Giulia uccisa col bimbo in grembo , il compagno voleva farla scomparire. Orrore e dolore a Sant’Antimo

2 giugno 2023 | 00:34
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Giulia uccisa col bimbo in grembo , il compagno voleva farla scomparire. Orrore e dolore a Sant’Antimo

Giulia uccisa col bimbo in grembo , il compagno voleva farla scomparire. Orrore e dolore a Sant’Antimo paese della provincia di Napoli in Campania di dove era originaria Giulia. Una vicenda assurda, straziante, devastante, folle , incredibile che atrocità .
Sabato la uccide poi tenta di nascondere una verità che, mercoledì notte, emerge in tutto il suo orrore: il cadavere di Giulia è in un’intercapedine a meno di due chilometri da casa. Ora Impagnatiello è in carcere accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ma anche dai futili motivi e dalla crudeltà, di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Per i pm ha una «spiccata capacità manipolatoria e ingannatrice». Giulia lo capisce troppo tardi, dopo l’incontro con la ex che le rivela la vita parallela del compagno. È sola, disperata e anche furibonda: «Fai schifo alla razza umana. Hai fallito nella vita, due figli con due madri diverse. Che tu possa affogare nella m…a che ti crei da solo», gli scrive. Sta rientrando a Senago, lui ha già deciso di eliminarla. Nell’interrogatorio di mercoledì notte confessa tutto e lo fa con tono asettico. Il resoconto del massacro comincia con l’arrivo della fidanzata, che lo mette di fronte alla sua infedeltà. «La conversazione è durata poco e tra me e lei si è creato il gelo. Dopo di che ho mangiato una piadina, Giulia è andata in cucina per prepararsi la cena e ha iniziato a tagliare dei pomodori. Ha riaperto la discussione dicendomi che la vita per lei era diventata pesante», mette a verbale. «Con il coltello che stava usando per i pomodori ha iniziato a procurarsi dei tagli sulle braccia, ho cercato di avvicinarmi ma lei mi diceva che non voleva più vivere. Si era inferta già qualche colpo all’altezza del collo e io, per non farla soffrire, l’ho colpita altre tre o quattro volte. Il coltello è caduto, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita, che doveva riposarsi». Quando Alessandro l’aggredisce, Giulia cerca di divincolarsi «ma in maniera debole», non ha nemmeno la forza di urlare. Muore davanti al divano del salotto. «Ero confuso e annebbiato – prosegue Impagnatiello – Ho portato il suo corpo in bagno trascinandolo e l’ho messo nella vasca e lì mi sono reso conto che l’avevo uccisa. A quel punto volevo in qualche modo liberarmi del cadavere. C’era dell’alcol per le pulizie e le ho dato fuoco». Il tentativo fallisce, la porta nel box «con parte degli indumenti già bruciati, ci ho messo un po’ perché mi sono preso delle pause» e si premura di ripulire dal sangue il percorso «con panni in microfibra, carta e acqua». Poi va dalla sua ex Allegra a Milano, le dice che «Giulia non c’è più, nel senso che non è più un ostacolo per vivere una relazione con lei». Alle tre e mezza di notte è di nuovo a Senago, si ferma a un distributore e riempie di benzina una bottiglia. «La verso sul corpo di Giulia, ma anche in questo caso non sono riuscito nell’intento di renderla cenere e intorno alle 5 del mattino decido di spegnere le fiamme». Le operazioni non passano inosservate, tant’è che la vicina nota «una quantità ingente di cenere provenire dalla porta di ingresso dell’appartamento di Impagnatiello, continuare sulla scale sino al loro box – riferisce agli investigatori – In quantità tale da farmi pensare a una grigliata, sebbene quel giorno non avessi sentito odore di barbecue».
I MESSAGGI
Alle sette di domenica mattina Alessandro va al lavoro e lascia il corpo nel garage. Martedì lo carica in auto, dove resta fino a mercoledì notte quando se ne disfa. «Io ho comunque usato la macchina andando in giro con il cadavere nel bagagliaio», puntualizza. Nel frattempo getta passaporto e cellulare di Giulia in un tombino, valuta l’acquisto di uno zaino da trekking per scappare, spera che i tentativi di depistaggio abbiano successo. Come i messaggi che manda alla fidanzata, già morta. Domenica: «Baby dove sei? Ci stiamo preoccupando tutti». Lunedì: «Prima guardavo le nostre foto a Ibiza. So che non sono stato un fidanzato ideale negli ultimi mesi». Martedì: «Dicci solo che sei fuggita in qualche Paese lontano». Per il procuratore aggiunto Letizia Mannella l’omicidio di Giulia Tramontano «è un’altra tragica vicenda di femminicidio: a noi donne insegna che non dobbiamo mai andare all’ultimo incontro chiarificatore con un uomo».