Amalfi: storia della “corsa di Sant’Andrea”, appuntamento irrinunciabile ed immancabile per festeggiare il Santo Patrono
Si è svolta, nella serata di ieri, la corsa del busto del Santo Patrono di Amalfi.
Ma da dove nasce la tradizione della corsa?
“La Statua è stata salita in fretta fino all’atrio” è il primo sorpreso commento di chi si trovò davanti ad un avvenimento tutto nuovo e particolare. Era il 27 giugno 1946 e la giornata di festa era stata molto tesa.
Nei giorni precedenti, l’arcivescovo di Amalfi aveva scelto di vietare alla processione l’arrivo come consuetudine fino al mare, fino a quella spiaggia ormai “dissacrata” dai corpi semi-nudi dei bagnanti. I pescatori e l’intera città, in disaccordo con la decisione, scelsero di forzare la processione per farle seguire il consueto percorso. Gli ignari portatori della Statua di Sant’Andrea che erano stati incaricati dalla curia furono rimpiazzati in corso d’opera e la processione dirottata verso il mare. Come risposta, l’arcivescovo e il clero amalfitano abbandonarono la manifestazione, ritirandosi in cattedrale.
A fine giornata, la processione senza religiosi tornò in Duomo dove avvenne la prima e improvvisata Corsa di Sant’Andrea sui ripidi scalini della chiesa, per riportare la Statua nelle navate della chiesa.
E se quella “salita in fretta” lasciò di stucco, non vide tuttavia opposizioni da parte di un clero amalfitano già impegnato a capire come rispondere all’affronto della giornata.
Due anni dopo, nel 1948, la realizzazione del film La macchina ammazzacattivi di Rossellini certificava come la Corsa di Sant’Andrea era già entrata nei cuori degli amalfitani.
Da allora, 27 giugno o 30 novembre, a fine processione il pesante busto argenteo del protettore d’Amalfi sale fluttuando velocemente i 62 scalini che conducono all’ingresso del Duomo. Superando, in pochi secondi, quella decina di metri d’altezza. Oltre ad essere supportati dall’incitamento degli astanti, i portatori vengono assistiti nel loro ultimo sforzo da alcuni fedeli che, allacciati tra di loro come nella mischia del rugby, li sospingono verso l’alto.
Ad accoglierli in cima saranno il boato degli amalfitani e il suonare festoso delle campane.