Le rose di Sarajevo di Erri De Luca di scena a Villa Fondi
Piano di Sorrento (NA) Nell’ambito della rassegna “Estate Blu 2023” organizzata dal Comune di Piano di Sorrento, sabato 24 giugno con inizio alle ore 20:30 nella splendida cornice dell’antica dimora appartenuta al Principe di Fondi don Giovanni Andrea De Sangro, semplicemente nota come “Villa Fondi” si terrà lo spettacolo “Le rose di Sarajevo” di e con Erri De Luca, accanto al noto scrittore Cosimo Damiano Damato e la Minuscola Orchestra Balcanica formata da Giovanni Seneca (chitarra classica), Gabriele Pesaresi (contrabbasso), Anissa Gouizi (voce e percussioni, tamburi a cornice e darabouka). La scelta del Sindaco, Salvatore Cappiello, e dell’Assessore alla Cultura Giovanni Iccarino è caduta su di un’opera tanto impegnativa quanto emblematica dei tempi che stiamo vivendo: “Cosa provoca le guerre? È difficile stabilirne le cause mentre gli effetti sono tristemente noti: carestia, distruzione, dolore, morte”, le rose di Sarajevo sono simboli visibili di tutto questo. I fori provocati dai mortai durante l’assedio dal 1992 al 1996 sono stati riempiti di resina rossa per ricordare il sangue delle vittime e la loro forma è simile a quella di una rosa che sta perdendo i petali. Le resine deteriorate dal tempo vengono ancora oggi rinnovate dai cittadini per non dimenticare. Lo spettacolo scritto e interpretato da Erri De Luca è un omaggio al Cantore di Sarajevo ossia il poeta e filosofo bosniaco Izet Sarajilic conosciuto durante il conflitto mentre lo scrittore napoletano svolgeva il lavoro di autista di convogli umanitari. Accanto ai ricordi sempre vivi, lo spettacolo attinge al folto carteggio tra i due intellettuali pubblicato nel 2007 dalla casa editrice “Dante & Descartes” di un editore libraio di alto profilo umano e culturale qual è Raimondo Di Maio, nonché alcune riflessioni e poesie del poeta turco Nazim Hikmet. Con l’ausilio dello sceneggiatore Cosimo Damiano Damato, Erri De Luca ci parla della vita del Cantore di Sarajevo che non ha mai lasciato la città/prigione anche quando ha avuto la possibilità di fuggire e riparare all’estero. Nella sua casa ha sempre accolto tutti confortandoli con la lettura delle sue poesie. Durante quegli inverni rigidi, esaurita la legna, ha bruciato persino i libri della sua biblioteca ad eccezione di quelli di poesia perché scaldavano il cuore ed erano una promessa di speranza. Durante il conflitto morì anche la sua amatissima moglie alla quale dedicò questi versi intitolati Nessuna tu: “Tante donne e nessuna tu./A Sarajevo duecentomila donne e nessuna tu./In Europa duecento milioni di donne e nessuna tu./Nel mondo due miliardi donne e nessuna tu”. Se pensiamo che solo qualche giorno fa la nostra cronaca nera rubricava l’ennesimo assassinio di una giovane donna e con lei del bambino che essa portava in grembo, ci rendiamo conto di quanto avremmo bisogno di esempi come quelli rappresentati dalla poesia d’amore di Izet Sarajilic: in nome di una Madre, nessuna più!
a cura di Luigi De Rosa
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