Nessuno si salva da solo: Storia di una Relazione che Guarisce.
Storicamente l’interazione tra uomo e animale è stata caratterizzata dalla reciprocità: l’uomo ha modellato l’animale adattandolo alle sue esigenze ma, a sua volta quest’ultimo, ha influenzato la vita e la cultura umana.
Un recente esperimento lo conferma: provenienti da un gattile, dei mici il cui destino era segnato dall’eutanasia, entrano in carcere per essere salvati, e conquistano i cuori dei detenuti che se ne prendono cura.
Un’idea straordinaria quella dell’accoglienza di gatti abbandonati, che Animal Protection League, ha avviato nella prigione di Pendleton nell’Indiana.
Di esperimenti di questo genere, ne sono stati fatti tanti, in molti paesi compresa l’Italia, ma quasi sempre con cani in visita di “pet herapy”.
In questo caso invece si tratta di un affidamento a tempo pieno, di una particolare tipologia di gatti, ovvero animali che non sono mai stati amati, spesso anche traumatizzati e maltrattati, diffidenti, e non inclini alla socializzazione, quindi difficilmente adottabili.
Il programma è riuscito ad ottenere dei risultati davvero molto sorprendenti: essendo questo animale più diffidente per natura rispetto al cane, è in grado di stimolare un maggiore autocontrollo nel “suo” umano.
Si è registrato per i detenuti, una riduzione dell’ozio ed un aumento dell’autostima, maggior rispetto delle regole di convivenza ed igiene.
Nei gatti invece, finalmente amati e rispettati, si è riscontrato un notevole miglioramento dell’umore, che li ha resi candidabili ad eventuali adozioni future.
Il progetto del resto, aveva un duplice scopo: garantire che dei gatti di strada venissero salvati dalla soppressione, ed al contempo migliorare la vita di uomini, a loro volta induriti dalle avversità.
Il programma prevedeva degli obblighi, ma i detenuti pur di partecipare all’iniziativa, hanno seguito di più le regole di convivenza, i corsi scolastici e di lavoro, insomma la presenza degli animali, ha portato più serenità e spirito di gruppo.
È scientificamente provato che adottare un gatto, fa bene al cuore e alla mente, ha un vero e proprio potere terapeutico: guardarlo è come guardare il fuoco, si rimane ipnotizzati ed il tepore procura un benefico senso di pace.
La gattoterapia migliora l’equilibrio psicofisico, tiene a bada il cattivo umore e fa bene al cuore.
Il contatto, le carezze e le coccole, fanno produrre ossitocina, l’ormone della felicità, che dona serenità mitigando stress, depressione ed ansia.
Una ricerca, pubblicata sull’American Journal of Cardiology, ha proprio dimostrato che chi possiede un gatto, ha un tasso di sopravvivenza superiore del 30% rispetto a chi non ce l’ha, il contatto ha effetti positivi sul battito, frequenza cardiaca e pressione arteriosa, mentre le fusa aumentano la capacità dei tessuti di rilassarsi, di una fascia muscolare di distendersi e di una ferita di guarire.
Anche negli anziani, soli o con Alzheimer, si sono ridotti i livelli di ansia ed insonnia, così come anche in altri tipi di malati cronici e nelle persone con disabilità.
Uno studio danese inoltre, ha rivelato che i gatti neutralizzano l’effetto di un gene che, se attivato, raddoppia il rischio di sviluppare l’asma nei bambini.
Insomma i benefici della gattoterapia sono tantissimi, senza considerare che adottare un gatto randagio è già di per sé un’avventura straordinaria!
Il programma prevede anche la possibilità che il personale carcerario e le famiglie dei detenuti, possano adottare questi gatti, così da innescare un processo virtuoso che permetta di portare ai detenuti un nuovo gatto da accudire, salvandogli la vita.