Vico Equense: Intervista al premio Nobel Svante Pääbo
Il Direttore di Positanonews Michele Cinque ha intervistato il Premio Nobel a Vico Equense, nell’ambito della 25esima edizione del “Premio Scientifico Internazionale Capo d’Orlando” che si terrà questa sera per insignire personalità del mondo della scienza, della ricerca, della cultura, della divulgazione, del giornalismo e dell’imprenditoria.
“È motivo di grande orgoglio – ha spiegato Celentano, direttore del Museo Mineralogico Campano e fondatore del Premio – che il nostro riconoscimento scientifico celebri un anniversario così importante. La manifestazione, così come il Museo, sono progressivamente cresciuti in visibilità e importanza nel corso degli anni, partendo dalle tracce del nostro passato ma sempre con l’occhio al futuro. Non a caso, nell’edizione di quest’anno parleremo molto di evoluzione e di come ci siamo sviluppati dai primi ominidi. Onorati di avere Svante Paabo, fondatore della paleogenomica, insignito lo scorso dicembre del Premio Nobel per la Medicina”.
Svante Paabo ha scoperto i geni dell’uomo preistorico ed è convinto che siamo ancora in una fase di uomini primitivi.
Oggi la ricerca, secondo Paabo, sta procedendo, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
La biografia del Premio Nobel Pääbo da Wikipedia
Nato dalla relazione extraconiugale tra Sune Bergström (vincitore del premio Nobel per la medicina insieme a Bengt I. Samuelsson e John R. Vane nel 1982) e la chimica estone Karin Pääbo, ha assunto il cognome di quest’ultima.
Ha conseguito il dottorato di ricerca in biologia all’Università di Uppsala nel 1986. Dal 1997 dirige il dipartimento di genetica del Max Planck Institute di Lipsia, in Germania.[1][2][3]
Dopo aver studiato storia della scienza ed egittologia a Uppsala, si dedica alla medicina.
Il suo nascente interesse per la biologia molecolare lo porta a esaminare per primo il DNA di mummie egizie, nonché nel 1993 di Otzi, l’uomo preistorico ritrovato in un ghiacciaio in Tirolo nel 1991.
Il dipartimento diretto da Pääbo pubblicò nell’agosto 2002 un importante studio sul gene del linguaggio FOXP2,[4] che si scoprì mancante o danneggiato in individui con disabilità linguistiche.
Nel 2006 annunciò di avere in programma la ricostruzione dell’intero patrimonio genetico dell’uomo di Neanderthal. Nel 2007, Pääbo fu nominato dalla rivista TIME tra le 100 persone più influenti al mondo.[5]
Nel febbraio 2009, all’incontro annuale dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS), fu annunciato che il Max Planck Institute aveva completato la prima versione del genoma dei Neanderthal. Oltre 3 miliardi di coppie di geni erano state selezionate in collaborazione con la 454 Life Sciences. Questo progetto, coordinato da Pääbo, dovrebbe gettare nuova luce sull’evoluzione del genere umano.
Nel marzo 2010, Pääbo e i suoi collaboratori pubblicarono un report sull’analisi del DNA ricavato da un osso trovato nella grotta di Denisova in Siberia; il risultato era che si trattava di una specie di Homo non ancora conosciuta, l’Homo di Denisova.[6]
Nel maggio 2010, Pääbo e i suoi colleghi pubblicarono una sequenza sperimentale del genoma dei Neanderthal sulla rivista Science[7], per il quale il biologo e il suo team avevano ipotizzato una parentela tra gli uomini di Neanderthal e gli eurasiatici (ma non gli africani).[8] La comunità scientifica dà via via sempre più credito a questa teoria[9], nonostante lo scetticismo di una parte della comunità degli archeologi.[