In questo periodo di lenta e modesta ripresa della nostra economia, molte banche italiane hanno deciso di investire sempre più nell’acquisizione di opere d’arte, spinte dalla convinzione che questo rappresenti attualmente il miglior investimento, capace di salvaguardare i capitali investiti e rivalutarsi, se non a breve, comunque in tempi non eccessivamente lunghi. Inoltre, le opere d’arte di qualità e, soprattutto, quelle storiche, hanno la capacità di rendere gli ambienti che le ospitano meno asettici, dando inoltre prestigio agli Enti possessori e stupore e piacere a chi ha la possibilità di osservarle. A parte la componente dell’investimento, forse oggi da considerare tra le spinte più forti all’acquisto delle opere d’arte, sembra riemergere un po’ lo spirito dei banchieri del Rinascimento, che facevano di tutto per possedere le opere più belle degli artisti più capaci.
E tra gli artisti storici capaci di fornire stupore con le loro opere non poteva non essere presente nelle collezioni degli istituti di credito l’artista beneventano Antonio Del Donno, sempre più ricercato dai collezionisti e dagli amanti della vera arte.
La Banca d’Italia, la Banca Popolare di Milano e la Fondazione del Monte Bologna e Ravenna sono solo alcuni degli Istituti di Credito che hanno deciso di investire nell’arte di Antonio Del Donno.
Molto ricca la collezione della Banca d’Italia, che da tempo acquisisce le opere del Maestro, sia dipinti che sculture, destinandole agli ambienti più prestigiosi delle sue sedi, convinta e sicura della propria scelta. Non da meno le acquisizioni di opere di Del Donno da parte della Banca Popolare di Milano e della Fondazione del Monte Bologna e Ravenna, con la presenza di dipinti storici e di grande importanza.
Personaggio di grande levatura, Antonio Del Donno in vita non amava incensarsi e pubblicizzarsi, ma la forza e la qualità delle sue opere stanno parlando per lui e manifestano a tutti ciò che, da grande artista, ha saputo creare. Ed era pertanto logico che, oltre ai collezionisti privati, anche i grandi Istituti si accorgessero della possibilità che le opere del grande Maestro beneventano hanno di essere un valido investimento, non soltanto sotto l’aspetto economico, ma anche e soprattutto sotto l’aspetto culturale.