Morris West, Gaetano Salvemini e Villa La Rufola a Capo di Sorrento
Venerdì 26 maggio alle ore 10.00, presso l’Auditorium SS. Rosario, situato nei pressi di villa LA RUFOLA al Capo di Sorrento, si è tenuta la conferenza sul tema “Gaetano Salvemini e Sorrento”, una manifestazione destinata agli alunni del Liceo Scientifico Statale “Gaetano Salvemini”, a cui è seguito oggi sabato 27 maggio, ore 0930, sempre nel l’Auditorium SS. Rosario, quale ideale prosecuzione, seguendo un ideale filo logico culturale, l’evento “CULTURA E LIBERTA’ nelle dimore storiche della Penisola Sorrentina”, organizzato dall’Archeoclub d’Italia sede di Massalubrense; la conferenza, moderata da Felice Senatore ha visto l’intervento di Mirko Grasso e Fabrizio Vistoli che hanno parlato rispettivamente di Benedetto Croce a villa Tritone e Paola Zancani Montuoro al “Pizzo” di Sant’Agnello e di Agnese Accattoli e Simone Guagnelli che hanno parlato dell’esilio italiano di Maskim Gorkij.
UNA PASSEGGIATA A MARINA GRANDE
Giuliana Benzoni (Padova, 19 giugno 1895 – Roma, 8 agosto 1981, vedi foto), fu una tenace antifascista, cresciuta nella Firenze de “La Voce”, assai vicina a Umberto Morra, ebbe un ruolo attivo nella politica italiana accanto al nonno, Ferdinando Martini, letterato toscano e ministro delle Colonie durante il governo Salandra, amica di Maria José di Savoia, di politici e intellettuali antifascisti, svolse un ruolo non secondario nelle vicende che portarono alla caduta del fascismo e collaborò con la Resistenza italiana.
Giuliana viveva con l’anziana madre donna Titina (Teresa Ruffino Martini) nella Villa La Rufola, ritrovo di politica, letteratura e mondanità, un luogo di vacanze e stabile residenza, i cui cancelli difendevano un’invidiabile solitudine e una felice privacy, comunemente indicata come La Rufola (vedi foto), la villa alta sul mare, era posta, come detto, qualche chilometro oltre Sorrento, a due passi da un pugno di fabbricati, abitazioni e negozi, denominato il Capo di Sorrento.
Suo padre il Marchese Benzoni fu per lungo tempo presidente della Pro Loco sorrentina.
Frequentavano villa La Rufola, i seri, i rigorosi, gli impegnati, i dogmatici, i flemmatici: Giorgio Amendola, Bernard Berenson, Francesco Flora, Raffaele Mattioli, Gaetano Salvemini, Umberto Zanotti Bianco, “la pittoresca colonia di Massimo Gorki” sono solo alcuni dei nomi che si alternarono fra le sue mura; fra gli ospiti internazionali, vi furono coloro che lavorarono al riconoscimento di uno stato indipendente cecoslovacco: Milan Stefanik (fidanzato di Giuliana Benzoni), Edvard Bene e Tomat Garrigue Masaryk, quest’ultimo fondatore e primo presidente della repubblica cecoslovacca.
Poco noto è che fra i frequentatori di Villa Rufolo, vi fu Morris West (vedi foto) famoso giornalista e scrittore australiano, di origine irlandese, il quale pur avendo studiato anni per diventare sacerdote, non prese mai i voti definitivi, restando laico.
Accorso a Napoli nel 1955, per meglio comprendere l’impegno di don Mario Borrelli a favore dei tanti scugnizzi senza tetto e senza futuro, della città disastrata del dopoguerra, e con l’intento di far conoscere e stimolare la solidarietà del mondo anglosassone, verso quei problemi, lo scrittore fissò la sua residenza a Sorrento, a villa Gioia, nella quale risiedette per un anno, il 1956, facendo la spola con Napoli; la residenza ancora esistente è visibile percorrendo la strada che conduce al Campo Italia.
Lo scrittore fu l’autore di una notevole produzione letteraria, famosa in tutto il mondo e venduta in milioni di copie, tra le opere più famose, la “Trilogia vaticana”, basata sull’esperienza di corrispondente dal Vaticano.
Morris West è conosciuto anche per aver fornito le trame a film di successo, per tutti citiamo, “L’uomo venuto dal Kremlino, del 1968 diretto da Michael Anderson, e ispirato al romanzo “Nei panni di Pietro” (The Shoes of the Fisherman), con attori del calibro di Laurence Olivier, Anthony Quinn e Vittorio De Sica nei panni del Cardinale Rinaldi.
Profondo conoscitore dell’Italia, avendo a lungo soggiornato, durante la seconda Guerra Mondiale, tanto al Nord che al Sud, padrone della lingua e di cose della chiesa cattolica, durante il suo soggiorno sorrentino, lasciò un imparziale resoconto della situazione italiana, del mezzogiorno e di Sorrento in particolare.
Durante il suo soggiorno sorrentino, un giorno Morris decise di visitare Marina Grande, all’epoca il borgo marinaro era una piccola spiaggia di ciottoli, dove vivevano pescatori e costruttori di barche utilizzate da tutti i villaggi da Massa a Capri; cicerone d’eccezione Giuliana Benzoni, loro due a differenza di tanti visitatori che di Sorrento coglievano soprattutto gli aspetti storici e paesaggistici, si interessarono agli aspetti della vita sociale degli abitanti la Marina.
