Lavoratori stagionali del turismo 2023 e la ricetta dell’imprenditore.

20 marzo 2023 | 09:53
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Lavoratori stagionali del turismo 2023 e la ricetta dell’imprenditore.

Ricorso agli immigrati, case in affitto dove alloggiare lavoratori presi da fuori ed altre iniziative  tutte volte a non volere approfondire quella che si presenta come una forte e indiscutibile criticità  come le condizioni economiche e lavorative a cui, da decenni, sono costretti a sottostare i lavoratori locali del comparto.

Sorrento – Anche quest’anno, come quello precedente, a inizio stagione turistica si registra  una forte lamentela  da parte delle aziende  nel reperire personale. Se l’anno scorso  tale criticità  fu attribuita  al fatto  (più volte ampiamente smentito) che molti lavoratori preferivano al lavoro stagionale  il Reddito di Cittadinanza oppure un impiego alternativo, come quello nell’edilizia che stava vivendo un momento florido a seguito del Superbonus varato dal Governo Conte, anche stavolta,  la storia non cambia e  continuano a registrarsi le solite lamentele da parte dei così detti imprenditori (o pseudo tali) del turismo, nel reperire lavoratori. Come se questi ultimi che per decenni, con enormi sacrifici e forti penalizzazioni, hanno contribuito a portare alto il nome del turismo sorrentino e ad ingrossare i soliti patrimoni, fossero scomparsi dal panorama locale. Come se la colpa fosse proprio dei lavoratori che, stufi di prestare la propria opera presso le varie strutture turistiche del territorio, abbiano improvvisamente optato per altre attività. Senza porsi determinati  fondamentali quesiti circa quella che senz’altro si può definire una crisi che potrebbe continuare a condizionare, come la precedente, anche la prossima stagione turistica almeno sotto il profilo della qualità dei servizi offerti a quella clientela più esigente che continua a scommettere sulla nostra Città.

Il Covid spartiacque tra due epoche –  Con un pizzico di intelletto (che sembra assolutamente mancare), è evidente che la ragione di tale crisi è da ricercarsi altrove e non basarsi su quanto dichiarato in più occasioni da albergatori, ristoratori e concessionari di stabilimenti balneari. Volendo pertanto approfondire quella che si potrebbe ormai definire una innegabile criticità, ci sarebbe da dire che probabilmente il periodo di pandemia, causato dal covid 19, potrebbe essere considerato come una sorta di spartiacque tra due epoche. La prima fase che durava ormai da decenni,durante la quale.  con una ingiustificata e inspiegabile mancanza di controlli presso le aziende da parte dell’Ispettorato del Lavoro, Sindacati e Autorità preposte tutto è stato concesso agli imprenditori del turismo.  Tanto da essere considerati indispensabili per la sopravvivenza di una comunità e allo stesso tempo reputare i lavoratori quasi come degli schiavi a loro servizio, con paghe molto discutibili e senza alcun diritto come invece prevede il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL). Pertanto  continuare a subire: falsi contratti di lavoro, come part time, co.co.co.,a progetto ,intermittente, falso apprendistato. Per non parlare poi dei voucher che anche il governo Meloni si appresta a introdurre di nuovo.

Il dopo Covid e il rilancio dell’economia con l’immediata grande ripresa dell’edilizia e di tutto l’indotto grazie ai vari bonus e soprattutto al Superbonus del M5S e  una ricerca di personale, tra cui molti giovani che con appropriati corsi si sono visti proiettati in settori che assicurano un futuro oltre che in termini di professionalità e competenza ma soprattutto in dignità e diritti. Insomma una nuova visione di concepire il lavoro e il lavoratore diametralmente opposta a quanto preteso da anni dagli ”imprenditori” locali del turismo.

Le richieste ignorate –  Di fronte a un tale scenario, con la ripresa post covid e il conseguente  fenomeno eccezionale di over turismo,  è chiaro che l’intero comparto è andato in sofferenza evidenziando gli atavici problemi circa il trattamento delle risorse umane da parte delle aziende. Le quali, ad eccezione di poche storiche realtà, non hanno saputo ma certamente non ha mai voluto  confrontarsi con le legittime richieste dei lavoratori. Ritendo, come sempre, questi ultimi non delle persone o quanto meno delle risorse (in tanti casi affidabili), per le loro aziende ma bensì dei numeri a cui non dare tanta importanza. Ciò nonostante, dinanzi a quella che senz’altro si può definire come una crisi strutturale del settore, le varie associazioni imprenditoriali , pur ammettendo le difficoltà, non riescono e molto probabilmente non vogliono, sedersi ad un tavolo e finalmente prendere in considerazione le richieste dei lavoratori come tra l’altro previsto dal CCNL . Ovvero, oltre alle paghe inadeguate alla professionalità del lavoratore, le ore di straordinario, l’indennità di maggiorazione  del lavoro stagionale (circa l’8% della paga base  che va sommato ai minimi tabellari della retribuzione, per il riconoscimento della precarietà e per l’intero periodo del rapporto di lavoro stagionale); altra voce da sempre ignorata anche dai sindacati, riguarda i livelli di anzianità di servizio. Un obbligo contrattuale  che in altri settori si avanza dopo due anni di servizio prestato e che nel caso del lavoro stagionale dovrebbe scattare dopo tre stagioni a prescindere dall’azienda  ma a capo del lavoratore anche con aziende diverse. Inutile ribadire che di fronte a tali legittime richieste e nonostante il momento critico gli “imprenditori” continuino a fare orecchio da mercante e con quell’arroganza che da sempre, in alcuni casi, ormai li contraddistingue e parafrasando una famosa battuta de “il marchese del grillo”  (“Perchè io so io e voi non siete un c…”) si evidenzia il proprio piedistallo rinviando al mittente , quelle che vengono interpretate, non come dei diritti ma come quasi delle assurde pretese.

