
IL PISTRICE RAMPANTE
Sulla facciata del campanile prospicente il sagrato della chiesa madre di Positano è posta una lapide marmorea raffigurante un Pistrice.
Questa figura mitologica affonda le sue origini in epoca greca e romana, veniva denominata “Pistrix“ ed in genere era associata ad un mostro dalle sembianze di una balena.
Numerose sono le interpretazioni date a questa lapide, le più degne di nota sono quelle relative all’associazione del mostro con il mito di Giona.
Un profeta minore dell’antico testamento, le cui vicende furono di grande interesse nell’alto medioevo. Giona, per la sua mancanza nei confronti di Dio, dovette passare tre giorni nel ventre del mostro marino per espiare e poi essere rigettato, sano, salvo e purificato sulle rive di una spiaggia.
Molti esegeti hanno visto in questo episodio l’anticipazione della passione e la resurrezione di Gesù Cristo.
Il corpo centrale della lapide viene totalmente occupato dalla figura del pistrice, ma tutto intorno vi sono figure zoomorfe, pesci ed una volpe, definita pescatrice. Prima di iniziare una ipotesi interpretativa è bene fare una riflessione sulla lapide stessa nel suo complesso. Essa è un mezzo di comunicazione, porta informazioni utilizzando non lettere, bensì immagini. In fin dei conti sebbene vi fosse un diffuso analfabetismo per la lettura e la scrittura, la gente di allora ben riconosceva e capiva ciò che le immagini mostravano loro. Chiaro oggi è l’esempio del semaforo con la luce rossa. Tutti, da qualsiasi parte del mondo uno proviene, capisce che il segnale rosso significa fermati. Così vale per le immagini che venivano proposte nel medioevo. Anzi, c’è da dire che oggi, noi siamo analfabeti nei confronti dei simboli di quell’epoca. Vediamo un bassorilievo medievale, ne ammiriamo le fattezze, ma non percepiamo e non capiamo i messaggi che esso comunica.
La lapide venne presumibilmente scolpita agli inizi dell’XII secolo, o in concomitanza con la erezione del complesso abbaziale benedettino o durante un suo successivo ampliamento. I benedettini già da tempo si erano insediati in costiera e da decenni a Positano. L’attuale chiesa madre venne dedicata alla Madonna Assunta il 14 Giugno 1159. L’erezione della chiesa abbaziale richiese tempo e maestranze. A questo proposito bisogna tenere ben presente il legame storico culturale con Bisanzio. Da secoli la costiera, il ducato di Amalfi aveva strettissimi e proficui legami con l’impero d’oriente. I committenti e le
maestranze addette all’opera avevano un bagaglio culturale ben radicato nella tradizione bizantina. Un raccordo con la tradizione bizantina è il pistrice del salterio di Chludov, (Costantinopoli IX secolo), dove vi è l’immagine di un pistrice rampante che può essere stata di ispirazione per le maestranze di Positano, ma che a differenza della nostra lapide, in essa c’è l’immagine di Giona nel ventre del mostro.

Particolare significativo nella evoluzione interpretativa delle fonti. Un altro esempio del legame con Bisanzio sono i magnifici mosaici sull’ambone del duomo di Ravello.
Qui insieme al Pistrice è messo in rilievo la figura del profeta Giona. Anche la lapide di Positano molto probabilmente era posta sull’ambone della chiesa. L’ambone era ed è il pulpito delle epistole, il luogo dove esse vengono lette e commentate. La chiesa con questa immagine ha voluto dare un messaggio chiaro e netto. Veniamo alla interpretazione delle sue immagini.

Vi è il pistrice, un mostro poliforme in tre parti, dei pesci ed una volpe. In questo messaggio medievale i pesci sono le anime cristiane. Il simbolo del pesce risale ai primordi del cristianesimo. Lo si trova fin dalle catacombe dei primi cristiani. Pesce è dal greco ichthys. Acronimo di Iesous Christos Theou Yios Soter. “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Quindi i pesci della lapide sono le anime cristiane. La volpe ivi rappresentata è nell’atto di carpire un pesce, ma non è detto che ci riesca. La volpe è l’animale che anche oggi, nel senso comune, ci dà l’idea di un animale scaltro, astuto e vorace, essa è il simbolo della tentazione che porta al peccato e alla perdizione. Il pistrice è un mostro costituito in tre parti.
La parte destra caudale è semplice da spiegare. Esso essendo un mostro marino aveva pur bisogno di una coda per poter nuotare. La parte anteriore, a sinistra, è una specie di canide con le zampe protese in avanti, quasi a balzare oltre. Al di là della raffigurazione dell’animale, ciò che si sprigiona da essa è la sua forza, la sua energia protesa in avanti.
L’ultima sezione del pistrice è quella centrale. Una chiocciola. Fantastico.
La spirale del guscio della chiocciola ci porta al labirinto. Tanti sono gli esempi di labirinti nelle pavimentazioni delle chiese medievali, sia quadrati, come noi immaginiamo un labirinto e sia circolari, come la spirale di una chiocciola. La chiocciola del pistrice di Positano è il punto focale del messaggio che questa lapide ci trasmette. Torniamo a noi, al messaggio. Le anime cristiane, i pesci, posso essere indotti in tentazione dalla volpe e perdere la grazia. La Chiesa, in questo caso il mostro pistrice, è il mezzo con il quale le anime perdute possono riacquistare la grazia di Dio. Il pistrice ha la forza e la energia per la redenzione delle anime.
L’anima che è caduta deve solo abbandonarsi alla Chiesa, che come il mostro di Giona la accoglie nel suo ventre ed essa attraverso un percosso di redenzione potrà riacquistare la grazia di Dio. Percorso che non è semplice, lineare, ma è un labirinto a cui si accede con la fede, il pentimento e la espiazione dei peccati con il suo percorso, lungo e tortuoso, ma che ha un inizio ed una fine. La fine è la salvezza dell’anima per mezzo della Chiesa.
Questo è il messaggio che questa opera ha dato per secoli ed oggi noi non riusciamo a capire perché abbiamo perso la capacità di intenderlo, siamo ignoranti. Questo è il messaggio della lapide:-“ Io sono la Chiesa, entra in me, non aver timore e abbi fede, pentiti ed io ti condurrò lungo il percosso del labirinto fino alla redenzione ed alla salvezza della tua anima nella grazia di Dio”.
Questo è tutto, chiunque si soffermi sul sagrato della chiesa madre di Positano, ammiri quest’opera unica al mondo prima che il tempo, gli eventi atmosferici e l’incuria dell’uomo ne determino la scomparsa.