Affitti brevi: Acquaiuo’, l’acqua è fresca?…Manco ‘a neve! F.A.R.E. chiede incontro ai sindaci delle città italiane.
Il F.A.R.E (Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiera), affronta il tema degli “Affitti brevi” e dell’emergenza abitativa nei centri storici, discusso il 6 aprile 2023 a Bologna dagli Assessori di 11 città italiane.
La Presidente Delia di Maio, afferma che nel 2022 la Federazione aveva chiesto un incontro con molte delle Istituzioni che si sono riunite a Bologna ma senza riscontro, e che è pronta a richiederlo nuovamente per ribadire che i “problemi sollevati dai Sindaci, sono dettati da ben altri fattori, e non certo dal fenomeno degli affitti brevi”.
A suo parere la categoria non sarebbe la causa di tutti i problemi, invece occorrerebbe distinguere tra il privato cittadino che loca un appartamento, dalle società che gestiscono numeri elevati di appartamenti.
Per il fenomeno dello spopolamento dei centri storici, ravvisa che esso sarebbe iniziato molto prima dello sviluppo delle locazioni brevi, dettato da molteplici fattori, in primis il cambiamento dello stile di vita delle famiglie che preferirebbero quartieri forniti di servizi, scuole e asili nido, negozi e parcheggi, trasporti efficienti, dove i canoni di locazione sono più bassi.
Gli affitti brevi quindi, a suo dire non avrebbero spopolato ma rivitalizzato i centri storici, proprio grazie ad un’economia diffusa, che consentirebbe a chi affitta e non ha garanzie certe su procedure di sfratto e rientro del possesso dell’immobile, di locare in sicurezza.
Giustamente a suo parere più che proporre l’obbligo di ” licenze” per poter esercitare il diritto della proprietà privata, bisognerebbe tutelare i locatari.
Conclude che non si risolve puntando il dito ma attraverso una attenta analisi a 360 gradi, ascoltando le categorie coinvolte, con una cabina di regia unica e centrale, e non dando potere e discrezionalità ai singoli Sindaci.
Parte degli argomenti esposti dalla Presidente Di Maio, sono obbiettivamente condivisibili, tuttavia non andrebbe negato che, proprio per le motivazioni esposte, si è verificata l’attuale esplosione degli affitti brevi, che hanno portato alla scomparsa dal mercato degli affitti, non solo le famiglie ma anche gli studenti ed i lavoratori stagionali.
Non a caso proprio in questi giorni stiamo assistendo alla protesta degli studenti fuorisede contro il caro affitti.
In molte città d’Italia sono spuntate tende da campeggio di fronte alle università, per portare all’attenzione il problema dell’emergenza abitativa che colpisce sempre più duro.
La Di Maio non cita nemmeno, la misura del canone concordato, che purtroppo a causa degli affitti brevi, fatica moltissimo nei centri storici: al pari delle agevolazioni già applicate alle locazioni per aree “a forte densità abitativa“, si dovrebbe quindi sollecitare il governo a legiferare per una nuova tipologia, cioè quella delle aree “a forte densità turistica”.
Sarebbe un vantaggio per tutta la comunità, la riduzione di Imu e tasse ai proprietari di seconde case che locano con contratto per abitazione, standard o transitorio nei centri storici delle città, ma anche nei borghi turistici, dove non sempre è possibile il pendolarismo e gli squilibri abitativi sono molto alti.
In questo costruttivo discorso, la Presidente tuttavia, non pare riconoscere neppure in parte, che l’economia iperturistica, desertifica ogni altra forma di produttività, instaura una stagionalità del lavoro che genera sottocupazione e sconvolgimento immobiliare e di servizi, innesca il degrado culturale e sociale delle comunità, che investite da folle di gente non hanno più alcuna possibilità di interagire.
Su tutto questo aleggia il fantasma dell’ingiustizia, quello della ripartizione dei benefici economici, per chi non vive di turismo, pur abitando in luoghi turistici dai quali trae solo disagi e prezzi alti, conseguenti al turismo stesso.