Paolino nacque a Bordigala (l’odierna Bordeaux) verso il 355 e durante gli studi fu discepolo del poeta Ausonio, poi dopo aver ricoperto alcune magistrature nel 381 fu nominato governatore della Campania. Tornato in patria nel 384, dopo una breve sosta andò in Spagna dove sposò Therasia da cui ebbe un figlio, Celso, che morì prematuramente. In seguito si trasferì in Aquitania, nella Francia sud-occidentale, dove intensificò i rapporti sociali e culturali con il mondo aristocratico e letterario. Nel frattempo aveva conosciuto anche S. Ambrogio, che egli ringrazierà per il «nutrimento di fede da lui ricevuto». Prima del 389 fu battezzato dal vescovo di Bordeaux, e da qui cominciò la sua conversione all’ascetismo, suscitando la dura reazione del pagano Ausonio, il quale cercò inutilmente di dissuaderlo. Intorno al 393 Paolino, non ancora quarantenne, dopo aver venduto il suo patrimonio a Barcellona iniziò la sua vita monastica e un anno dopo fu ordinato sacerdote; quindi si stabilì a Nola, presso la tomba di S. Felice, con la moglie ormai compagna della sua vita in regime di castità, e con alcuni amici e discepoli, dando vita a una piccola comunità di asceti. Presto Nola diventò un fervido centro di spiritualità mentre a Paolino ricorrevano per consiglio, anche per via epistolare, vescovi, tra cui S. Agostino, sacerdoti, monaci e anche laici, in particolare il noto scrittore Sulpicio Severo, suo compagno di esperienze giovanili e di conversione. Nel primo decennio del secolo V il santo fu consacrato vescovo di Nola, e da allora egli ebbe molto a soffrire per causa dei Goti di Alarico dopo il saccheggio di Roma e la distruzione di Nola, dove fu fatto prigioniero. Rimesso in libertà, si adoperò con ogni mezzo per la ricostruzione della chiese distrutte, per soccorrere gli orfani e i bisognosi, dando l’esempio di una carità senza limiti. Morì il 22 giugno del 431. Di lui ci sono giunti 51 lettere, 31 componimenti poetici, tra cui i noti Carmina natalicia.