Cetara: La Guerra dei Trenta Alloggi è iniziata
La giunta regionale a guida De Luca, dopo il parere favorevole alla variante del Piano Urbanistico Territoriale Area Sorrentino-Amalfitana, passerà all’approvazione del progetto per la costruzione nel Comune di Cetara di 30 alloggi di edilizia residenziale sociale, per più di 9milioni di euro.
Italia Nostra, il Wwf, il Club per l’Unesco di Amalfi ed altre associazioni reputano sbagliata tale scelta, che comporta l’edificazione di 43.000 metri cubi di cemento in area vincolata.
Nel 2018 il Comune di Cetara in Costiera amalfitana approvava il piano urbanistico comunale prevedendo un’area di espansione (Zona Omogenea 3 C) per l’edificazione di residenze, tuttavia questa risultava classificata dall’Autorità di Bacino “a rischio frana elevato”, per cui se ne individuava un’altra, a monte del borgo, di circa mq.7210 nonostante però fosse classificata dal Put, come di 1° nella tutela dell’ambiente naturale, essendo caratterizzata dai tipici terrazzamenti di limoni.
La giunta regionale della Campania, martedì potrebbe dare l’ok definitivo ad edificare, ma Italia Nostra, ha già presentato un ricorso al Tar per mano dell’avv. Oreste Agosto, lo stesso che ha patrocinato la lunga battaglia giudiziaria contro il governatore, per il Crescent a Salerno.
Anche Maria Rosaria Sannino, presidente del Club per l’Unesco di Amalfi, è assolutamente contraria: «Il progetto approvato dal Comune come opera di interesse pubblico e di pubblica utilità è, in realtà, pura speculazione edilizia. A Cetara i residenti stanno diminuendo di anno in anno. Non c’è alcuna necessità di costruire nuove case. Serviranno per fare spazio a bed and breakfast e simili».
Il sindaco Della Monica sostiene invece che «Ci sono persone che attendono da anni di costruire la propria casa», e che insistere sulla zona originaria prevista dal Puc, comporterebbe la realizzazione di opere per la mitigazione del rischio frana, d’impatto ambientale molto più elevato.
De Luca tira dritto come un ariete ed oggi dichiara: “Stop all’ambientalismo talebano, piano paesaggistico entro il 2024″…”Se si parla di vincoli assoluti in un territorio dove non c’è alcun bene ambientale da tutelare, non si tutela davvero niente e si spinge verso l’abusivismo”.
Non è il caso della Costiera Amalfitana però, interamente tutelata e territorio Unesco, e dive si sarebbe potuto prudentemente attendere di raccogliere i frutti della recente nuova limitazione sugli affitti brevi, introdotta proprio per arginare i problemi abitativi conseguenti all’overturismo.
Sono soprattutto le strutture extra alberghiere, a tagliar fuori dal mercato immobiliare sempre più residenti del ceto medio, che negli ultimi anni hanno perso potere d’acquisto e non riescono più a sostenere gli affitti, sempre più cari, nelle realtà turistiche.
L’edilizia sociale, o edilizia residenziale sociale in effetti, nasce proprio per garantire la locazione abitativa ai nuclei familiari del ceto medio, il cui reddito non risulta sufficiente all’acquisto di un immobile, ma sia troppo elevato per accedere all’edilizia popolare.
Dati gli alti prezzi immobiliari in costiera, e la forte domanda abitativa, il “caso” cetarese, aprirebbe le porte alla cementificazione di interi pezzi di costa anche in altri comuni, interessati dallo stesso fenomeno, e già altamente antropizzati.
La recente sentenza del Tar Campania sul divieto degli Affitti Brevi di Locazioni Turistiche, in assenza del presupposto della sporadicita’ dei contratti, paradossalmente proprio ora avrebbe potuto riequilibrare la disponibilità di immobili per i residenti. Un giusto supporto economico dello stato per l’affitto ai non abbienti, unitamente al recupero non turistico delle risorse abitative esistenti, risulterebbe risolutivo.
Evitare “talebanismi” è pratica sempre salutare, ma verificare fino in fondo, quelle che sono scelte irreversibili e dolorose per l’ambiente, dovrebbe essere un obbligo a garanzia dell’intera nazione.