Gregorio, nato a Venezia il 16 settembre 1625, ha appena sei anni quando gli muore la mamma, ma per fortuna ha un padre esemplare, che lo guida alla pratica di una soda pietà. Nel 1643 – con la prospettiva di una carriera diplomatica – parte per Münster, come segretario di Alvise Contarini, ambasciatore veneziano al congresso di pace di Westfalia. Nel frattempo, conosce il nunzio pontificio Fabio Chigi, che nei frequenti incontri con lui lo introduce all’ascetica di S. Francesco di Sales e lo avvia allo studio delle scienze sacre. Tornato a Venezia, dopo qualche anno è consigliato dal Chigi, nominato frattanto cardinale, di studiare legge e poi di stabilirsi a Roma. A Padova Gregorio si laurea in utroque iure e il 21 dicembre 1655 è ordinato sacerdote a Venezia. Raggiunge quindi Roma, dove il Chigi è stato eletto papa col nome di Alessandro VII. Scoppiata la peste, viene incaricato di organizzare la pubblica sanità nel popolare rione di Trastevere, compito che svolge con grande diligenza incurante dei rischi di contagio. Nel 1657 il Papa lo nomina vescovo di Bergamo e Gregorio prende a modello del suo episcopato S. Carlo Borromeo, puntando alla riforma della diocesi e del clero con la piena attuazione del concilio di Trento. Comincia dai preti, proibendo loro di assistere alle rappresentazioni teatrali, promuove la pratica dei ritiri mensili, degli esercizi spirituali e le missioni al popolo, e decide di esaminare personalmente i candidati al sacerdozio: nel 1658 se ne presentano duecento e lui ne promuove soltanto otto. Nominato cardinale nel 1660, è poi destinato alla sede di Padova, che reggerà per 33 anni con lo stesso programma pastorale avviato a Bergamo, riformando radicalmente il seminario, facendone un vivaio di missionari, e istituendo numerose scuole della dottrina cristiana. Muore all’alba del 18 giugno 1697. Beatificato da Clemente XIII nel 1761, quasi due secoli dopo è canonizzato da Giovanni XXIII il 26 maggio 1960.