La cerimonia funebre per BERLUSCONI

14 giugno 2023 | 18:37
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Da Minori in Costiera amalfitana il commento di Gaspare Apicella

Io non sono di certo un elettore di Forfza italia, ma tengo a precisare che qua to fatto mercoledì
pomeriggio al Duomo ed in piazza Duomo a Milano e trasmesso sulla rete nazionale di RAi1 dovrebbe mettere a tacere quei denigratori di professione che, ,non avendo da raccontare qualcosa di concreto e sin cero, si affannano a offendere chiunque capiti a tiro

La diretta del funerale è insieme l’estremo saluto alla salma ma anche la cerimonia di consacrazione mediale, dove si mescolano l’antico e il moderno, dove la tv generalista esprime ancora tutta la sua forza nazionalpopolare, il suo essere rito collettivo in assenza di una ritualità codificata, come avviene nei funerali dei reali inglesi.

Mentre l’elicottero riprendeva il carro funebre che lasciava la Villa San Martino di Arcore, le telecamere in piazza Duomo scrutavano l’ingresso in chiesa degli invitati, come nelle cerimonie laiche. Invitati che si salutavano amichevolmente tra di loro, parlottavano, ridevano davanti agli occhi del pubblico esterno, transennato perché non creasse confusione ma potesse dire c’era questo, c’era quello: autorità istituzionali, uomini dello spettacolo (persino Lele Mora), parenti, amici.

All’arrivo del feretro in Duomo c’è stato un doppio saluto, a sottolineare la commozione e l’inevitabile effetto pop: da una parte il picchetto d’onore con i carabinieri in alta uniforme e la rappresentanza di tutte le forze armate, come si conviene a un funerale di Stato, dall’altra gli applausi della folla, rotti dal coro della curva milanista: «C’è un solo un presidente, c’è un solo presidente, Silvio, Silvio, Silvio».

Marina Berlusconi e Marta Fascina (compresa nel suo sentimento), vicine in chiesa e accanto anche fuori. La primogenita dell’ex premier e Fascina sono entrate in Duomo tenendosi per mano. All’interno si sono sedute accanto in prima fila, dove c’erano gli altri quattro figli. E, come hanno mostrato più volte le telecamere, si sono commosse, asciugandosi le lacrime.

Nell’omelia, monsignor Mario Delpini ha cercato di riassumere la vita avventurosa del defunto: «Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento».

L’atmosfera era rotta solo dagli scatti e dai lampi dei telefonini, come se i nuovi mezzi di comunicazione volessero, a loro modo, fare le estreme onoranze ai vecchi.

Quando il feretro di Silvio Berlusconi è stato portato a spalla fuori dal Duomo si è levato un lungo applauso delle tante personalità che hanno preso parte ai funerali. Come usa ora, avendo smarrito il significato simbolico del silenzio.

A fatica si è sentito il commento di Rita Dalla Chiesa, forse il più pertinente: «Più che un funerale è stata una festa a Silvio Berlusconi, un ringraziamento per quanto ha fatto». Da sempre è così, ma con la diretta televisiva e soprattutto con i social media più che per i morti, i funerali si celebrano per i vivi.