Vittime della strada: ancora troppa indifferenza, manca una cultura della sicurezza
Vittime della strada: ancora troppa indifferenza, manca una cultura della sicurezza
Conserva gelosamente nella sede dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada la penna che gli ha regalato l’allora premier Matteo Renzi, usata per firmare, nel 2016, il decreto legge sul reato di omicidio stradale, Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione.
Evento storico e legge ottenuta grazie all’impegno ed alla lotta di anni della stessa Associazione insieme a quella di Mamme Coraggio della presidente Elena Ronzullo, anch’essa a Palazzo Chigi nell’occasione.
Una penna- cimelio, commenta con amarezza Pallotti, che tuttavia non sembra aver ottenuto risultati. Lo indicano i numeri di un autentico bollettino di guerra che la cronaca registra ogni fine settimana (e non solo) sugli incidenti stradali che insanguinano le nostre strade.
Strage senza fine con migliaia di morti, soprattutto giovani e causati in maggioranza da alcol e uso di sostanze stupefacenti, eccessiva velocità e scarsa contezza del pericolo. “Le leggi ci sono, si fanno tante belle parole – afferma Pallotti – ma quanto accade segna un fallimento della società. Per il virus sono state prese iniziative eccezionali, mascherina, green pass, chiusi in casa. Era emergenza.
Ma non la è forse pure questa dei morti in strada, anche più numerosi di quelli della pandemia? E su questa si fa poco o nulla. Colpa di tutti noi; della politica, maggioranza e opposizione. Siamo davanti a una tragedia mostruosa e stiamo raccogliendo ciò che abbiamo seminato”.
Le Associazioni vanno nelle scuole, scrivono comunicati perché il rimedio al disastro è creare una diversa cultura. “Ci siamo dimenticati dei giovani – sottolinea Pallotti – della loro educazione; ne abbiamo perso il controllo e allora non mi stupisco che finiscano ad assumere droghe, alcol. Mancano i professori, mancano le famiglie, manca il coraggio da parte di tutti di spiegare le cose ai giovani.
Tuttavia abbiamo anche carenza di infrastrutture, strade dissestate, autostrade inadeguate pur pagando pedaggi alti. Pensiamo a ponte Morandi, ma anche ad un guard rail pericoloso in Veneto, contro il quale si è schiantato un bus con 17 ungheresi in visita in Italia, morti.
E quella struttura è ancora lì, com’era”. Fa eco la più coraggiosa delle Mamme Coraggio, Elena Ronzullo, che è presidente a giusto titolo e attende da 14 anni di capire perché è morto il figlio di 19 anni in un incidente stradale e se ci sono state responsabilità.
“Aiutiamo le famiglie nei processi e standogli accanto moralmente – dice Elena- perché in questi processi sai quando entri, non quando esci. Troppo lunghi.
Occorrono pene giuste che educhino. Magari arresti domiciliari o altro ma che possa far capire l’errore fatto a chi si è messo al volante ed ha ucciso, ubriaco o drogato”. “Occorrono più controlli – invoca – sembra che lo sballo sia quello che conta e questi concetti vanno fermati.
Occorre cambiare cultura, invochiamo accertamenti rigorosi. Chiediamo a tutti di pensare se il morto sul quale indagano fosse loro figlio. Noi siamo diventati troppo indifferenti a queste stragi stradali”.
Dino Frambati