Lo scrittore infatti oltre alle bellezze naturali, guardò l’antico borgo con gli occhi del sociologo e dell’antropologo, così annotava: “gli abitanti della marina sono discendenti dei corsari berberi che, nel passato, hanno saccheggiato questa costa. Il loro dialetto si tinge di arabo e, fino agli ultimi due decenni, vivevano completamente separati dai cittadini della penisola, che li chiamavano “i barbari”. Non si sono sposati fuori dalla propria roccaforte e secoli di consanguineità hanno prodotto alcuni bizzarri fenomeni biologici.”
Raccontava ancora West: “In inverno la loro vita è dura e frugale; ma quando arriva l’estate e il pesce ritorna con le correnti calde e i turisti vengono a noleggiare le loro barche, se la cavano meglio. Di notte vedi le loro luci ammassate sulle zone di pesca e al mattino vedi le donne, accovacciate sulla spiaggia o sul muraglione marino, che rattoppano le reti sottili e scure. Le loro abitazioni sono vecchie e cadenti, accatastate una sull’altra come mattoncini per bambini, e nelle stanze buie al piano terra i meticolosi artigiani costruiscono le lunghe barche a doppia prua secondo il modello dei loro antenati moreschi. I bambini sono abbronzati, scalzi e timidi come puledri; ma hanno occhi luminosi e sorrisi ampi e incantevoli. La mattina vanno a scuola nel convento delle suore, nel pomeriggio sbrigano faccende o fanno la spesa o giocano rumorosamente tra le barche disposte sulla spiaggia sassosa”.
Il pomeriggio seguente, Morris si recò a villa La Rufola al Capo di Sorrento, e sedette coi ragazzi nel grande seminterrato della villa di Giuliana, dove la celebre attrice, drammaturga, italianista ed intellettuale antifascista statunitense Ruth Draper stava fornendo una delle sue memorabili esibizioni.
I giovani avevano accolto con entusiasmo l’impegno sociale e la necessità per l’Italia di un nuovo inizio, erano affamati di conoscenza e di contatti con il mondo esterno.
Erano gli stessi ragazzi che Morris aveva incontrato il giorno prima a Marina Grande, dove prestavano opera di volontariato, essi mentre parlavano con lo scrittore, nella stanza della villa, avevano gli occhi che brillavano di interesse e le loro domande su economia, politica e organizzazioni sociali andavano direttamente al nocciolo delle questioni.
Morris scoprì che provenivano tutti da famiglie borghesi della classe media: insegnanti, impiegati di banca e commercialisti, nessuno di loro apparteneva alle famiglie signorili o alla nuova classe dei mercanti del dopoguerra.
Anche questo era significativo, la democrazia sosteneva Morris, è fondata su una classe media forte e prospera, qui in Italia, la classe media è mal retribuita, insicura e intrappolata tra le macerie alte e basse di capitale irresponsabile e lavoro infruttifero.
Ciò che questi ragazzi e ragazze stavano facendo era più che importante e altruistico, era un rimprovero pungente ai critici e ai politicanti che parlavano tanto e non facevano nulla.
L’ESILIO DI GAETANO SALVEMINI A VILLA LA RUFOLA
Gaetano Salvemini chiamato il Professore, perché fin da giovane aveva fatto il mestiere dell’Insegnante, come detto fu uno degli ospiti illustri di villa La Rufola, egli si interrogava sulla relazione fra il Socialismo e l’irrisolto “problema meridionale”, criticando aspramente la disparità tra la condizione operaia nel Sud e nel Nord del nostro Paese, anche l’anziano intellettuale ebbe un interessante colloquio con Morris West che ne riporta i contenuti: “Incontrai il professor Gaetano Salvemini, un ultra ottantenne, ritiratosi a vivere al Capo di Sorrento, uomo incorruttibile e di grande umanità, al quale espressi le mie perplessità sul perché: gli italiani hanno così poca fiducia nel proprio Paese”, l’anziano professore espose il suo verdetto, riguardo alla mia domanda, lo espresse con voce calma e misurata, con uno spiccato accento calabrese: “In questo, caro amico, puoi vedere il Destino di una Nazione che ha perso fiducia in sé stessa ed ha perso fiducia nella verità. Quando un uomo non crede nella libertà, pone sé stesso in potere degli altri per cercare una illusione di sicurezza.
Queste persone sono riluttanti ad assumersi rischi, perché hanno paura di sacrificarsi, hanno perso la dignità di uomini, così che si contentano di essere dei mendicanti. I loro leader sono dei Re in un regno di mendicanti, profittano della loro miseria, non facendo nessuno sforzo per tirarli fuori da essa.
I partiti politici poi, definendosi Cristiani o Democratici, provano a creare uno Stato confessionale, né Cristiano né tantomeno Democratico.
Queste persone chiedono solo di essere condotti, non importa dove, perché vi è la mancanza di coraggio a camminare sul sentiero dell’Uomo, poiché questo comporta essere un uomo solo”.
Morris West, concordò coll’anziano filosofo, il suo pensiero, era il pensiero su cui si fondava il nostro modo di vivere.
Per finire ricordiamo che a Sorrento, l’Asilo Nido Comunale, un servizio educativo destinato ai bambini di età compresa tra i tre mesi e i tre anni di vita, complementare alla famiglia, sito in via Pantano, è dedicato a Giuliana Benzoni.
Luigi Russo