L’ex sindaco di Sorrento e chimico Raffaele Attardi: “Siamo tutti in guerra e bisogna schierarsi”
Riportiamo il post pubblicato dall’ex sindaco di Sorrento e chimico Raffaele Attardi sul suo profilo Facebook: «Siamo tutti in guerra e bisogna schierarsi.
La TV continua a parlare di olocausti, guerre, città distrutte, migrazioni di intere popolazioni.
Sono cose orribili e sembrano lontane.
Ma non è così e a guardare bene anche qui in Italia e perfino a Sorrento è in corso un olocausto, si distruggono abitazioni, si verificano migrazioni e cambiamenti epocali.
La guerra che si sta svolgendo, proprio qui, a Sorrento e che si sta estendendo a tante località turistiche, non avviene con il clamore delle armi ma è di carattere economico.
Ed è portata avanti da tanti operatori economici, molti dei quali internazionali, come ad esempio, compagnie aree, vettori navali e terrestri, tour operators, che in nome del profitto hanno deciso di trasformare Sorrento in una via di mezzo fra un hub di smistamento di mezzo su gomma navali, con annesso autogrill, coinvolgendo la maggioranza degli imprenditori turistici, ma anche dei professionisti locali, propagandando un facile arricchimento.
L’arricchimento c’è stato per molti ma a seguito di un olocausto: sono scomparsi infatti 3.000 abitanti e la popolazione è scesa da 18.000 a 15.000 abitanti, la diversificazione delle attività è andata perduta, con la scomparsa di agricoltori, artigiani e piccoli commercianti e con l’ingresso di migliaia di lavoratori esterni, anch’essi scelti molto spesso non in base a criteri di equità sociale ma perché costano meno e sono disponibili ad occupare le posizioni più basse della filiera lavorativa.
È una guerra insidiosa perché quasi tutti si vantano dei benefici economici portati dalle loro attività e nessuno intende farsi carico del disastroso risultato finale che abbiamo sotto gli occhi.
Il risultato finale non si può misurare infatti solo con indici economici, ci sono altre cose di cui bisogna tenere conto: tutti i nativi rimasti sono ormai legati ad un’unica filiera, quella del turismo, dove chi può si arricchisce e chi occupa le posizioni più basse è contrario a qualsiasi modifica della attuale situazione perché punta alla sopravvivenza.
È evidente che questo tipo di sviluppo non è equo e come non sia vero che vengono offerte pari opportunità per tutti. E tante disparità sono sotto gli occhi di tutti e poi si corre un rischio grave: se si ferma il turismo, si ferma tutto.
Ma per cambiare modello di sviluppo non bastano soluzioni tecniche.
Per molti versi anche se in forme diverse questa situazione si sta riproducendo ovunque nel mondo dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
E non è vero che tutto questo sia inevitabile, come qualunquisticamente si cerca di far passare.
Quello che serve è un cambiamento individuale, una nuova visione in cui ognuno dovrebbe rinunciare a qualcosa in nome del bene comune.
Bisogna mettersi insieme per cambiare, ma questo non si può fare se ognuno continuerà a coltivare il proprio orticello continuando a rivendicare diritti individuali di ogni tipo, come appare quotidianamente dalle manifestazioni di ogni tipo che si susseguono.
È arrivato il momento per le persone di buona volontà di dare un senso nuovo alle tante giornate in cui celebriamo ormai i diritti della Terra, del Mare, le diversità di ogni tipo, gli olocausti: bisogna dare un senso diverso a queste proteste, ciascuna in sé legittima perché contro ingiustizie di vario tipo e questo si può fare solo collegando tutte queste fra loro, risalendo a valori che le uniscano fra loro, perché tutto é interconnesso e non si può più coltivare solo il proprio orticello.
Dobbiamo celebrare prima dei diritti gli obblighi che abbiamo verso la Terra e la Rete della Vita e le Persone.
E per fare questo dobbiamo impegnarci a rispettare ogni diversità, dare valore ad ogni individualità ed agire in comunione.
E bisogna unirsi subito intorno a questi valori perché questo tipo di sviluppo, che pensa solo al profitto, è insostenibile e continuerà a produrre disastri, per tante ragioni che non serve enumerare, tanto che sono ovvie.
E per raggiungere questo ci vuole solo una cosa: Amore verso tutte le cose».