LICEO G. SALVEMINI – SORRENTO
GAETANO SALVEMINI e SORRENTO
Venerdì 26 maggio – ore 10.00
AUDITORIUM SS. ROSARIO CAPO di SORRENTO
MIRKO GRASSO
saluti di PATRIZIA FIORENTINO D.S. Liceo Salvemini di Sorrento
Salvemini e i giovani a Sorrento
GIANMARCO PONDRANO ALTAVILLA Salvemini: dalla storia all’impegno civile
moderano MARCO RUSSO FELICE SENATORE
IL DIRIGENTE SCOLASTICO PATRIZIA FIORENTINO
Riportiamo l’importante lavoro di Mirko Grasso dal sito https://www.istitutosalvemini.it/images/04_grasso.pdf
Mirko Grasso
La storiografia su Gaetano Salvemini nell’Italia repubblicana
1. Le storiche collezioni di opere Einaudi e Feltrinelli. – 2. I primi studi biografici e i convegni tra
ideologia e storia. – 3. Un quarantennio di studi salveminiani. – 4. Carteggi e ripubblicazione di
opere. 5. Strumenti di lavoro. 5. I libri.
1. Le storiche collezioni di opere Einaudi e Feltrinelli
Per inquadrare la produzione storiografica su Gaetano Salvemini (1873-1957) negli anni
repubblicani bisogna, innanzitutto, riconoscere che vi sono inevitabili difficoltà dovute al fatto che
quella dello storico pugliese è stata una delle figure più prolifiche tra gli intellettuali italiani, avendo
egli iniziato a scrivere dai primi anni ’90 dell’800 sino alla fine della seconda metà degli anni
Cinquanta del secolo successivo; sulla sua produzione, infatti, la critica ha sempre dimostrato un
forte interesse. Quindi numerose opere, saggi, articoli gli sono stati dedicati, da qui la necessità, ai
fini di questo scritto, di dover selezionare tra la vasta bibliografia i più rilevanti studi monografici in
volume, in modo tale da poter suggerire alcune linee interpretative del dispiegarsi della stessa in
circa settanta anni, rinviando a strumenti bibliografici per l’individuazione di ulteriori e importanti
scritti apparsi in rivista 1.
Lo storico pugliese, come egli stesso ricorda ad una sua amica, ha «vissuto tre vite»: la prima
trascorsa a Molfetta – lì era nato – sino agli odiati anni del liceo, la seconda dal trasferimento a
Firenze sino al terremoto di Messina (1908) in cui perde tutta la sua famiglia, la terza infine gli si
apre davanti con l’esilio (dal 1925) e il suo peregrinare in Europa e negli USA per via della sua
opposizione al regime fascista. A questa fase seguirà, a partire dal 1947, l’ultima e prolifica
stagione nell’Italia degli anni del centrismo che lo vedrà protagonista del dibattito pubblico su
aspetti inerenti alla società italiana del tempo, pur rimanendo attivo anche nel campo storiografico.
È necessario, quindi, articolare in due parti il discorso: una prima fase incentrata sulle raccolte più
ampie e sistematiche delle sue opere, progettate quando egli era ancora in vita o portate avanti dai
suoi più stretti seguaci subito dopo la morte, collezioni che sono ancora un punto imprescindibile
per l’approccio all’opera di Salvemini, e una seconda fatta di singole iniziative e produzioni
editoriali che attraversando numerose strade giunge a oggi. Due fasi, quindi, che suggeriscono
anche ipotesi interpretative e operazioni ideologiche condotte sulla figura dello storico.
L’iniziale composizione del corpus storiografico parte da un’iniziativa dello stesso Salvemini che
imposta un’interessante edizione delle sue opere, seppur incompleta. Nel 1947, al momento del suo
rientro in Italia, lo storico ha settantaquattro anni. Dopo le note vicende giudiziarie legata al foglio
clandestino antifascista «Non Mollare» Salvemini era stato costretto ad espatriare in Francia,
Inghilterra e poi Stati Uniti, dove alla Harvard University dal 1933 avrebbe ricoperto la cattedra di
storia della civiltà italiana, istituita da Ruth Draper in memoria di Lauro De Bosis. Nel 1942
avrebbe preso la cittadinanza americana per poi abbandonarla al suo definitivo ritorno sulla cattedra
di storia dell’Università di Firenze.
Al ritorno in Italia, infatti, Salvemini si accinge alla sistemazione della sua immensa opera. Lo
storico viene contattato da Giulio Einaudi il quale rivela grande interesse alle opere del
meridionalista più ricche di contenuti politici e, secondo l’editore, ancora utili alle battaglie
democratiche che ancora si combattono tra il referendum istituzionale e l’entrata in vigore della
costituzione repubblicana. Einaudi, in particolare, inizialmente guarda a lavori di Salvemini quali
1 Sulle attività culturali e scientifiche più recenti relative a Salvemini, nonché per ulteriori informazioni bibliografiche
soprattutto per ciò che attiene la produzione di articoli in periodici e riviste, si veda il sito della Fondazione Ernesto
Rossi-Gaetano Salvemini: https://www.fondazionerossisalvemini.eu/.
La rivoluzione francese, Mazzini, Tendenze vecchie e necessità nuove del movimento operaio, poi
tramite Franco Venturi e Antonio Giolitti propone all’anziano storico una pubblicazione sistematica
dei suoi principali lavori (progettata in quattro tomi) dei quali però, nel 1955, vedrà la luce solo il
primo volume di scritti sulla questione meridionale. Nel 1954 Einaudi definitivamente concorda con
l’autore di organizzare gli scritti nelle seguenti sezioni: gli studi medievali, gli scritti meridionalisti
articolati in due volumi (dal 1896 a 1911, dal 1919 in poi), quegli sul risorgimento italiano2
.
