Un giorno all’improvviso: Ravello fra la festa e il dolore
UN GIORNO ALL’IMPROVVISO ……… mi ritrovai catapultato in una chat di gruppo: “Aspettando il Tricolor….”! Era il 28 febbraio 2023 e subito fui assalito da una serie di domande: Non è troppo presto? Come la mettiamo con la scaramanzia? Questi chi sono? Esco/Non esco? Perché sono stato inserito in questo gruppo? Ecco fu quest’ultima domanda a illuminarmi e a farmi restare nel gruppo; perché? Pensai che era il giusto prezzo da pagare per aver commesso un peccato originale: aver portato a cavalcioni un figlio, che a stento si reggeva in piedi, nel tempio sacro del calcio mondiale, al San Paolo poi ribattezzato “Diego Armando Maradona”. Purtroppo non avevo colto in tempo il grave trauma che avevo provocato; quegli occhi increduli e meravigliati di un bambino davanti al manto verde circondato da migliaia di tifosi in delirio, dovevano essere un segnale premonitore chiaro, ma il vettore di quel bimbo strafelice era un portatore non sano del virus chiamato TIFO. Il contagio ci fu ed il virus, complice il DNA, ha portato al risultato che è sotto gli occhi di tutti.
Questa la premessa! Da quel momento sono rimasto nella chat in una complicità passiva, ispirandomi a Totò: “Chissà questo stupido dove vuole arrivare”. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, la chat si surriscaldava, al seguito della Capolista che se ne andava e di una regione in totale delirio; una serata di festa prendeva forma giorno dopo giorno; la chat era l’orologio (rigorosamente a cucù) che scandiva gli appuntamenti e le cose da fare, dall’alba a notte fonda; momenti di intenso dibattito costruttivo si alternavano con quello che in greco classico viene definito “cazzeggio”, ma tutto sempre in amicizia e concordia.
Dopo quasi due mesi e mezzo, la chat è diventata un’antologia di momenti, di umori, di sensazioni, di complicità e di confronto; un vero e proprio spaccato sociologico-culturale di un pezzo importante di Ravello; grazie a quella chat ho potuto verificare che gli elementi essenziali, che hanno caratterizzato la vita sociale di Ravello almeno nell’ultimo mezzo secolo, sono ancora vivi e forti: circa 150 giovani, frammisti a diversi adolescenti e qualche meno giovane, hanno ritrovato la gioia di stare insieme in nome di un credo, di una fede, di un ideale. Quello che più mi ha colpito sono stati alcuni elementi che hanno fatto da perno e da cornice costante alle parole e ai fatti, nonostante con il tifo e il Napoli Calcio avessero poco o nulla a che vedere: l’amore per Ravello ed i suoi monumenti, e il rispetto per gli altri. Sì, è stato molto bello leggere e verificare che l’intercalare ricorrente in ogni scambio di messaggi e di ogni azione sul campo era: “M’ARRACCUMANN”; ……mi raccomando facciamo attenzione; …..mi raccomando, niente provocazioni; ……..mi raccomando, non roviniamo nulla; …….mi raccomando non diamo fastidio ai turisti; insomma, un continuo ……MI RACCOMANDO RAVELLO.
E poi fu la festa; spontanea, vera, sentita, naif ma non cafona, appariscente ma non di cattivo gusto; zero alcool e a farne le spese i tanti “turisti matrimoniali” che senza la festa avrebbero, forse, raggiunto decibel più elevati di ammuina, ma sicuramente tasso alcolemico da coma. E’ stato bello vedere intere famiglie in piazza con bambini e anziani uniti dal colore “azzurro Napoli” su una maglia o nei capelli, su una sciarpa o sulla faccia.
Insomma una parentesi di positività assoluta che vogliamo sottolineare con due immagini della stessa piazza Duomo di Ravello: la sera della festa e la mattina dopo.
Bravi ragazzi, bravi tutti, che la vostra fede resti incrollabile, non solo quella per il Napoli ma quella per la vostra terra, per i valori che furono dei nostri antenati che ci hanno tramandato un paese straordinario, prima ancora che per le bellezze naturali e monumentali, per l’animo dei suoi abitanti, quegli abitanti che ieri sera hanno avuto dei rappresentanti straordinari, dal più piccolo al decano Alfonso Calce; non è un caso che le poche parole pronunciate da un commosso Alfonso – sintesi di un cinquantennio azzurro Napoli – sono state di ringraziamento a TUTTI, ai tifosi ravellesi e agli ospiti stranieri e Italiani presenti che hanno dovuto fare i conti con una Ravello diversa e non pubblicizzata dalle locandine turistiche.
Il pezzo originale che avevo scritto stamane finiva qui, poi la ferale notizia del pullman precipitato con la tragica morte del giovane autista, mi ha consigliato di aspettare per la pubblicazione. In queste ore ho pensato di integrare il testo proprio prendendo spunto dal titolo e dalla concomitanza.
La vita si sa, è un susseguirsi continuo di gioie e di dolori, di nascite e di morti, di una regina che muore e di un re che si incorona; ma se per molti eventi la casualità è indipendente dalla nostra volontà, per alcuni non può esserci sorpresa perché non sono casuali. Sarebbe bene che anche chi amministra (mi riferisco a tutti gli Amministratori locali e nazionali), così come hanno fatto in questi due mesi i nostri ragazzi tifosi, mettesse al centro e prima di ogni altro interesse, quello per il territorio e la sua tutela materiale e immateriale. Questo è il monito che ci viene anche dalla triste concomitanza che oggi ha ridotto la nostra gioia:
UN GIORNO ALL’IMPROVVISO va bene per la canzone e per lo scoppio di un amore, non può andar bene per scoprire che viviamo in una terra meravigliosamente e straordinariamente bella, ma altrettanto fragile.