Romualdo nasce a Ravenna da una famiglia ducale verso la metà del secolo X, da giovane entra nel monastero di S. Apollinare, rimanendovi per un triennio, ma poi ne esce perché deluso dalla mediocrità di quei monaci e conduce vita eremitica nei pressi della laguna di Venezia, facendosi discepolo di Marino, un eremita al quale più tardi si unisce un gruppo di nobili, tra cui il doge Pietro Orseolo I, e con loro raggiunge il monastero di Cuxa, sui Pirenei, dedicandosi alla preghiera e al lavoro della terra. Lì lo informano che suo padre, che si era fatto monaco a S. Severo in Classe, è tornato nel secolo. Lui lo raggiunge e lo convince a rientrare nel monastero. Seguono una serie di esperienze eremitiche che lo vedono nella zona di Bagno di Romagna, poi sul monte Catria nell’Appennino umbro-marchigiano e a Comacchio. L’imperatore Ottone III gli affida il riordinamento del monastero di S. Apollinare, ma il suo rigore non piace ai monaci e lui se ne va. Lo ritroviamo nei pressi di Parenzo, in Istria, per tre anni, per lo più recluso in una cella, poi in Val di Castro, tra Fabriano e Cingoli, dove costruisce delle celle per sé e per i suoi discepoli, quindi presso Orvieto dove fonda un monastero che però poi abbandona perché deluso dalla condotta dell’abate. Segue una serie di peregrinazioni che nel 1023 lo portano a Camaldoli, dove costruisce cinque celle separate per altrettanti eremiti che si dedichino alla sola contemplazione divina; più tardi il vescovo aretino Teobaldo vi consacra la chiesa di S. Salvatore. Infine, dopo aver scelto tra essi il priore, abbandona il luogo per recarsi a morire presso il suo monastero di Val di Castro, recluso in cella eremitica, dove spira santamente il 19 giugno 1027. S. Pier Damiani ne scriverà la vita quindici anni dopo, arricchendola di visioni e di miracoli, di lotte col diavolo, il tutto attestato dai monaci che lo avevano conosciuto. Romualdo viene canonizzato verso il 1032 da Benedetto IX.