Salvemini, in questa operazione, realizza un’efficace e maneggevole organizzazione dei suoi lavori,
significativo a riguardo lo scambio epistolare con Italo Calvino, allora già affermato scrittore e
influente consulente della casa editrice torinese che ben rappresenta la poliedricità di interessi delle
edizioni3
. A Calvino che evidentemente gli chiedeva di limare alcuni suoi caustici giudizi sull’Italia
di allora, in una cartolina ancor inedita, Salvemini scrive: «Caro Calvino, sopprimete pure. Verdi
diceva che tutto quanto si sopprime non corre il rischio di essere fischiato. Noi possiamo dire oggi
che tutto quello che si sopprime non corre rischio di essere processato»4. Poi sempre per Einaudi,
nel 1959, appare il primo volume postumo di Salvemini Italia scombinata (lo storico muore a
Sorrento nel 1957), una raccolta di articoli sull’Italia del dopoguerra che egli aveva impostato con
l’obiettivo di fornire al lettore un quadro politico di quel momento, in particolare sui rapporti di
forza tra Democrazia Cristiana, Partito Comunista e i minoritari partiti laici.
Alla realizzazione di una più ampia raccolta sistematica ed organica della produzione di Salvemini
si aggancia la decisione assunta da Ernesto Rossi, suo esecutore testamentario nonché erede
spirituale, e da un nutrito e autorevole comitato scientifico, di trasferire presso l’editore Feltrinelli
un nuovo e più ampio programma editoriale di ripubblicazione delle opere dello storico, i celebri
ventiquattro volumi appariranno dal 1961 al 1978. A riguardo di questa collezione, che comunque
ancora oggi rimane un riferimento per l’opera di Salvemini, vale ciò che ha ricordato Roberto
Vivarelli per i volumi degli scritti sul fascismo che egli ha curato, perché quasi tutti i singoli testi
dell’ampia collana si caratterizzano per il criterio adottato dai curatori in fase di riordino del grande
mare della produzione salveminiana, cioè il prevalere dell’affinità contenutistica dei singoli scritti
spesso riuniti in volume. Questo, sempre secondo Vivarelli, ha spesso impedito di trovare elementi
di continuità o evoluzione nel dispiegarsi del pensiero dello storico, oscurando le circostanze
storiche che hanno visto nascere determinate opere.
Ernesto Rossi il 17 giugno del 1961, presentando con Ferruccio Parri i primi due volumi dell’opera
feltrinelliana, chiarisce che l’orientamento dell’editore milanese è quella di affiancare la
pubblicazione delle opere di Salvemini a quelle del filosofo marxista Antonio Labriola. Dal punto
di vista scientifico egli rivela che il compito dei curatori di ogni singola opera rieditata è stato
quello di controllare la «raccolta e fotocopie delle pubblicazioni rare, riscontri nelle biblioteche per
le citazioni, le date, le indicazioni bibliografiche, compilazioni delle note, degli indici ecc.»5 . Sul
versante culturale traspare anche l’intento politico di Rossi, quello cioè di creare intorno alla figura
di Salvemini e alla sua opera di storico il coagulo per l’antifascismo non comunista. Nel 1961 ad
esempio, in occasione del trasferimento della salma di Salvemini al cimitero di Trespiano di
Firenze, lì dove già riposavano i fratelli Rosselli e Piero Calamandrei, Rossi a Leo Valiani, che
avrebbe tenuto un discorso commemorativo sullo storico, raccomandava che anche «la
commemorazione di Firenze deve essere – come è anche tuo desiderio sia – una solenne
manifestazione antifascista»6.
2 Lettera di Giulio Einaudi a Gino Luzzatto, ds. 1 c., Torino 19 febbraio 1948 e quella a Salvemini, ds. 1 c., Torino 1
marzo 1954, in Archivio Casa Editrice Einaudi; nel 1946, per Einaudi, Salvemini avrebbe introdotto il volume di Nello
Rosselli Scritti sul Risorgimento e altri saggi. 3 Cfr. G.C. Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Torino, Einaudi, 2003, p. 35. 4 Cartolina di Salvemini a Italo Calvino, ms. 1 c., Sorrento 22 luglio in Archivio Casa Editrice Einaudi.
5 E. Rossi, Presentazione al ridotto dell’Eliseo dei primi due volumi della collana delle opere complete di G. Salvemini,
testo del discorso, Roma, 17 giugno 1962, ivi. Sulla progettazione delle Opere di Salvemini si rinvia a Vitali, Archivio
Gaetano Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro I. cit., pp. 42-52. 6 Lettera di Ernesto Rossi a Leo Valiani, ds. 1 c., 27 settembre 1962, in Archivio Leo Valiani, presso la Fondazione
Feltrinelli, Milano.
2. I primi studi biografici e i convegni tra ideologia e storia
Il primo contributo biografico su Salvemini dopo la morte, utile anche per un inquadramento
generale dell’opera dello storico, viene da Enzo Tagliacozzo (La Nuova Italia, 1959) che con un
intero numero dei «Quaderni del Ponte» (n. 8) traccia un circoscritto ma approfondito profilo dello
storico fermandosi però al cinquantennio liberale, chiusosi per Salvemini con la sua esperienza
parlamentare del 1919-21. Tagliacozzo, assistente di Salvemini ad Harvard per tre anni, che aveva
tra l’altro pensato di stendere una completa biografia sullo storico già dal 1941, costruisce
l’immagine del Salvemini studioso dei problemi del Mezzogiorno e interprete più acuto della
stagione giolittiana, non toccando però tutta la lunga e operosa stagione dall’avanzata del fascismo
in poi, ridimensionando di molto il ruolo pubblico avuto in America negli anni del suo
insegnamento ad Harvard (celebre, a questo proposito, l’immagine ormai superata di un Salvemini
«monaco medievale» sempre richiuso nella libreria universitaria statunitense). L’autore, sulla stessa
linea interpretativa, poi fornisce un più completo profilo di Salvemini in altro volumetto del 1963
(Laterza, 1963).
Sempre nel 1963, poi, Massimo L. Salvadori pubblica il suo ben noto saggio biografico Gaetano
Salvemini (Einaudi, 1963) il quale mette in luce anche alcuni elementi, a dire dell’autore, critici e
contradditori dell’opera di Salvemini. Il merito del volume è stato quello di fornire una prima e
completa indagine su Salvemini, finalmente ben legando la produzione dello storico al suo tempo;
buona parte del lavoro è incentrato poi a svelare i rapporti critici tra lo storico, la sinistra e le forze
democratiche soprattutto per ciò che riguarda il legame con la tradizione socialista, le valutazioni
sull’Italia repubblicana, i partiti e quelli che appaiono i limiti della sua «concezione empirica e
illuminista». Di Salvemini, infine, si mettono in luce le sue doti di educatore e la concezione di una
vita indirizzata all’impegno civile e condotta con esemplare moralità.
