Droga a Sorrento e Massalubrense: gli ordini venivano inviati tramite WhatsApp
I boss detenuti gestivano il traffico dalle celle del carcere.
Il lucroso affare della droga in penisola sorrentino sembra stabilmente in mano della cosca Di Martino. Nell’ambito dell’inchiesta della Dda che vede indagate 12 persone, nei giorni scorsi sono state effettuate una raffiche di perquisizioni sia nel quartiere bunker di Iuvani che nelle celle del carcere dove sono detenuti i maggiori boss della cosca. Coordinata dal Pubblico Ministero Giuseppe Cimmarotta e condotta dalla Guardia di Finanza di Massalubrense, l’indagine ha come obiettivo principe lo smantellamento degli affari illegali derivanti dallo spaccio della droga sulle piazze allocate sull’asse Monti Lattari-Penisola Sorrentina. La Dda è riuscita a ricostruire le relative attività criminali che presumibilmente si sono svolte tra il 2020 e il 2021. Dal carcere arrivavano gli ordini e le indicazioni ai parenti su come approvvigionarsi della cocaina e di marijuana. Poi da Gragnano la “roba” veniva distribuita in penisola, soprattutto a Sorrento. Il tutto con il beneplacito del boss dei Monti Lattari pronto e felice di poter esaudire qualsiasi richieste arrivasse da Sorrento. Nell’indagine risultano coinvolte anche tre donne. Sono loro a fare da testa di ponte con i boss in carcere. Questo è quanto ricostruito dagli inquirenti da maggio a novembre 2021. Alla retata di martedì scorso è però sfuggito all’arresto il rampollo del boss, Vincenzo di Martino considerato dagli inquirenti il capo della cosca, l’uomo chiave del traffico di droga.
Tra i dodici indagati per associazione mafiosa ai fini del traffico di stupefacenti c’è anche un altro nome eccellente della penisola. Tale Antonio Carfora, figlio del boss Nicola, in carcere per una condanna all’ergastolo. Nonostante sia detenuto è stato colpito da un ulteriore provvedimento restrittivo riguardante il divieto di dimora. Secondo gli inquirenti, attraverso la sua compagna ha cercato di piazzare le sue “forniture” di droga tra Sorrento e Massa Lubrense. Grazie ad un accordo che avviene proprio nelle celle del carcere con il boss dei Monti Lattari Terminiello, e sarebbe sempre lui ha creare il collegamento con Carfora per mezzo della sua compagna. L’ordine veniva inviato tramite WhatsApp dove la cocaina, la marijuana e gli atri stupefacenti si trasformava con l’ordine di un farmaco del tipo “Turadol”. Le indagini dei militari sono iniziate proprio dalle località turistiche come Sorrento, Massa Lubrense ed altre, per poi estendersi fino alla falde dei monti Lattari.