Signori, chi è di scena? Omaggio a Gerardo D’Andrea
Positano (SA) “Cercate di non chiudervi dentro voi stessi, perché se vivrete con le spalle contro un muro, in un angolo, vi faranno forse meno male ma, alla fine, avrete vissuto malissimo. Dandovi, credendovi, prenderete delle ferite terribili, vi faranno delle cose spaventose, però alla fine sarete stati vivi”, queste sono parole di un mostro sacro del teatro italiano, Giorgio Strehler (1921 – 1997), che mi sono tornate in mente questa mattina quando, dando un’occhiata al calendario, ho realizzato che il 2 giugno di due anni fa, a 84 anni, moriva a Napoli Gerardo D’Andrea, attore, regista, ma soprattutto ideatore e direttore artistico del Positano Teatro Festival – Premio Annibale Ruccello. Gerardo D’Andrea credo si sarebbe riconosciuto in questa frase. Uomo di teatro che amava profondamente il palcoscenico e i suoi protagonisti, ne sanno qualcosa Giuseppe Patroni Griffi e Edmo Fenoglio con i quali lavorò in RAI, ma anche Werner Schroeter, Leopoldo Mastelloni e Pasquale Squitieri per citare a memoria solo alcuni con i quali ha condiviso successi. Conobbi Gerardo D’Andrea in occasione del Positano Teatro Festival edizione del 2019, ero venuto ad assistere a “Compleanno”, quella sera gli chiesi timidamente se potevo intervistare il protagonista dell’opera e lui mi rispose, con quel suo fare solo apparentemente burbero e quel vocione che quando era seduto al Bar De Martino ne rivelava subito la presenza anche nell’ora di punta: “Certo che puoi, un vero attore ama sempre incontrare il suo pubblico”. E io che al liceo avevo avuto come professore di Storia dell’Arte Franco Autiero, ne fui felicissimo, si chiudeva un cerchio per me, incontravo finalmente per la prima volta Enzo Moscato, che insieme ad Annibale Ruccello, aveva inventato non solo i nuovi personaggi del teatro contemporaneo ma un linguaggio di una creatività straordinaria. Gerardo dal palco ci invitava sempre a spegnere i telefonini e accendere il cervello, beh questo è un suggerimento che non dovrebbe mai mancare, anche perché fin dai tempi di Epicarmo, Aristofane e Menandro a questo dovrebbe servire il teatro, quello vero, ad illuminare le menti per coltivare il pensiero critico, non omologato: l’augurio oggi è che con questo spirito si continui a coltivare l’amore per il teatro così come ci ha insegnato Gerardo.
di Luigi De Rosa
Piazza dei Racconti, Positano (foto di Vito Fusco)