Oggi è la Giornata della Terra e quindi anche dellle piante, dei giardini e dei terrazzamenti.
Per la prima volta è stata riconosciuta la valenza nazionale, agli alberi monumentali, quei “Patriarchi Verdi” che valorizzano il patrimonio paesaggistico ed ambientale italiano.
La legge n.10 del 2013 ha dettato le “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, disponendo all’art.7 la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, prevedendone anche il censimento, per definire un elenco a livello nazionale.
Ai Comuni il compito di censire gli esemplari con rilevazioni dirette, o provenienti da Enti pubblici, cittadini, Associazioni, Scuole etc.
La Regione, ricevuti gli elenchi comunali, valida le proposte di monumentalità e li trasmette al Corpo Forestale dello Stato, per l’inserimento nell’elenco nazionale.
Il riconoscimento di monumentalita’ è molto importante, soprattutto per prevenire gli atti di vandalismo, inclusi gli incendi.
La legge prevede per l’abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali, anche sanzioni pecunarie da 5mila a 100mila euro!
A giudicare dalla mappa degli alberi monumentali già riconosciuti, in costiera amalfitana risultano censiti solo una decina di alberi e circa trenta in penisola sorrentina.
Considerata la tipologia di territorio ad alto valore storico-ambientale, con parchi e ville ricche di particolarità vegetali di pregio, l’esiguo numero è davvero sorprendente.
Ci si rende conto infatti che è proprio grazie ai terrazzamenti di limoneti, vigne e macchia mediterranea, che è nato il suo celebre “brand territoriale“, seppur inficiato dalla invadente presenza brutture edilizie di ogni tipo, che negli ultimi decenni hanno rubato tanto verde al paesaggio.
La sua vegetazione unica, ha reso l’intero territorio, già dai tempi dell’antica repubblica marinara, uno dei più ricchi, grazie al commercio di legno da costruzione navale, e successivamente a quello di limoni contro lo scorbuto, coltivazione che ha innescato la costruzione dei celebri terrazzamenti.
L’evoluzione dei giardini amalfitani inizia con il Grand Tour, quando l’innovazione dell’estetica del paesaggio, ispirerà intere generazioni di designer.
Grazie al botanico Pier Antonio Micheli, nel 1710 nel comune di Scala all’interno della Valle delle Ferriere, si scoprirono i rari esemplari di “woodwardia radicans”, un tipo di felce risalente all’era terziaria.
La maggior parte dei terreni costieri è individuabile botanicamente in precise tipologie, in base all’altitudine: sulla sommità boschi cedui e castagneti, nella parte intermedia, la vegetazione è quella di tipo mediterraneo, ed inferiormente, la vicinanza al mare, ha indotto il “contadino volante” ad utilizzarli per ortaggi, viti, ulivi e limoni.
I giardini amalfitani avendo innovato profondamente l’estetica del paesaggio in un modo così unico, meritano a pieno titolo il riconoscimento di “monumentalità”.
La “Divina” è proprio come un immenso Giardino ben delimitato, a recintarlo sono le cime dei monti lattari da un lato, e l’immensità azzurra del mare dall’altro, insomma un piccolo “paradiso” che tutti noi avremmo il dovere di proteggere.
“Il paradiso è sotto i nostri piedi come sopra la nostra testa”, come scrisse Henry David Thoreau, nel suo pionieristico libro “Walden o Vita nei boschi” nel 1854.