L’anno dopo Tommaso Gallarati Scotti stampa una raccolta di scritti del liberale e meridionalista
Umberto Zanotti Bianco per ricordarlo nel primo anniversario della morte (Collezione Meridionale
Editrice, 1964). Zanotti Bianco è stato il principale animatore dell’Associazione Nazionale per gli
Interessi del Mezzogiorno d’Italia (fondata a Roma nel 1910) che tramite la sua azione diventa un
importante esperimento di mobilitazione e riforma che lega il sud Italia anche a grandi questioni
internazionali della prima metà del Novecento. Salvemini aveva sostenuto e coadiuvato l’iniziativa,
stringendo poi fraterna amicizia con Zanotti Bianco. Nel volume del 1964 Gallarati Scotti
ripubblica il discorso che Zanotti Bianco tiene per commemorare Salvemini al Teatro Eliseo di
Roma il 9 novembre del 1957. L’ampia conferenza ritorna sul Salvemini meridionalista,
riepilogandone i tratti peculiari e sottolineandone anche gli stretti legami con l’ANIMI e
giustamente Zanotti Bianco insiste su questo campo di attività e tralascia altre e significative piste
dell’opera salveminiana.
È importante ricordare che in quegli anni nel nome di Salvemini, Rossi, Parri e Paolo Sylos Labini
saranno i principali animatori del «Movimento Salvemini» che agganciato ai «Quaderni del
Salvemini» affronterà per oltre un decennio i principali nodi di possibili azioni di riforma del
sistema italiano. Che l’opera di Salvemini potesse fungere da pungolo al nascente centro-sinistra è
cosa evidente, tanto che dalle colonne de «L’Espresso» Leo Valiani insiste costantemente nel
segnalare e recensire quei volumi feltrinelliani, per lui (così anche per Sylos Labini) visti come
l’irrinunciabile riferimento per la terza forza cui si sperava di dare vita.
In più di mezzo secolo vi sono stati rilevanti convegni o giornate di studio organizzati su Salvemini
con interventi di studiosi che si richiamavano, quasi tutti, alla lezione dello storico. Da questi
momenti sono spesso nati libri su Salvemini, utili riferimenti analitici che però, quasi sempre,
trascurano l’attività dello storico nel suo ultimo decennio nell’Italia repubblicana, pur essendo stato
fecondo e di primo piano nel dibattito pubblico. A titolo esemplificativo è il caso di citare tre
esempi. Il primo volume collettaneo del 1959 (Laterza, 1959), frutto di alcune conferenze
organizzate tra il settembre e l’ottobre del 1958 (nello stesso anno l’editore Neri Pozza pubblica
un’ampia antologia del periodico salveminiano «L’Unità», a cura di Benianimo Finocchiaro) dalla
casa editrice Laterza, attraverso gli interventi di Ernesto Sestan, Rosario Villari, Armando Saitta,
Eugenio Garin, mette in luce la dimensione di storico, educatore e meridionalista propria di
Salvemini, delineando un perimetro interpretativo della sua figura che sarebbe poi divenuto molto
diffuso e sul quale poi avrebbe insistito buona parte della storiografia anche nei decenni successivi.
Anche il Convegno del 1977, nel ventennale della morte di Salvemini, tenutosi a Milano presso
l’Associazione Mazziniana sotto l’egida di Giovanni Spadolini, ripropone lo stesso canone
interpretativo, declinando maggiormente (proprio per la cornice e il frangente politico nel quale
questo evento nasceva, cioè la situazione della sinistra dopo le elezioni del 1976 e il dibattito sul
compromesso storico) il legame tra lo storico e Mazzini (se ne parlerà più avanti rievocando un
fondamentale studio di Alessandro Galante Garrone). Infatti gli interventi di Giuseppe Tramarollo,
Leo Valiani, Sandro Fontana e Francesco Compagna (PACE, 1977) si chiudono con delle note di
Spadolini il quale sollecita una maggiore attenzione anche all’ultimo Salvemini. Un’interessante
linea interpretativa si rintraccia anche nel volume frutto dell’importante Convegno di studi tenuto
presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze nel 1975 (Il Saggiatore, 1977), nel quale autorevoli
studiosi del pensiero salveminiano si interrogano sull’eredità culturale dello storico, in quegli ultimi
e problematici nostri anni settanta.
Infine, il Convengo organizzato a Roma nel cinquantennale della morte dello storico (promosso
dall’Associazione Nazionale Interessi del Mezzogiorno e dalla Fondazione «Ernesto Rossi-Gaetano
Salvemini»), contempla un attento approfondimento dei legami tra Salvemini e alcune personalità
del suo tempo (ad esempio Giolitti, Sturzo, Mussolini), il richiamo di alcuni nodi politici
fondamentali (il federalismo, il socialismo, il liberalismo) per chiudersi poi con alcuni interventi
sulla fase americana di Salvemini (a riguardo si dovrà ritornare in seguito). Sempre nel 2007 a
Torino, in un convegno promosso dall’Istituto Storico intitolato allo storico, si ritorna alla fase di
Salvemini meno nota, quella cioè che inizia dall’espatrio del 1925 allorquando lo studioso si
confronta con problematiche per lui ancora inedite e scenari politici complessi (Rubbettino, 2009).
3. Un quarantennio di studi salveminiani
Tra la metà degli anni Settanta e la metà degli Ottanta, riprende una significativa attenzione verso la
biografia di Salvemini tanto che in un quindicennio appaiono diversi studi biografici che, seppur
diversi per tendenze e interpretazioni complessive sullo storico, rappresentano uno snodo
fondamentale per l’apertura di ulteriori piste analitiche nella sua produzione.
L’ampio lavoro biografico di Gaspare de Caro (Utet, 1976), a tratti in maniera faziosa e oltremodo
politicizzata, mira a mettere in luce le contraddizioni dell’opera di Salvemini invitando in
conclusione il lettore a considerare Salvemini un maestro «di cui ormai bisognerà fare a meno» (p.