La ricetta dell’imprenditore – Nello stesso tempo, ignorando quando possano essere indispensabili per la qualità del prodotto turismo (che, durante l’inverno, in vari eventi internazionali si tenta ancora di promuovere), la professionalità e la competenza dei lavoratori che insieme alle bellezze paesaggistiche e ambientali (che nel frattempo, con la realizzazione di nuove strutture e l’inarrestabile consumo di suolo, si continua a deturpare) rappresentano non solo un valore aggiunto ma un pilastro portante della nostra economia turistica, non  c’è stato nessun impegno, come più volte promesso,  perlla così detta destagionalizzazione per dare un contributo ai lavoratori almeno nel periodo di bassa stagione. Di fronte alle difficoltà imminenti,  nel frattempo non si sta con le mani in mano e per far fronte a qualche eventuale iniziativa da parte dei lavoratori si è iniziato a valutare percorsi alternativi che non includano le professionalità della mano d’opera locale e pertanto determinate “concessioni”. Già da tempo qualche imprenditore si è reso famoso per alcune uscite su organi di informazione locali incitando i colleghi a ripiegare sugli immigrati per risolvere il problema della penuria di personale. Pertanto  una visione di fare turismo sicuramente non a passo con i tempi, se si pensa che la soluzione,  per ovviare alla mancanza di personale possa essere il ricorso agli immigrati. Spesso una moltitudine di poveri cristi, senza alcuna specifica preparazione,  mandati allo sbaraglio e che secondo gli imprenditori dovrebbero rappresentare una risorsa. Ai quali, tuttavia ,tranne nei casi più estremi, viene spesso garantito un buon salario, compreso vitto e alloggio, che complessivamente , da quanto si è potuto calcolare, costerebbe all’imprenditore buste paga anche maggiori di quelle che  pretendono i lavoratori  locali.

La nuova frontiera – Quindi gli immigrati, ai quali chiaramente bisogna garantire ospitalità e aiuto con eventuali corsi di formazione adeguati,  tali da poterli inserire in modo professionale in un comparto che in ogni caso necessita di competenze specifiche e una certa attitudine, rappresentano per i nostri grandi imprenditori  una sorta di “nuova frontiera kennediana” del turismo sorrentino, senza considerare che nel frattempo i veri diritti dei lavoratori sono già stati ampiamente calpestati. Con l’inizio della nuova stagione lo stesso imprenditore sottolinea che ha affittato una abitazione in collina dove allocare i futuri dipendenti immigrati . Percorso che chiaramente consiglia ai suoi colleghi. Infatti queste settimane è partita la caccia delle poche case  o qualsiasi altro locale sfitto lungo il territorio e non  ancora adibito ad attività extralberghiera, dove far alloggiare per l’intera stagione “i lavoratori presi da fuori”. Insomma tutto fuorché andare incontro alle richieste legittime dei lavoratori del posto e pertanto a una più adeguata distribuzione della ricchezza turismo. In questi giorni, in occasione della vigilia della nuova stagione turistica e della solennità di San Giuseppe, patrono dei lavoratori,  l’associazione degli imprenditori  ed esponenti della politica locale, erano presenti alla  Messa presieduta dall’Arcivescovo Alfano, durante la quale è stato evidenziato quanto sia saggio, accogliente e generoso il popolo sorrentino e di come gli imprenditori (evidenziando la solita ipocrisia) si attiveranno affinché la nuova stagione riservi il successo di sempre per l’intero territorio. Prerogative e promesse che senz’altro fanno a cazzotti con il trattamento che dopo decenni continua ad essere riservato ai lavoratori locali del turismo. I quali,anche stavolta come in passato, si apprestano a trovare la porta sbarrata ai loro sacrosanti diritti. – 20 marzo 2023 – salvatorecaccaviello