Oggi, 5 Aprile, si festeggia San Vincenzo Ferrer, meglio noto come l’Angelo dell’Apocalisse, per il tono profetico e vigoroso delle sue prediche. Nacque a Valencia, in Spagna, nel 1350 e a 17 anni vestì gli abiti di San Domenico.
San Vincenzo Ferrer, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, spagnolo di nascita, fu instancabile viaggiatore tra le città e le strade dell’Occidente, sollecito per la pace e l’unità della Chiesa; a innumerevoli popoli predicò il Vangelo della penitenza e l’avvento del Signore, finché a Vannes in Bretagna, in Francia rese lo spirito a Dio.
Vita di San Vincenzo Ferrer
Quando Vincenzo era ancora un giovane teologo domenicano che insegnava filosofia e teologia nella sua città natale, Valenza, in Spagna, la cristianità europea stava attraversando una fase particolarmente drammatica della sua storia, conosciuta come il “grande scisma d’Occidente”. Nel 1378 era morto papa Gregorio XI, il pontefice che aveva riportato la sede papale a Roma dopo circa settanta anni di permanenza ad Avignone. Il conclave riunito per nominare il suo successore, forse influenzato da tumulti popolari che chiedevano a gran voce un papa italiano, elesse l’arcivescovo di Bari, Bartolomeo Frignano, con il nome di Urbano VI. Ma quasi subito il nuovo papa manifestò atteggiamenti autoritari e ostili nei confronti di molti cardinali. Tredici di loro, in maggioranza francesi, si rifugiarono a Fondi e, con la motivazione che l’elezione di Urbano non era stata libera, scelsero un nuovo pontefice, Clemente VII, il quale poco dopo fece ritorno ad Avignone, dove stabilì la sua curia. I due papi iniziarono a cercare riconoscimenti e aiuti presso gli stati europei, ciascuno nominando nuovi cardinali e scomunicando gli avversari. Attorno ad essi si crearono due “obbedienze”, cioè due schieramenti politici, poiché alcune nazioni aderirono a Urbano VI, altre a Clemente VII. In gran parte del mondo cristiano lo scisma turbò le coscienze e creò sconcerto e incertezza, soprattutto per il fallimento di ogni tentativo messo in atto per risolvere la contesa. Questa drammatica situazione durò per circa quarant’anni, perché dopo la scomparsa di Urbano VI a Roma, furono eletti Bonifacio IX e poi Innocenzo VII, mentre a Avignone a Clemente VII successe Benedetto XIII. Davanti all’impossibilità di convincere i due contendenti a dimettersi, nel 1409 fu convocato a Pisa un concilio che dichiarò deposti i due papi e elesse Alessandro V, il quale però divenne solo il terzo papa di una Chiesa sempre più lacerata. Soltanto il concilio di Costanza del 1417 e l’intervento politico dell’imperatore Sigismondo permise alla Chiesa di ritrovare l’unità con l’elezione a pontefice di Martino V.