425). Bisogna però osservare che da subito questo radicale giudizio veniva sottoposto a dure
critiche, vale la pena qui richiamare il già citato Sylos Labini che dalle colonne di «Mondo operaio»
(nel novembre del 1977) riporta l’attenzione proprio sull’ultimo complesso e fecondo periodo di
Salvemini, quello in cui riflette su una ipotetica terza via, riconoscendogli in questo che «da
vecchio fu un buon presbite, [mentre] oggi siamo tutti per la terza via».
Altri studi biografici di quegli anni impostano su di un piano internazionale il complessivo lavoro
dello storico, mettendone anche in luce i legami con il pensiero democratico del Novecento. Due di
questi lavori non sono stati ancora tradotti in Italia, ci si riferisce agli studi di Butler (del 1978) e a
quello di Killinger (da una tesi del 1985 e poi pubblicata in volume nel 2002). Butler si è
maggiormente dedicato all’approfondimento dell’attenzione di Salvemini alla politica estera negli
anni precedenti la prima guerra mondiale, Killinger studia con perizia e ampia documentazione
d’archivio gli anni americani dello storico pugliese che a tutt’oggi rimane un periodo poco noto
della vita dell’intellettuale italiano (si richiameranno più avanti due recenti e importanti volumi che
si misurano nell’ottica nella rivalutazione di questa fase salveminiana).
Nel 1983 un poco noto volume collettaneo (Cultura e società nella formazione di Gaetano
Salvemini, a cura di de Marco) riporta l’attenzione sul Salvemini educatore, dai tempi de «l’Unità»
e, in maniera utile, spinge ad una rilettura moderna complessiva dell’opera dello storico. Molto
interessante il saggio biografico Gaetano Salvemini di Iris Origo (in Bisogno di testimoniare:
quattro vite e un saggio sulla biografia, Longanesi 1984) nel quale Salvemini viene analizzato
parallelamente alle figure di Lauro de Bosis, Ignazio Silone, Ruth Draper, negli anni cioè dell’esilio
americano. Nello stesso anno, in aggiunta, Norberto Bobbio pubblica una sua raccolta di medaglioni
biografici su alcune personalità della cultura italiana (Maestri e compagni, Passigli, 1984) verso le
quali era legato «da un sentimento di riconoscimento per l’opera da loro compiuta in difesa della
dignità umana» (p. 5). Accanto a Calamandrei, Capitini, Colorni, Ginzburg, Giuriolo, Mondolfo,
Monti compare anche Salvemini al quale il filosofo del diritto dedica due fondamentali saggi
(materiali che derivano da alcuni articoli per «Il Ponte» di un decennio prima) mirati a chiarire la
concezione della democrazia dello storico pugliese. Del pensiero di Salvemini, infatti, Bobbio
illustra le derivazioni illuministe e storiciste, mettendo in luce il suo legame con il positivismo e
concludendo il primo saggio (La non-filosofia di Salvemini) con questa significativa riflessione: «Il
nucleo essenziale del suo pensiero politico fu che al di fuori della democrazia non c’è salvezza per
una nazione. I due maggiori momenti della sua azione politica furono la battaglia per il suffragio
universale e il suo «no» al fascismo, due battaglie per la democrazia» (p. 43). Nel saggio Salvemini
e la democrazia il filosofo delinea i tratti dell’ideale democratico dello storico cogliendo gli
indissolubili legami con il liberalismo e il socialismo, le influenze avute dall’opera di Mosca e di
Schumpeter per offrire al lettore, attraverso le stesse parole dello storico, un interessante ritratto di
un Salvemini teorico della democrazia (intuizione questa che avrà poi dei prosecutori fra gli studiosi
salveminiani) affermando che «Salvemini non solo ha combattuto memorande battaglie per la
democrazia ma è tornato più volte nei suoi scritti […] sulla natura e sulla essenza della democrazia,
tanto che il lettore attento ne può trarre una succosa e preziosa summula di princìpi ideali, vorrei
dire, se non m’intimidisse il salveminiano aborrimento delle idee astratte, una compiuta e perfetta
teoria dello stato democratico» (p. 49). A questa linea interpretativa si agganceranno poi gli ancora
in parte inediti lavori di Salvemini pubblicati con il titolo Scritti sulla democrazia (Bollati
Boringhieri 2007) a cura di Sergio Bucchi, scritti in cui lo storico riflette sul sistema democratico
alla luce della contrapposizione tra libertà e sistemi dittatoriali.
Agli inizi degli anni Ottanta poi, con l’iniziale crisi della sinistra comunista e più in generale con
l’inizio dello sfaldamento dei partiti politici e dei loro assetti tradizionali, la storiografia italiana
torna sulla storia azionista e contemporaneamente si assiste anche ad una ricca produzione su
Salvemini. Come ha scritto Alessandro Galante Garrone «con gli anni Ottanta e con la crisi del
comunismo, è cominciata una costante rivalutazione delle storia azionista» e in questa quadro
«ritorna Salvemini», quel Salvemini che «nei primi anni della Repubblica avverti[va] che gli stessi
principii consacrati nella Costituzione – senza il corpo di una solida ed efficiente amministrazione e
di un robusto senso dello Stato – correvano il rischio di rimanere, sulla carta, pure proclamazioni»7
.
In questo perimetro democratico (con un forte retaggio azionista) si colloca anche l’attenzione
prestata a Salvemini, sempre negli anni Ottanta, dallo stesso Alessandro Galante Garrone che con
l’ampia monografia Salvemini e Mazzini (D’Anna Editore, 1981) ordina alcuni importanti materiali
inediti dello storico sul patriota genovese (che aveva avuto sempre l’interesse di scriverne una
completa biografia), dimostrando così «che cosa è stato Mazzini per Salvemini» (p. 4) e delineando
un quadro abbastanza completo di questa produzione salveminiana e il nesso inscindibile per lui del
repubblicanesimo al federalismo di Cattaneo. Come per Bobbio, anche per Galante Garrone il 1984
è l’anno della pubblicazione autobiografica del volume I miei maggiori, una serie cioè di brevi
biografie o raccolte di scritti su personalità care e fondamentali per l’autore. Questa volta Salvemini
7 A. Galante Garrone, Il mite giacobino. Conversazione su libertà e democrazia raccolta da Paolo Borgna, Roma,
Donzelli, 1994, p. 69, 77, 53.
viene accostato a Francesco Ruffini, Omodeo, Einaudi, Salvatorelli, Calamandrei, Jemolo, Rossi,
Parri, Livio Bianco e l’autore, raccogliendo alcuni scritti sullo storico che risalgono agli anni
Cinquanta, crea un particolare ritratto dello studioso soprattutto per il suo rapporto con le
generazioni più giovani a partire da quella di Gobetti.
