Piano di Sorrento, il racconto del Prof. Ciro Ferrigno: “Pellegrini e Convalescenti”

Piano di Sorrento. Riportiamo il racconto del Prof. Ciro Ferrigno in questa giornata in cui si celebra il 450° Anniversario della fondazione dell’Arciconfraternita della SS.ma Trinità dei Pellegrini e Convalescenti: «Caro Priore, se diamo per certo il 1080 come data di fondazione dell’Abbazia di San Pietro a Cermenna e ne stimiamo la fine negli ultimi decenni del 1700 possiamo tranquillamente affermare che la sua presenza sul territorio è durata sette secoli, poco più, poco meno. Settecento anni sono tanti, marcano il territorio in maniera indelebile; quindi potremmo affermare che l’intera parte collinare dell’attuale comune di Piano derivi in maniera diretta o indiretta dal lavoro organizzativo, amministrativo e creativo di generazioni di monaci che hanno pregato e lavorato per secoli in quel cenobio. Anzi, se me lo consente, oserei affermare che anche voi -Venerabile Arciconfraternita dei Rossi- siete, in un certo qual modo, figli di quell’antica e misteriosa Abbazia.
Le mie sono supposizioni, ma, in assenza di storie scritte, procediamo usando l’analogia, l’intuito, la logica, le conoscenze della storia del Meridione e condiamo tutto con la prudenza. Facciamo uno sforzo per immaginare il nostro territorio verso la fine dell’XI secolo. L’Abbazia sorgeva a cavallo dei due golfi, ai piedi del Monte Vico Alvano, in un punto obbligato di passaggio per quanti transitavano dall’approdo dello Scaricatore verso la piana sottostante e viceversa. Si trattava di commercianti, pescatori, militari, avventurieri, ma anche pellegrini diretti verso Roma o verso i porti della Puglia, dove si sarebbero imbarcati per raggiungere la Terra Santa o proseguire verso il Santuario di San Michele sul Gargano.
Un’Abbazia posta in un luogo di passaggio doveva sembrare una manna discesa dal cielo a quanti viaggiavano in condizioni di disagio, immensa fatica e mille pericoli. Per un principio conclamato di carità cristiana i monaci sicuramente aprivano le porte, ospitavano, fornivano cibo e bevande e curavano, dando un esempio che sarebbe stato raccolto dalla popolazione locale. Non tutti quelli che bussavano al portone del Cenobio erano necessariamente poveri e straccioni, in tanti avranno lasciato offerte, anche importanti, contribuendo alla crescita dell’Abbazia, fino a portarla ad un periodo di splendore, quando aveva estesissime proprietà terriere e fondava nuovi borghi o grancie.
Col passare degli anni le cose mutarono ed il “labora” finì col soverchiare l’ “ora”, tanto che cessò di essere una vera Abbazia e fu data in commenda. Infatti in una bolla di Papa San Pio V del 1569, indirizzata ad un certo Giovanni L. Antonio de Angrisano, chierico napoletano, che ne era il beneficiario, l’Abbazia di San Pietro a Cermenna è definita “commenda” ossia un’azienda di produzione gestita da religiosi. Era fiorente, importante, al punto che fruttava una rendita di duecento ducati l’anno.
Caro Priore, visto che ci troviamo, facciamo un’altra ipotesi. Forse nella seconda metà del ‘500, mutando lo status, non fu più in grado di accogliere, soccorrere ed ospitare i pellegrini, certo è che proprio in quegli anni ed esattamente nel 1573 nasce a Trinità l’Arciconfraternita dei Pellegrini e Convalescenti. È solo una coincidenza? Certo le due date sono troppo vicine per non stupire. L’attività di accoglienza e soccorso, espletata per tanti secoli dai monaci benedettini, passava al popolo di Trinità.
Nasceva un Venerabile Sodalizio che ancora oggi vive e prospera e che pertanto è considerato il più antico tra tutti quelli dell’Arcidiocesi sorrentina».

Piano di Sorrento, il racconto del Prof. Ciro Ferrigno: "Pellegrini e Convalescenti"

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