Palermo: scopre di avere la leucemia durante la gravidanza, medici la curano senza chemio e fanno nascere la bimba

Trentasei anni e incinta di una bimba, scopre di avere una forma acuta di leucemia. I medici sono riusciti a salvarla senza sottoporla alla chemio e hanno fatto nascere la bimba. La storia di buona sanità arriva dall’ospedale Policlinico Paolo Giaccone, dove è stato applicato un protocollo innovativo contro la leucemia mieloide acuta. Si tratta del secondo caso risolto dallo staff di Ematologia dell’azienda ospedaliera universitaria usando un approccio “chemio – free”, senza farmaci caratterizzati da elevata tossicità.

La paziente era seguita per la gravidanza dai medici dell’ambulatorio prenatale dell’unità operativa di Ginecologia. Dalle analisi sono emersi valori oltre soglia ed è stata richiesta la consulenza ematologica. “La paziente è giunta alla nostra osservazione alla 24esima settimana di gestazione – spiega Sergio Siragusa, direttore dell’Ematologia – con un quadro di anemia, piastrinopenia e leucocitosi. Essendo tali esami non compatibili con l’età gestazionale, abbiamo eseguito esami ematologici di II livello confermando la diagnosi di leucemia acuta mieloide. L’inizio di una chemioterapia aggressiva avrebbe compromesso la vitalità del feto e aumentato nella donna le complicanze ostetriche. Di conseguenza, in accordo ai dati di recenti sperimentazioni, – continua l’ematologo – abbiamo adottato un approccio di attesa nell’inizio della chemioterapia” per consentire un maggiore sviluppo del feto e quindi una maggiore possibilità di sopravvivenza.

L’approccio di attesa nella terapia di una patologia tanto acuta, sebbene confortata da recenti dati scientifici, non ha sufficienti evidenze nel setting della gravidanza. “Abbiamo pertanto deciso – continua Siragusa – di eseguire controlli settimanali del midollo, al fine di monitorare il clone leucemico. In caso di incremento significativo, avremmo dovuto iniziare una chemioterapia e indurre un parto prematuro”.

Il protocollo modulato adottato in collaborazione con i ginecologi ha permesso una gravidanza regolare con il controllo della malattia ematologica acuta. L’approccio innovativo è risultato vincente e la donna ha potuto condurre la gravidanza fino alla 32esima settimana di gestazione e partorire una bambina trasferita per due settimane nella terapia intensiva neonatale, ma con decorso privo di complicanze.

“Dopo il parto – illustra Siragusa – abbiamo iniziato una terapia basata una combinazione di nuovi farmaci chemioterapici che permettesse la cura a casa, su desiderio della paziente che voleva, tra l’altro, allattare la figlia. Una chemio terapia tradizionale avrebbe, infatti, comportato un lungo ricovero della paziente in ambiente ospedaliero. La correttezza della scelta è stata dimostrata dal fatto che la paziente dopo pochi cicli di terapia ha ottenuto la massima risposta, è andata in remissione molecolare completa e adesso proseguirà con la terapia trapiantologica”.

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