La Giostra del “Villaggio Divino” è Partita: Aiuto Fatemi Scendere!

Un recente articolo di Positanonews ha diffuso un post da una pagina Fk in cui una residente, sperava venissero emanate delle ordinanze contro i disagi insostenibili della stagione estiva: dal traffico veicolare e pedonale al rumore su e giù per le scale, dal baccano della movida, e via via ai tanti disagi da “subire”, per i quali la signora non esprimeva solo sconforto, ma addirittura “proprio paura”!

Positano è ormai “soltanto” un paese turistico, anzi senza ipocrisia, diciamo pure che ormai non è proprio più un paese, ma un grande parco a tema!

La gentrificazione si è compiuta, tanto che non si riesce più a comprendere nemmeno come sia possibile che ci siano delle lamentele, dato che i residenti rimasti, vivono e lavorano solo di turismo: La cosiddetta Perla del “Villaggio Divino” esiste per essere consumata h24, da migliaia di visitatori giornalieri per tutta la stagione estiva.

Amalfi è talmente soffocata dai turisti che si è dovuto incaricare un esperto di “Destination Management e Marketing”, per elaborare un piano del turismo più sostenibile.

È stato liberato il lungomare dalla sosta dei bus turistici, e si ridurrà il numero dei visitatori giornalieri da 1800 a 1400 unità: obbiettivi da “minimo sindacale” o percorso virtuoso?

Ma davvero al turista non importa dell’identità dei luoghi, ma solo ciò che essi sono in grado di offrire rispetto alle sue aspettative?

L’identità è ritenuta un fattore “utile” all’economia, perché predisporrebbe meglio i “locali” all’accoglienza, ma la costiera amalfitana può ancora vantare il suo mirabile “genius loci”?

Se non fosse per i suoi terrazzamenti di limoni, se ne  dubiterebbe: la marea di improvvisazioni edilizie di ogni tipo, che puntellano tutto il litorale, non esprimono certo amore e rispetto del territorio, ed il tessuto economico-sociale, segue quello architettonico.

Da terra di agricoltori e pescatori, di artigiani ed operatori alberghieri di lusso, si è scaduti nella ristorazione di massa, tenutari di case vacanze e bed&breakfast, rosticcerie e friggitorie, banchi di souvenir cinesi e distributori automatici di bevande e snack, ad imitazione di migliaia di altre località turistiche globalizzate.

Resistono eroicamente alcune eccezioni, attività encomiabili che sopravvivono come “isole” nel mare del consumismo  dell’omologazione, e nella gentrificazione sociale e morale.

L’attacco alla natura e l’inquinamento da overturismo, favoriscono la fuga dei turisti storici, creativi, artisti ed intellettuali, protagonisti di quel prezioso “genius loci” dei tempi d’oro della costiera, i quali hanno abbandonato le storiche ville, denudate di autenticità anno dopo anno, da orde di turisti “mordi e fuggi”, che si fermano non più di 3-5 giorni o anche solo il tempo di un selfie, e poi ripartono per la prossima inquadratura!

Insieme a cellulari, antidepressivi e tifo calcistico, il turismo è uno dei più potenti anestetici sociali: gli individui sono schiavi di una ipermobilità a misura della propria insoddisfazione. Comprano l’illusione di trovare lontano, ciò che a casa propria manca, senza rendersi conto che con la loro massiccia presenza, distruggono proprio quello che si auguravano di trovare.

Alla “fuggevolezza” dei turisti, si associa anche quella dei lavoratori, che con il loro pendolarismo non resistono mai più di qualche mese.

Del resto anche i residenti scappano a fine stagione da una catena di montaggio di turni di lavoro massacranti. Ai tropici “mutandosi” in turisti roulette, scampano alla depressione invernale, quando il motore dei soldi si ferma e si rischia la crisi di astinenza.

Viviamo immersi in un patrimonio dell’umanità che, per la sua impareggiabile bellezza, è un valore per il mercato, ma non altrettanto per quello delle persone, che non riescono a lasciare nulla dietro di sé, e consumano tutto fino alla fine compulsivamente.

I figli si fanno sempre meno e come in una trasfusione, goccia a goccia li si sostituisce coi turisti: nel giro di un decennio, sulla meravigliosa e ricca costiera non ci sarà più nessun amalfitano. I numeri dell’inverno demografico qui sono peggiori di quelli nazionali, in alcuni anni il “suicidio” della popolazione autoctona sarà conpiuto, ed il “Villaggio Divino” sarà in gestione a qualche multinazionale.

Un documento di residenza non riesce ad ingannare il meccanismo biologico della natura!

Ogni specie vivente ha i propri sistemi di autoregolazione, per cui la densità di popolazione tende a non superare certi valori critici. Stress ed esaurimento endocrino, riduzione della fertilità, sono solo alcuni dei complessi meccanismi, che le diverse specie viventi adottano per modificare il proprio tasso di accrescimento in dipendenza dalla densità di popolazione, e gli amalfitani ne sono prova.

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