ed i turisti. Ringrazio tutti coloro che hanno promosso quest’iniziativa e che continuano ad impegnarsi per la sua buona riuscita.”. Conclude Calise spiegando a largo tratti l’opera di restyling che comporterà la realizzazioni di muretti, fioriere e una nuova panchina.
La Pietra rosa del Capitello
La pietra rosa del Capitello appartiene a tutte quelle pietre di tufo sparse un po’ dovunque per l’Isola. Sono molte, dai nomi diversi. Alcune di esse, trasformate in abitazioni, custodiscono ancora il caldo di una famiglia come ci spiega la storia e report della rassegna di Ischia a Lacco Ameno – Scoglio un tempo visibile al Capitello a sinistra del Faro. Capitello, come piccolo capo, è nome legato a piccoli rilievi in riva al mare.Come spiega la rassegna di Ischia la zona del territorio di Lacco nella quale si ergeva la grande pietra cui è stato dato il nome di Capitello è di lettura piuttosto difficile, a partire dalla nota carta del 1586, fino a giungere ai giorni nostri, che assistono non solo alla scomparsa della pietra, ma al rarefarsi della presenza del nome che non figura più nelle moderne dell’I.G.M. che documentano l’Isola nel 1956 e 1997. Anche la toponomastica ufficiale di Lacco Ameno la vede quasi sparire
(alla Piazza Capitello si sostituisce oggi la Piazza Salvatore Girardi), ma nei riferimenti popolari la dizione “Capitello” resta ancora la più comune.
Nell’iconografia di mano dell’uomo, dal 1783 a tutto 1800, la pietra e ciò che vi era
su di essa costituisce elemento del paesaggio lacchese, e della sua marina in particolare, raramente in primo piano, cosa che quando accade pone qualche problema che si cercherà di lumeggiare.
Il Capitello si individua bene, come discontinuità, nella marina del paese: accanto ad esso vi sono alcuni scogli che sono bene evidenti nella carta del Rot, ma nulla è indicato sulla sua sommità o nelle immediate vicinanze.
La migliore descrizione, spiega ancora la rassegna di Ischia, di questo rilievo, chiamato ora scoglio, ora masso, ora pietra, è quella fornita dal ben noto Ultramontano, che per il suo contenuto potrebbe figurare in ciascuno dei gruppi
indicati: «S’incontra una di queste fontane sulla strada principale e precisamente nel luogo dove, discendendo dalle colline di Casamicciola, presso l’antica chiesa
di Lacco, ci avviciniamo al mare. L’acqua di queste fontane serve per la cucina e per ogni altro uso domestico, si può bere dopo averla lasciata raffreddare.
Un po’ più avanti, sulla destra, si presenta un piccolo cono di lava alto circa venti piedi, bagnato dai due lati dal mare e scavato in parte dall’azione dei flutti. Porta
ancora tracce vive del fuoco al quale deve l’origine; gli strati che lo compongono sono alternativamente rossi, gialli e neri.
Lo scoglio è perfettamente isolato sulla spiaggia; i primi blocchi di materiale omogeneo sono a mezzo miglio più indietro sulle coste ad ovest. Ai suoi piedi, in
riva al mare, basta scavare ben poco nella sabbia per vedere subito il buco riempirsi d’acqua calda. È acqua di mare che filtra attraverso un terreno così caldo da
comunicare in men che non si dica all’acqua fredda una temperatura da ventisette a trenta gradi…». L’Ultramontano descrive la roccia del Capitello come alta circa 20 piedi: ora, variando il piede germanico antico da 0,283 m a 0,3138 m, se ne ottiene un’altezza approssimata variabile fra 5,66 e 6,28 m, che ben si attaglia alla descrizione che Ernst Haeckel ne fa in un suo acquerello del 20 giugno
1859 in cui compare un vicino edificio che consente un raffronto dimensionale.
Le dimensioni del pietrone, dopo il tempo in cui scomparve la costruzione che vi era in cima, erano ancora apprezzabili nel 1989, quando su di esso vi era ancora il faro, e la piazza, ove inizia oggi la circonvallazione che porta a Forio, abbandonando il vecchio percorso della SS 270, si chiamava ancora Piazza Capitello.