Rumore, un morbo incurabile?
di Giuseppe Civale
Grazie, amico Gaspare, per aver toccato un argomento che mi sta particolarmente a cuore, che si ripete ad ogni inizio stagione e che sembra insolubile. Eppure esistono tecniche estremamente efficaci da adottare per prevenire questo tipo di sventure. L’inquinamento acustico in Costiera è una componente intrinseca di un imbarbarimento etico in atto già da tempo. Qui trova conferma una teoria, che a me sembra naturalmente troppo azzardata, secondo cui una caratteristica tutta italiana è quella di imporre la propria presenza in base all’intensità del rumore generato. Sembra proprio che questa circostanza venga ignorata e che si preferisca invece la stupidaggine dello schiamazzo. Per combattere il chiasso infernale sia sulla strada nazionale che all’interno, incessante dal primo mattino a notte inoltrata, e per frenare la foga dell’umanità motorizzata nei Paesi civili vengono utilizzati dossi artificiali, cosiddetti dissuasori (qual divina espressione!!), per imporre invece il rispetto del limite di velocità a 30 km/h vengono piazzate telecamere nei punti più strategici, in grado di registrare le trasgressioni e le relative targhe con procedimento automatico di incasso tramite PRA. Ma, tenuto conto degli intoppi burocratici e del braccio di ferro da ingaggiare con gli organi vanamente preposti (province, regioni, stato), si tratta di una via senza dubbio difficile, il cui presupposto necessario e, forse, risolutivo, sarebbe un livello di esasperazione che per il momento non si intravede affatto tra la nostra gente.
Giuseppe Civale