Questione di chi-usura del patrimonio urbano: il turismo di massa non ha tempo da perdere e non ha pazienza di fermarsi.

10 maggio 2023 | 13:14
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Questione di chi-usura del patrimonio urbano: il turismo di massa non ha tempo da perdere e non ha pazienza di fermarsi.

I dati del turismo sono tutti di segno positivo: il numero dei turisti, le notti prenotate, le destinazioni più richieste ed in primis il giro di danaro che gli ruota intorno.

Di segno negativo restano solo le crepe che si aprono anno dopo anno.

All’inizio il turismo è stato una benedizione, adesso è una grana con la quale governi ed amministrazioni comunali si trovano a dover fare i conti, dato che le “rimanenze di comunità” nei nostri borghi, iniziano a ribellarsi.

Succede sempre così: il turismo ad un certo punto comincia a rompere le scatole ad un sacco di gente!

Le prime avvisaglie contro le invasioni dei turisti, iniziano per il costo degli affitti elevati, quando gli abitanti “veri” sono costretti ad andarsene, non trovando più posto in questi grandi “alberghi diffusi”.

La trasformazione di molti di questi luoghi in parchi tematici, sta iniziando però a preoccupare anche i politici.

Forse perché iniziano a temere la sparizione degli elettori?

La chiave del problema però, non è tanto individuare la “capacità di carica”, cioè il numero massimo di turisti che una località può sopportare prima di soccombere.

Il calcolo infatti, sarebbe anche semplice, la verità è che nessuno è in grado davvero, di arrestare questa gigantesca macchina del profitto!

Eppure è ormai chiaro quasi a tutti, che il turismo non è per nulla un’attività sostenibile, anzi che si tratta dell’industria pesante del XXI secolo.

Aerei e navi da crociera per miliardi di turisti, che inquinano e consumano energia come nient’altro riesce a fare, e compagnie low cost, che spostano centinaia di milioni di persone nel mondo a basso prezzo come se nulla fosse, mentre i cittadini sono costretti a subire ramanzine quotidiane sull’inquinamento delle loro auto nonostante tasse e costi che esse comportano!

L’economia iperturistica, desertifica ogni altra forma di produttività; instaura una stagionalità del lavoro che genera sottocupazione e sconvolgimento immobiliare e di servizi; innesca il degrado culturale e sociale delle comunità, che investite da folle di gente non hanno più alcuna possibilità di interagire.

Su tutto questo aleggia il fantasma dell’ingiustizia, quello della ripartizione dei benefici economici, per chi non vive di turismo, pur abitando in luoghi turistici dai quali trae solo disagi e prezzi alti, conseguenti al turismo stesso.

Non si può non essere consapevoli che non si tratta né di un’economia né di una grande impresa, ma di una infinita sommatoria di medi e piccoli interessi, capillari sul territorio, in buona parte protetti da politiche di tutela, spesso anche oltre i limiti del diritto e del buonsenso.

Forme “elementari” di abusivismo ricettivo e di evasione fiscale, sul tipo di quelle emerse in questi giorni ad Atrani, hanno generato  “amletiche” dichiarazioni: <<disciplinare gli eccessi” da parte delle amministrazioni>>.

Ma senza puntare sempre ai massimi sistemi, basterebbe solo maggiore attenzione nell’autorizzare, ovvero vigilare su spazi abitativi inadatti, allacci fognari incongrui e vani non sanati in via definitiva, accessibilità scarsa, parcheggi pertinenziali assenti, standard di sicurezza carenti e così via…

Sarebbe un vantaggio per tutta la comunità una riduzione di Imu e tasse ai proprietari di seconde case locate con contratto per abitazione. Al pari delle agevolazioni già applicate alle locazioni per aree “a densità abitativa nelle città, il governo dovrebbe legiferare anche per quelle “a densità turistica”.

Un’altra crepa che molti comuni turistici fanno finta di non vedere, è quella delle residenze fittizie, forse perché anche i finti residenti votano…

E notizia fresca che ad Ischia le Fiamme Gialle, dall’analisi dei dati anagrafici della popolazione residente, hanno accertato una notevole quantità di immobili indicati come prima casa, che invece risultavano di proprietari domiciliati in altri comuni. A quanto pare <<nessuno di loro risultava avere un medico di base sull’isola o figli frequentatori di scuole locali, ed i consumi di elettricità ed acqua erano inadeguati>>.

Pare che il mancato incasso, sia di circa €150mila solo di Imu e, considerato che l’indagine è ancora all’inizio, ed ha riguardato solo uno dei sei comuni, i risultati futuri potrebbero essere molto sorprendenti.

Al mancato introito Imu e Tari, non solo sulle isole ma anche in costiera amalfitana, si aggiunge quello dei permessi sulle targhe alterne, dei biglietti per il trasporto via mare a tariffa agevolata, e soprattutto quelli per il parcheggio degli autoveicoli, che in estate inspiegabilmente si riducono, con grande disagio per i “veri” residenti.