Sulla metodologia di indagine propria di Salvemini, che inevitabilmente si intreccia anche alle
proprie idee politiche, si segnalano alcuni fondamentali studi che analizzano il suo cantiere di
lavoro, anche in rapporto alle contingenze politiche che hanno visto nascere i più importanti studi:
lo studio di Artifoni, Salvemini e il Medioevo. Storici italiani tra Otto e Novecento (Liguori, 1990),
il libro di Cavina e Grilli Gaetano Salvemini e Gioacchino Volpe dalla storia medievale alla storia
contemporanea (Edizioni della Normale, 2008), il volume curato da Cingari Gaetano Salvemini tra
politica e storia (Laterza, 1986), le antologie di scritti salveminiani realizzate con perizia da
Tagliacozzo e Bucchi, Socialismo riformismo democrazia: antologia di scritti politici, civili,
autobiografici di Gaetano Salvemini (Laterza, 1990), Medioevo, Risorgimento, fascismo: antologia
di scritti storici di Gaetano Salvemini (Laterza, 1992), lo studio di Bracco Storici italiani e politica
estera. Tra Salvemini e Volpe, 1917-1925 (Franco Angeli, 1998), le pagine a Salvemini dedicate da
De Francesco nello studio più ampio Mito e storiografia della «grande rivoluzione». La
Rivoluzione francese nella cultura politica italiana del ’900 (Guida, 2006), il fondamentale volume
curato da Degl’Innocenti Gaetano Salvemini e le autonomie locali (Lacaita, 2007).
I più recenti volumi di Pecora, infine, il primo sul socialismo di Salvemini (Socialismo come
libertà. La storia lunga di Gaetano Salvemini, Donzelli 2012) e l’altro sull’idea di scuola pubblica
propria dello storico (La scuola laica. Salvemini contro i clericali, Donzelli 2015), utilmente
riannodano alcuni passaggi fondamentali nell’esperienza di Salvemini (sul sistema educativo è di
riferimento anche il volume collettaneo Gaetano Salvemini e la scuola, Lacaita, 2009), chiariscono
alcuni dubbi, sollecitano ulteriori domande sul suo socialismo e la concezione della democrazia. Si
resta scettici, invece, circa il volume Gaetano Salvemini di Quagliariello (Il Mulino, 2007) che, pur
ponendo una condivisibile attenzione verso alcuni aspetti della metodologia di ricerca salveminiana
e sulla sua valutazione del ruolo dei partiti politici, tende a smussare troppo alcune posizioni di
Salvemini (prima fra tutti il suo conflitto i clericali) perdendo di vista la più ampia cornice nelle
quale egli si muove, per curvare la figura dello storico in un presente segnato dalle posizioni
politiche più vicine allora all’autore (più interessante, al contrario, il volume Gaetano Salvemini
metodologo delle scienze sociali – Rubbettino, 1996 – in cui compare un saggio sempre di
Quagliariello su Salvemini precursore del neo-empirismo).
4. Carteggi e ripubblicazione di opere
A riguardo dell’epistolario di Salvemini, dagli anni Ottanta e grazie all’impegno di Tagliacozzo, si
avvia una organica pubblicazione dei carteggi salveminiani, un importante contributo per la
«stesura» della biografia di Salvemini, libri che colmano in parte il vuoto dovuto alla sola
pubblicazione nella collana Feltrinelli di un volume di lettere di Salvemini (l’unico della IX sezione
a cura di Elvira Gencarelli) e che forniscono al ricercatore e al lettore ulteriori spunti sull’attività
dello storico. Dal 1984 al 2007 nella prestigiosa Collana di Studi Meridionali fondata da Zanotti
Bianco si pubblicano in volume gli scambi epistolari salveminiani dal 1894 al 1926. La collezione
per ora si chiude con l’ultimo volume, il carteggio con Walter Toscanini dal 1943 al 1948 (si veda
l’elenco delle singole pubblicazioni). Da queste raccolte di lettere emergono i rilevanti legami
intellettuali tra Salvemini, la cultura italiana e occidentale e permettono di ricostruire la dimensione
internazionale della sua figura (di estremo interesse le lettere con Sturzo, i Battisti). Sulla stessa
linea si possono collocare i carteggi curati con precisione da Elisa Signori, quello tra lo storico e
Angelo Tasca (Bibliopolis, 1996) e quello tra Salvemini e Carlo Rosselli (Franco Angeli, 2009). Si
segnala, infine, il breve carteggio tra Salvemini e Zanotti Bianco (degli anni 1912-1948) pubblicato
da Galante Garrone (Guida Editore, 1983) il quale fornisce materiale utili, soprattutto a riguardo
delle attività di Salvemini nel Mezzogiorno d’Italia nella fase del collasso dello staro liberale e poi
l’avvento del fascismo.
Oltre a queste, anche altre iniziative editoriali restituiranno, finalmente, un più compiuto quadro dei
contatti salveminiani, le sue intense attività culturali e politiche, il suo enorme peso nel campo della
cultura anche internazionale. Si segnalano, a riguardo, tre importanti e più recenti volumi. Il primo
egregiamente curato da Mimmo Franzinelli (Bollati Boringhieri, 2004) è dedicato agli ultimi e
ancora poco noti anni di Salvemini, quelli dagli anni ’40 alla morte: il carteggio con Ernesto Rossi
(Dall’esilio alla repubblica. Lettere 1944-1957); per quest’ultimo periodo l’altro ampio lavoro di
riferimento è quello di Renato Camurri (Donzelli, 2015) che propone un’ampia e interessante
raccolta di lettere di Salvemini, tutte del periodo americano dal 1927 al 1949, contribuendo
finalmente a ben incorniciare lo storico nella realtà statunitense, mettendo in luce anche inedite
attività da lui svolte e i profondi intrecci culturali, sociali e umani con la realtà americana. Il
volume, che per certi versi integra da un’altra prospettiva l’incompleta raccolta di lettere
dall’America di Salvemini pubblicate tra il 1967 e il 1968 (Laterza) da Alberto Merola riguardanti
gli anni che vanno dal 1944 al 1949, ha il merito di aprire ulteriori e numerose piste investigative
sull’ultima e complessa fase dello storico. Se questa ultima fase, in particolare, fornisce interessanti
spunti critici anche il carteggio tra Salvemini e Mario Pannunzio (Archivio Storico della Camera dei
Deputati, 2010) e quello tra lo storico e il politico pugliese Giuseppe Patrono curate da Preti
(Cacucci, 2015), carteggi che meglio chiariscono le modalità attraverso le quali Salvemini negli
ultimi anni sia tornato al meridionalismo con un aggancio profondo ai temi e alle problematiche
della costruzione della comune casa europea.
