Spiaggia, spiaggia delle mie brame, chi è la più bella del Reame?
Per far contenti i balneari, la presidente “iosonogiorgia”, rischia una mazzata dall’Europa, subito dopo averne già preso uno dal Consiglio di Stato, con la sentenza contro la validità delle concessioni balneari, incautamente prorogate ancora per un anno.
In attesa della riunione di oggi e domani dei ministri finanziari della zona euro a Bruxelles, antipasto dei molti problemi di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, il tavolo interministeriale, non è stato convocato, e l’esecutivo sta ancora valutando su come intervenire sulla “diatriba balneare”.
Gli addetti e le associazioni del settore tuttavia, farebbero bene a darsi da fare, senza aspettare che arrivi una soluzione miracolosa dall’alto!
Nei PAD (Piani Attuativi Demaniali) a cura dei Comuni, vanno censiti e classificati gli stabilimenti, entro 240 giorni dal PUAD Regionale, in 4 fasce basate sui materiali usati, i colori e l’impatto visivo dal mare. Conteranno: servizi di pulizia, distanza tra punti ombra, raccolta e smaltimento rifiuti, impianti di illuminazione, idrici, elettrici e sanitari, sorveglianza e pronto soccorso, accoglienza, custodia valori, attività ludiche, servizi ai disabili, rete internet, servizio bar e ristoranti.
Ed ancora l’art.7, che riguarda la qualità architettonica e sostenibilità, e l’art.14, che disciplina i prezzi minimi e massimi in 3 lingue oltre l’italiano.
Le associazioni di categoria, per consentire ai balneari di rispondere a questi requisiti, dovrebbero elaborare delle linee guida, individuando dei criteri, che risultino protettivi solo per quei gestori che in questi anni effettivamente hanno investito e gestito bene le proprie imprese…
Meglio non temporeggiare, nel rispetto della libera partecipazione e concorrenza europea, senza spaventare con presunti mostri multinazionali, occorre non far arrivare tardi gli esercenti a questo importante appuntamento.
Giocare ancora la carta delle proroghe è perdente: le casse dello Stato non possono sobbarcarsi l’onere delle sanzioni europee, né si può pretendere di addossare alla collettività ulteriori oneri, perché sarebbe un’imperdonabile ingiustizia sociale.
Sull’argomento propongo la lettura di un recente articolo, pubblicato su LaRepubblica-Napoli, in data 08 marzo 2023.
L’autrice e presidente Mariateresa Imparato di Legambiente in Campania, titola così:
Spiagge, gli errori della Regione
In pieno inverno non si fa altro che parlare di spiagge. Proprio così, nel mondo ambientalista e non solo è in corso un fitto dibattito sulla proposta della giunta regionale del Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime (Puad). Un confronto necessario vista l’importanza di queste aree che sono risorse pubbliche di cui tutti devono godere e che vanno oggi particolarmente tutelate per gli impatti sia dei cambiamenti climatici che del turismo sempre più globalizzato.
Il nostro annuale Rapporto Spiagge, ci dimostra che in Italia, diversamente da Spagna, Francia, Grecia, alla sempre maggiore crescita dell’erosione costiera corrisponde il progressivo aumento delle concessioni balneari, facendo così calare le spiagge libere e gratuite, mentre i privati occupano anche le aree rocciose e le scogliere con pontili che si spingono a molti metri dalla costa.
In Campania a ridurre le spiagge libere non è solo l’erosione ma anche le tante altre criticità sulla linea di costa: scarichi fognari civili e industriali, ritardi nella depurazione, mancate bonifiche, turismo sempre più impattante, abusivismo edilizio. Ecco perché, in questo scenario, il Puad per noi deve garantire un quadro di regole utili alla riqualificazione delle aree costiere, alla loro accessibilità e fruizione per tutti.
E invece il Piano proposto mira a mantenere intatto, se non ad aggravare, lo stato attuale di super sfruttamento della linea di costa, sia essa sabbiosa o rocciosa. Esso stabilisce una percentuale di spiagge libere tra le più basse registrate in Italia, appena il 30%, e riduce la battigia dai 5 attuali a 3 metri per sottrarre altro spazio alla fruizione libera. Fatto ancor più grave è che il Puad, a differenza di quanto opportunamente è avvenuto in altre regioni, è stato redatto senza la necessaria procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas) prevista dalla Comunità Europea per tutti i piani e programmi che interagiscono con l’ambiente, assenza che potrà dunque inficiarne la stessa legittimità.
Risulta evidente che il Piano, peraltro privo di una attenta disamina delle concessioni in essere e delle loro modalità di gestione, non si pone né l’obiettivo di tutela del paesaggio e dell’ambiente, né tantomeno quello del rispetto del diritto alla balneazione dei cittadini. Infatti, ai fini della scelta del concessionario, i meccanismi premiali previsti addirittura incentivano la cementificazione, le recinzioni fisse, l’installazione di manufatti non amovibili per le funzioni turistiche accessorie alla balneazione, invece di promuovere proposte che migliorino l’accessibilità e la fruibilità dell’area demaniale, l’uso di attrezzature non fisse e completamente amovibili, idonee misure di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. Ciò in linea con le tante esperienze positive di cui e ricco il nostro territorio che assicurano la protezione degli habitat costieri e della biodiversità, la rinaturalizzazione degli arenili, attuando misure attive e passive di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici e allo stesso tempo garantiscono ai cittadini la fruizione libera delle spiagge.
È la storia dell’Oasi dunale di Capaccio-Paestum gestita dalla nostra associazione che con un una convenzione tra Comune e Riserva ha garantito un processo di protezione della macchia mediterranea e di innovazione nelle pratiche di tutela e presenza del turismo di massa. Esperienze che si basano sul volontariato, ma tante anche le imprese balneari che intraprendono approcci sostenibili come il progetto “I lidi del Parco” che vede un protocollo tra Parco nazionale del Cilento, Confesercenti e associazioni di categoria. Il Puad che occorre alla Campania deve promuovere e valorizzare progetti ambiziosi di innovazione ambientale, economica e sociale con la riqualificazione delle aree costiere. Questo è il modello da perseguire, come abbiamo ribadito ieri mattina ritrovandoci sotto Palazzo Santa Lucia, mentre si riuniva la giunta, insieme alla rete di associazioni che si sono attivate, per chiedere al presidente De Luca e agli assessori Discepolo e Casucci, alla giunta e al consiglio regionale di fare un passo indietro per farne tanti in avanti, candidando la Regione capofila in Italia nell’idea di gestione e valorizzazione sostenibile