Struggente la “Processione del Cristo Morto” ad Amalfi
In tutti i paesi della Costiera la Settimana Santa è piena di eventi, ma una delle processioni più sentite è quella di Cristo Morto che si svolge oggi e che è una tradizione da ormai quasi 60 anni, interrotta solo dalla pandemia.
Alle 20.00 le luci sono state spente e la piazza, il corso e lo stradone di Amalfi sono state illuminate solo dalle fiaccole accese lungo l’intero percorso. Dalla Cattedrale parte la processione dei battenti (che simboleggiano i flagellanti), che precedono le statue di Cristo Morto e quella dell’Addolorata e il tutto viene seguito dal coro della cattedrale e da una banda musicale. È un funerale vero e proprio.
I canti del coro sono carichi di un’enfasi artistica, drammatica e genuinamente popolare. Il loro canto può essere considerato affine a quelli scaturiti dal sentimento popolare e che risalgono alle “sacre rappresentazioni” medievali. Dai loro canti emergono i nessi e i connotati con quei filoni storici e civili, culturali e religiosi concretizzatisi per via di influenze ed esperienze di popoli con cui si ebbero rapporti nel Medioevo. Questo canto è singolare perché risulta l’unico esempio di canto “corale” avente caratteri nettamente diversi dai comuni canti “devoti” di genere “monodico” od “omofonico”.
Grande importanza riveste l’aspetto canoro nella processione del Cristo morto ad Amalfi, durante la quale vengono eseguiti i brani più classici del Venerdì Santo. Degni di particolare nota sono, però, “Sento l’amaro pianto” e “Veder l’orrenda morte”, cantati sulle melodie composte dall’amalfitano Giacomo Tirabassi, già organista di corte presso i Borbone e padre del più celebre Antonio che tanto lustro diede alla Reale Arciconfraternita ed alla sua città natia fuori dai confini nazionali.
Il Cristo viene trasportato da uomini vestiti di nero a lutto su un tavuto (che è una grande tavola), circondato da angioletti piangenti e dietro viene portata la statua della Madonna Addolorata.
L’uscita della bara dalla Cattedrale di Amalfi, quando il silenzio della piazza, gremita di persone provenienti da tutto il mondo, è rotto dall’intonazione della canzone di Tirabassi “Sento l’amaro pianto”, che risveglia nelle carni del popolo il dolore atroce della madre che segue il feretro del figlio unigenito è un momento di angoscia, fede e stupore.
Altro momento di struggente commozione è quando la processione, dopo la reposizione della statua di Gesù a Piazza Municipio, nella Chiesa di San Nicola, ritorna in Cattedrale con la statua di Maria davanti e il feretro vuoto che segue, con il sottofondo della canzone “Veder l’orrenda morte”.
La descrizione non rende giustizia alle emozioni che questa processione suscita anche in chi non è credente: chiamatela fede, devozione, folklore, spettacolo…è semplicemente un momento indimenticabile!