La ripubblicazione delle opere in volume di Salvemini, almeno negli ultimi decenni, ha conosciuto
una costante presenza editoriale di assoluto prestigio. Si citano a riguardo alcuni significativi casi
che in qualche modo permettono di individuare un rinnovato interesse verso lo storico negli anni
più recenti della nostra repubblica. Nel 1993 Donzelli ripubblica il volume di Carlo Cattaneo (Le
più belle pagine di Carlo Cattaneo) che nel 1922 Salvemini aveva curato per l’editore Treves,
cercando con questa operazione di riportare al centro del dibattito le due figure, in quel particolare
momento di disfacimento della moralità pubblica e di crisi irreversibile dei partiti italiani, aprendo il
testo con una significativa Nota dell’editore che riporta «Da più parti, in tempi perigliosi e difficili
per la politica italiana, si torna a parlare di Carlo Cattaneo. Se ne invoca, soprattutto, l’idea
federalistica, in un momento di crisi oggettiva della compagine nazionale e delle stesse istituzioni
dello stato […]» (p. IX).
Dal 2000, poi, alcune importanti opere di Salvemini ritornano nel circuito editoriale con
un’importante serie di volumi dell’editore Bollati Boringhieri: si segnalano in particolare le accurate
edizioni de Il ministro della mala vita (2000) a cura di Sergio Bucchi che con acutezza restituisce al
lettore uno dei più celebri libri di Salvemini, fornendo anche un’efficace traiettoria nell’evoluzione
delle idee dello storico (sulle elezioni giolittiane in Puglia si veda poi la puntuale ricostruzione di de
Santis W Salvemini. Le lezioni politiche del 1913 nei collegi di Molfetta e Bitonto del 2013) e getta
ancora luce sul periodo americano dell’intellettuale italiano, alle prese anche con un’ampia
riflessione sul sistema democratico e le sue prospettive. Sempre per l’editore torinese Franzinelli
cura i ben noti Dai ricordi di un fuoriuscito 1922-1933 (2002), era apparsa in volume Feltrinelli una
edizione non completa nel 1960 a cura di Gaetano Arfé, e tre anni dopo la riproduzione fotografica
del «Non Mollare» con i saggi introduttivi di Salvemini, Rossi e Calamandrei. Nel 2001, invece, è
apparso per Il Mulino Memorie e soliloqui. Diario 1922-1923, a cura di Roberto Pertici, il diario
che illumina la riflessione privata dello storico sull’iniziale ascesa nel fascismo. Tra questi libri si
possono trovare interessanti fili conduttori, perché ricollocano Salvemini nel lungo percorso della
democrazia italiana, anche per la comprensione degli enormi meriti avuti dallo storico per la sua
crescita. Così come la recente riedizione di Dal Patto di Londra alla pace di Roma, con una
postfazione di Salvadori, riporta il lettore agli anni della grande guerra, quegli anni in cui Salvemini
fu un acceso sostenitore di una «giusta» guerra contro il militarismo, argomento (per altro ben
approfondito da Frangioni con un volume del 2015), e la ripubblicazione a cura di scrive della
prima e ancor oggi sconosciuta edizione italiana del 1932 di Mussolini diplomatico (presso Donzelli
nel 2017, in occasione del sessantesimo anniversario della scomparsa dello storico) aggiungono un
ulteriore tassello alla comprensione dimensione internazionale di Salvemini. Anche il recente studio
di F. Fantarella Un figlio per nemico. Gli affetti di Gaetano Salvemini alla prova dei fascismi
(Donzelli, 2018), incentrato sulla vicenda di Jean Luchaire figlio Fernande Dauriac, la seconda
moglie di Salvemini, condannato per collaborazionismo dopo la guerra, illustrare gli legami tra
Salvemini e la cultura francese, alla quale è introdotto dalla moglie dal 1916.
5. Strumenti di lavoro
Alcuni inventari e repertori di fondi archivistici salveminiani costituiscono un supporto utile sia
alla ricerca all’interno della complessa vicenda culturale di Salvemini ma anche per una maggiore
definizione dei suoi legami tra con la cultura nazionale, europea e soprattutto statunitense. A metà
degli anni Ottanta, finalmente vede luce la pubblicazione della fondamentale Bibliografia
salveminiana 1892-1984 (Bonacci Editore, 1986) di Michele Cantarella, già annunciata nel
ricordato volume sullo storico del 1959. Cantarella, l’altro assistente di Salvemini negli anni
dell’insegnamento ad Harvard (nella cui università tra l’altro sono custodite carte e libri dello
storico -, porta a compimento un quasi quarantennale lavoro di raccolta della produzione di e sullo
storico. È interessante notare che il repertorio di Cantarella è il secondo volume della collana
«Strumenti di lavoro» diretta da Renzo de Felice che poi pubblicherà nella stessa sezione editoriale
anche la sua Bibliografia ragionata del fascismo (Bonacci Editore, 1991).
