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Basta nuove croci in vetta e rimozione di quelle esistenti? Possibile rinunciare alla presenza della Croce sul Monte Vico Alvano?

26 giugno 2023 | 12:53
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Basta nuove croci in vetta e rimozione di quelle esistenti? Possibile rinunciare alla presenza della Croce sul  Monte Vico Alvano?
Croce di Monte Vico Alvano, Piano di Sorrento (NA) (foto d'archivio)

Sia ben chiaro da subito, la mia è una provocazione, prendo spunto dalla querelle che oggi riportano la maggior parte dei quotidiani nazionali: le associazioni ambientaliste e il CAI hanno aperto a una riflessione sulle croci di vetta e il loro impatto sul paesaggio. Sono di Piano di Sorrento e se penso a una croce di vetta, penso a quella presente sulla cima del Monte Vico Alvano. Il Com. te Pietrantonio Iaccarino, che fu tra i più autorevoli conoscitori della nostra storia locale, scrisse a proposito di quella croce nel testo “Piano di Sorrento Città Comunità e Territorio” (Giannini Editore; 2009) “Per i carottesi il monte Vico Alvano è “’o rucione”, la grande croce. E’ un elemento familiare del paesaggio, un gigante silenzioso che li assiste e li protegge dalle avversità, una specie di genius loci di antica memoria. E’ la meta preferita a Pasquetta, par la caccia alle quaglie di maggio e settembre, per la raccolta dei corbezzoli e a metà giugno la raccolta dell’origano selvatico. // Croce di 16 metri, ancorata a un macigno di calcare, fu eretta nel 1901 per celebrare l’inizio del nuovo secolo”. Poche parole per dimostrare il valore storico, culturale e antropologico di questa croce; se ce ne privassimo ci impoveriremmo tutti: cristiani e non, di destra o di sinistra, soprattutto perché è certamente un simbolo identitario di questo territorio e degli abitanti che lo abitano, e sono convinto anche il paesaggio perderebbe qualcosa. Ho preso ad esempio la croce di noi “carottesi”, così si chiamano gli abitanti della piana a tre chilometri da Sorrento, ma immagino che tutta l’Italia possa vantare storie simili legate alle croci issate sulle cime di montagne e colline per invitare voi lettori a una riflessione che in questi giorni ha acceso un nuovo dibattito tra gli operatori e gli amanti della montagna sull’opportunità di installare o no, rimuovere o no le croci di vetta. Il Cai, sul proprio sito internet, ha chiarito la linea del club, questo a seguito di quanto emerso nel convegno organizzato presso l’Università cattolica di Milano proprio sul tema delle croci di vetta. Sul sito ufficiale, infatti, leggiamo: “Il Presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani, in riferimento a quanto pubblicato oggi (25 giugno 2023 N.d.R.) dalle agenzie di stampa, intende chiarire la posizione del CAI. “Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno autoreferenziale, allontanandosi dal significato originario al punto da destare prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco a immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il Ministro per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto*”. In estrema sintesi le associazioni che si occupano della montagna dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, in questi giorni, sono state chiamate a esprimersi in merito ad un’annosa questione riguardante l’opportunità o meno di continuare a installare simboli religiosi e non sui crinali e sulle vette. Simboli di qualsiasi genere dunque, anche quelli laici, che di là delle dimensioni e del materiale, non si dovrebbero più installare mentre quelli già esistenti andrebbero conservati a patto di prevederne la manutenzione. Gli ambientalisti, che si oppongono da sempre all’antropizzazione della montagna, sul tema delle croci di vetta, in passato, avevano già lanciato l’allarme rilevando come da alcuni decenni, il tradizionale uso di segnalare con una croce il culmine delle montagne abbia assunto un carattere sempre più vistoso, impattante sul paesaggio e in alcuni casi autoreferenziale che fa sorgere ragionevoli perplessità. In sostanza il dibattito sulle croci di vetta sembra indirizzarsi verso queste conclusioni: le croci già installate si potranno lasciare, ma non ne saranno aggiunte di nuove perché l’installazione di simboli della presenza dell’uomo, dove non servono a nulla, né dal punto di vista religioso né da altri punti di vista finiscono solo per deturpare il paesaggio. La quaestio passa ora ai responsabili del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, dovranno essere  loro a dettare ragionevoli soluzioni o quantomeno a fare chiarezza in merito all’installazione di manufatti sulle cime delle montagne.

di Luigi De Rosa