Pio XI lo definì «la perla del clero italiano». Nato il 15 gennaio 1811 a Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco), fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1833 a Torino, dove fu poi accolto nel Convitto Ecclesiastico fondato del teologo Luigi Guala, il quale lo avviò all’apostolato del catechismo ai giovani muratori e verso i carcerati e, dopo tre anni di studio, gli affidò l’insegnamento della teologia morale pratica. Riferendosi alle dottrine di S. Alfonso M. de’ Liguori quando ancora nell’insegnamento ufficiale dominava un indirizzo rigorista, il Cafasso formò generazioni di sacerdoti che ne assimilarono la dottrina e ne seguirono gli esempi. Ciò che insegnava dalla cattedra lo applicava nel confessionale, dove rimaneva ore ed ore convertendo ogni genere di peccatori e spronando a compiere opere di misericordia sacerdoti e laici. Un’attenzione speciale dedicò ai carcerati: ne accompagnò ben 68 al patibolo eretto nel famoso “rondò della forca”, ed era talmente convinto della loro salvezza, ottenuta per intercessione della Madonna, che li chiamava i suoi «santi impiccati». Nel 1848 divenne rettore del Convitto succedendo al Guala, che lo lasciò erede di un ricco patrimonio, da lui usato per soccorrere i poveri, i carcerati, le vocazioni. Aiutò moralmente e materialmente il compaesano Don Bosco, nel quale seppe trasfondere il suo spirito sacerdotale. Minato, nel fisico già piuttosto gracile, dalle penitenze a cui si sottoponeva e dalle fatiche del suo intenso apostolato, morì il 23 giugno 1860 a soli 49 anni. Don Bosco sulla porta della chiesa del suo Oratorio collocò una epigrafe che definiva il Cafasso «Il modello di vita sacerdotale / del Clero maestro per eccellenza / il padre dei poveri / il consigliere dei dubbiosi / il consolatore degli infermi / degli agonizzanti il conforto / il sollievo dei carcerati / la salute dei condannati al patibolo / l’amico di tutti / il grande benefattore dell’umanità». Beatificato da Pio XI nel 1925, fu canonizzato da Pio XII il 22 giugno 1947 e l’anno dopo proclamato “patrono delle carceri d’Italia”.