Accanto al lavoro di Cantarella si può accostare l’ampio e accurato inventario dell’Archivio
Gaetano Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro steso da Stefano Vitali (Direzione Generale
per gli Archivi, 1998) che, oltre a fornire un’analitica descrizione delle carte dello storico,
restituisce anche una dettagliata storia delle stesse, agganciando le vicende della costituzione
dell’immenso corpus archivistico di Salvemini alle diverse fasi della sua esistenza e ai suoi
spostamenti intercontinentali, spingendo in questo anche a superare l’inclinazione che buona parte
degli studi sullo storico ha preso e cioè «l’approccio largamente prevalente […] alla complessa
figura di Salvemini; un approccio che faticava ad assumere una dimensione compiutamente
storicizzante e che, non solo negli estimatori, ma anche ne critici, finiva per concentrarsi spesso
nella ricerca del «ciò che è vivo e ciò che è morto» nel pensiero e nell’azione salveminiani» (p. 46).
Su questa linea si colloca anche il preciso repertorio Archivio Gaetano Salvemini. Inventario della
corrispondenza, curato da Andrea Becherucci (Clueb, 2007) uno strumento che offre al lettore e al
ricercatore una fondamentale guida nel ricchissimo epistolario dello storico che copre il periodo dal
1894 al 1957. Fra gli strumenti di lavoro si può collocare anche l’utile Dizionario delle idee di
Gaetano Salvemini di Sergio Bucchi (Editori Riuniti, 1997) che offre al lettore anche precise
indicazioni bibliografiche inerenti all’opera di Salvemini.
5. I libri
5.1. Opere
L’edizione principale delle Opere di Gaetano Salvemini è stata pubblicata dall’editore Feltrinelli tra
il 1961 e il 1978, è articolata in nove sezioni, per complessivi diciotto volumi:
I. Scritti di storia medievale (vol. 1. Magnati e popolani a Firenze dal 1280 al 1295, a cura
di E. Sestan, 1961; vol. 2. La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, a
cura di E. Sestan, 1972).
II. Scritti di storia moderna e contemporanea (vol. 1. La rivoluzione francese. 1788-1792, a
cura di F. Venturi, 1962; vol. 2. Scritti sul Risorgimento, a cura di P. Pieri e C.
Pischedda, 1961).
III. Scritti di politica estera (vol. 1. Come siamo andati in Libia e altri scritti dal 1900 al
1915, a cura di A. Torre, 1963; vol. 2. Dalla guerra mondiale alla dittatura. 1916-1925,
a cura di C. Pischedda, 1964; vol. 3. Preludio alla seconda guerra mondiale, a cura di
A. Torre, 1967; vol. 4. La politica estera italiana dal 1871 al 1915, a cura di A. Torre,
1970).
IV. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana (vol. 1. Il ministro della mala vita e altri scritti
sull’Italia giolittiana, a cura di E. Apih, 1962; vol. 2. Movimento socialista e questione
meridionale, a cura di G. Arfé, 1961).
V. Scritti sulla scuola, a cura di L. Borghi e B. Finocchiaro, 1966.
VI. Scritti sul fascismo (vol.1. a cura di R. Vivarelli, 1961; vol. 2. a cura di N. Valeri e R.
Merola, 1966; vol. 3. a cura di R. Vivarelli, 1974).
VII. L’Italia vista dall’America, a cura di E. Tagliacozzo, 1969.
VIII. Scritti vari, a cura di G. Agosti e A. Galante Garrone, 1978.
IX. Carteggi 1895-1911, a cura di E. Gencarelli, 1968.
Il volume Einaudi del 1955: Scritti sulla questione meridionale: 1896-1955.
5.2. Carteggi
A cura di E. Tagliacozzo sono usciti nella «Collezione di studi meridionali», promossa
dall’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, i seguenti volumi:
Carteggio 1912-1914, Roma-Bari, Laterza, 1984.
Carteggio 1914-1920, Roma-Bari, Laterza, 1985.
Carteggio 1921-1926, Roma-Bari, Laterza, 1985.
Nella stessa «Collezione di studi meridionali», a cura di S. Bucchi, sono usciti i seguenti volumi:
Carteggio 1894-1902, Roma-Bari, Laterza, 1988.
Carteggio 1903-1906, Manduria, Piero Lacaita Editore, 1997.
Carteggio 1907-1909, Manduria, Piero Lacaita Editore, 2001.
Carteggio 1910, Manduria, Piero Lacaita Editore, 2003.
Carteggio 1911, Manduria, Piero Lacaita Editore, 2004.
Lettere dall’America, a cura di A. Merola, Bari, Laterza, 1967 e 1968 (vol. I: 1944-1946; vol. II,
1947-1949).
Lettere americane 1927-1929, a cura di R. Camurri, Roma, Donzelli, 2015.
5.3. Carteggi con singole personalità
Zanotti Bianco e Salvemini, a cura di A. Galante Garrone, Guida, Napoli, 1984;
Salvemini e i Battisti. Carteggio 1894-1957, a cura di V. Calí, Edizioni Temi, Museo del
Risorgimento.
G. Salvemini – A. Tasca, Il dovere di testimoniare. Carteggio, a cura di E. Signori, «Collezione di
studi meridionali», Napoli, Bibliopolis, 1996.
E. Rossi – G. Salvemini, Dall’esilio alla Repubblica. Lettere 1944-1957, a cura di M. Franzinelli,
Torino, Bollati Boringhieri, 2004.
Luigi Sturzo – Gaetano Salvemini: carteggio (1925-1957), a cura di G. Grasso, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 2009.
Carteggio Pannunzio – Salvemini (1949-1957), a cura di M. Teodori, Roma, Camera dei DeputatiArchivio Storico, 2010.
Fra le righe. Carteggio fra Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini, a cura di E. Signori, Milano,
Franco Angeli, 2009.
Meridionalismo ed europeismo. Giuseppe Patrono e Gaetano Salvemini. Lettere 1948-1995, a cura
di C. Preti, Bari, Cacucci, 2015.
Fortunato Salvemini. Carteggio 1909-1926, a cura di S. Damiano, Melfi, Libria, 2019.
5.4. Nuove e più recenti edizioni di singole opere
Le più belle pagine di Carlo Cattaneo scelte da Gaetano Salvemini, postfazione di L. Cafagna,
Roma, Donzelli, 1995.
Civilization and Democracy. The Salvemini Anthology of Cattaneo’s Writings, a cura di Carlo G.
Lacaita e F. Salvetti, Toronto, University of Toronto Press, 2006.
Il ministro della mala vita. Notizie e documenti sulle elezioni giolittiane nell’Italia meridionale, a
cura di S. Bucchi, con una Nota di G. Arfé, Torino, Bollati Boringhieri, 2000.
