Ristoply, app innovativa che semplifica il rapporto tra fornitori e ristoratori

Ristoply, app innovativa che semplifica il rapporto tra fornitori e ristoratori
Il segreto per la creazione di una start-up innovativa risiede in tre elementi fondamentali: un’idea originale, una forte capacità di adattamento e una grande velocità di azione.
Lo sanno bene Marco Pagano, laureato in mercati e strategie d’impresa presso l’Università Cattolica di Milano e con un percorso di studi anche alla prestigiosa University of California Los Angeles, e Tommaso De Maio, laureato in economia aziendale alla Bocconi di Milano, entrambi originari di Napoli, attraverso il successo della loro innovativa start-up “Ristoply” grazie alle loro capacità di lanciare rapidamente un prodotto sul mercato, valutare tempestivamente l’utilità dell’idea e apportare le necessarie modifiche.
Un’applicazione mobile per la digitalizzazione degli ordini di materie prime per il mercato Ho.Re.Ca., utilizzata oggi da oltre 500 ristoratori italiani e 230 fornitori di diverse categorie, che consente una gestione degli ordini veloce e sicura. La start-up ha due sedi, una a Pozzuoli presso il Falansterio Hub e l’altra a Milano.

I creatori dell’app hanno poi raccontato la loro storia su “Il Mattino” in un articolo a firma di Diletta Capissi 

Dopo la laurea abbiamo lavorato a Milano, Tommaso nel settore agroalimentare e io in quello della consulenza strategica. Nel 2019 decidiamo di rientrare a Napoli con l’idea di fare un progetto sulla ristorazione ma dopo qualche mese arriva il Covid con il lockdown. Reagiamo allo shock e lanciamo l’e-commerce per vendere prodotti ortofrutta a domicilio, successivamente cambiamo il modello di business». E poi? «Dopo un’attenta analisi di mercato ci siamo resi conto dell’inefficienza che c’era nel settore della ristorazione, soprattutto nella parte tra ristoratori e fornitori per ciò che riguarda gli ordini. Abbiamo capito che questo pezzo della filiera non era digitalizzato. Mentre il privato da casa può ordinare cibo tramite app non è così per il ristoratore che in più deve scegliersi il fornitore. Noi abbiamo accorciato la filiera». Il team? «Ottavio Sgrosso, 39 anni, Cto, laurea in informatica Università Parthenope e Mba San Diego University, startup mentor per B-Heroes e Founder Pushapp con cui abbiamo sviluppato l’app. E poi un’organizzazione molto snella per avere costi fissi bassi». Cosa fa l’app? «Mette in contatto il ristoratore con il fornitore di carne, pesce, bevande, tutte le materie prime. Digitalizziamo gli ordini dei ristoratori rispetto ai fornitori». I numeri? «L’app è utilizzata in oltre 40 città in Italia. I principali clienti il gruppo Pizzium con 35 pizzerie a cui vendiamo la tecnologia, l’applicazione Ristoply e l’ortofrutta, poi Crocca, Filetteria italiana, Lievità, El Tacomaki, Giappopoke, Magnaki, Errico Porzio».
«Il servizio innovativo sta nel fatto che il ristoratore può monitorare i dati e sa quanto spende e cosa ha ordinato, senza aspettare le fatture di fine mese, con un report su consumi e spese. In seconda battuta può comprare da Ristoply a prezzi più competitivi»

Anche i numeri sembrano piuttosto promettenti:

Abbiamo chiuso il bilancio 2022 con 750mila euro di fatturato e secondo le proiezioni del 2023 contiamo di arrivare a due milioni di euro». I fornitori vi chiedono da dove provengono i prodotti? «Assolutamente no. Per noi l’aspetto principale è che il fornitore sia in linea con la nostra visione di innovazione e abbia una capillarità distributiva molto ampia». Su cosa si basa il vostro guadagno? «Su due linee di ricavi: sulla vendita di tecnologia, mensilmente il ristoratore ci paga per i servizi che forniamo sulla digitalizzazione degli ordini e sulla reportistica; e sulla marginalità che ci riconosce il fornitore sui prodotti che forniamo ai ristoranti, dettata dalla vendita dei prodotti sul modello del dropshipping. Insomma è una fee che ci viene riconosciuta».

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