Memorie e soliloqui. Diario 1922-1923, a cura di R. Pertici e con un’introduzione di R. Vivarelli,
Bologna, Il Mulino, 2001.
Dai ricordi di un fuoruscito. 1922-1933, a cura di M. Franzinelli, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.
«Non Mollare» (1925). Con saggi di Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi e Piero Calamandrei, a
cura di M. Franzinelli, Torino, Bollati Boringhieri, 2005.
Sulla democrazia, a cura di S. Bucchi, Torino, Bollati Boringhieri, 2007.
Dal patto di Londra alla pace di Roma, postfazione di M.L. Salvadori, Roma, Edizioni di Storia e
Letteratura, 2017;
Mussolini diplomatico, a cura di M. Grasso, Roma, Donzelli, 2017.
5.5. Antologie di scritti
TAGLIACOZZO, E. e S. BUCCHI (a cura di), Socialismo riformismo democrazia: antologia di scritti
politici, civili, autobiografici di Gaetano Salvemini, Roma-Bari, Laterza, 1990.
TAGLIACOZZO, E. e S. BUCCHI (a cura di), Medioevo, Risorgimento, fascismo: antologia di scritti
storici di Gaetano Salvemini, Roma-Bari, Laterza, 1992.
PECORA, G. (a cura di), Democrazia, Laicità, Giustizia. Antologia degli scritti, Atripalda, Mephite,
2005.
5.6. Studi biografici
BLUTER, H., Gaetano Salvemini un die italianische politik, Tubingen, Niemeyer, 1978.
BOBBIO, N., Gaetano Salvemini, in Id., Maestri e compagni, Firenze, Passigli, 1984.
BRACCO, B., Storici italiani e politica estera. Tra Salvemini e Volpe, 1917-1925, Milano, Franco
Angeli, 1998.
DE CARO, G., Salvemini, Torino, Utet, 1976.
DE MARCO, E., Cultura e società nella formazione di Gaetano Salvemini, Bari, Dedalo, 1983.
FANTARELLA, F., Un figlio per nemico. Gli affetti di Gaetano Salvemini alla prova dei fascismi,
Roma, Donzelli, 2018.
GALANTE GARRONE, A., Gaetano Salvemini, in Id., I miei maggiori, Milano, Garzanti, 1984.
KILLINGER, C., Gaetano Salvemini: A Biography, Praeger, Wesport, 2002.
ORIGO, I., Gaetano Salvemini, in Id., Bisogno di testimoniare: quattro vite e un saggio sulla
biografia, Milano, Longanesi, 1984.
SALVADORI, M.L., Gaetano Salvemini, Torino, Einaudi, 1963.
TAGLIACOZZO, E., Gaetano Salvemini nel cinquantennio liberale, Firenze, La Nuova Italia, 1959.
TAGLIACOZZO, E., Gaetano Salvemini: un profilo storico, Bari, Laterza, 1963.
ZANOTTI BIANCO, U., Gaetano Salvemini, in Id., Meridione e Meridionalisti, Roma, Collezione
Meridionale Editrice, 1964.
5.5. Atti di convegni di studi
AUDENINO P. (a cura di), Il prezzo della libertà. Gaetano Salvemini in esilio (1925-1949), Soveria
Mannelli, Rubbettino, 2009.
Gaetano Salvemini, 1873-1957, Cremona, PACE, 1977.
Gaetano Salvemini, Bari, Laterza, 1959.
PESCOSOLIDO G. (a cura di), Gaetano Salvemini (1873-1957): ancora un riferimento, Manduria,
Lacaita, 2010.
SESTAN, E. (a cura di), Atti del Convegno su Gaetano Salvemini, Milano, Il Saggiatore, 1977.
5.6. Saggi in volume o monografie
ARTIFONI, E., Salvemini e il Medioevo. Storici italiani tra Otto e Novecento, Napoli, Liguori, 1990.
AUDENINO, P. (a cura di), Il prezzo della libertà: Gaetano Salvemini in esilio (1925-1949),
Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009.
CAVINA, P. e L. GRILLI, Gaetano Salvemini e Gioacchino Volpe dalla storia medievale alla storia
contemporanea, Pisa, Edizioni della Normale, 2008.
CINGARI, G. (a cura di), Gaetano Salvemini tra politica e storia, Bari, Laterza, 1986.
D. ANTISERI (a cura di), Gaetano Salvemini metodologo delle scienze sociali, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 1996.
DE FRANCESCO, A., Mito e storiografia della «grande rivoluzione». La Rivoluzione francese nella
cultura politica italiana del ’900, Napoli, Guida, 2006.
DE SANTIS, M.I., W Salvemini. Le elezioni politiche del 1913 nei collegi di Molfetta e Bitonto, Roma
Aracne, 2013.
DEGL’INNOCENTI, M. (a cura di), Gaetano Salvemini e le autonomie locali, Manduria, Piero Lacaita
Editore, 2007.
FRANGIONI, A., Salvemini e la grande guerra. Interventismo democratico, wilsonismo, politica
delle nazionalità, Rubettino, Soveria Mannelli 2015;
Gaetano Salvemini e la scuola, Manduria, Piero Lacaita Editore, 2009.
GALANTE GARRONE, A. Salvemini e Mazzini, Messina, D’Anna Editore, 1981.
PECORA, G., La scuola laica. Salvemini contro i clericali, Donzelli, Roma 2015.
PECORA, G., Socialismo come libertà. La storia lunga di Gaetano Salvemini, Donzelli, Roma 2012;
QUAGLIARIELLO, G., Gaetano Salvemini, Bologna, Il Mulino, 2007.
5.7. Inventari e strumenti di ricerca
BECHERUCCI, A. (a cura di), Archivio Gaetano Salvemini. Inventario della corrispondenza,
Bologna, Clueb, 2007;
BUCCHI, S., Dizionario delle idee di Gaetano Salvemini, Roma, Editori Riuniti, 1997.
CANTARELLA, M., Bibliografia salveminiana 1982-1984, Bonacci Editore, Roma 1986;
VITALI, S. (a cura di), Archivio Gaetano Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro, Roma,
Direzione Generale per gli Archivi, 1998;