Cartello terminal container nel porto di Napoli, c’è l’istruttoria della Antitrust

Dalla delibera della autorità si rileva che a segnalare alla Antitrust l’applicazione della maggiorazione tariffaria è stata l’Autorità di sistema portuale partenopea diretta da Andrea Annunziata e non i diretti interessati

Dopo le segnalazioni sul presunto cartello sul terminal container di Napoli, l’Antitrust ha avviato l’istruttoria tesa a verificare la fondatezza della ipotesi. Conateco e Soteco, entrambi riconducibili al gruppo Msc essendo controllati da Marinvest, subholding italiana del gruppo ginevrino fondato da Gianluigi Aponte, si sarebbero coordinate con il Terminal Flavio Gioia, altro terminal operator concessionario dello scalo e facente capo alla famiglia Bucci “per applicare agli spedizionieri del porto di Napoli un aumento tariffario violando la disciplina a tutela della concorrenza”. Lo riporta una nota dell’Antitrust che spiega come “l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti delle società Conateco, Soteco, Marinvest e Terminal Flavio Gioia per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nel settore dei servizi di movimentazione merci in ambito portuale. Secondo l’Autorità, questi operatori avrebbero concordato di applicare contestualmente lo stesso aumento tariffario per tutti i contenitori in import destinati ai terminali del porto di Napoli. Tale accordo individuerebbe l’esatto ammontare della tariffa da applicare (25 euro per ogni contenitore da 20 piedi e 30 euro per ogni contenitore da 40 piedi) e la data della sua decorrenza (1° febbraio 2023) e sarebbe stato effettivamente attuato dalle società ”.Per l’Antitrust la presunta intesa “che determinerebbe il coordinamento delle strategie commerciali di tutti i terminalisti attivi nella movimentazione di container nel porto di Napoli, appare suscettibile di alterare sensibilmente la concorrenza nel mercato interessato”.

Dalla delibera della autorità si rileva che a segnalare alla Antitrust l’applicazione della maggiorazione tariffaria è stata l’Autorità di sistema portuale partenopea diretta da Andrea Annunziata e non i diretti interessati. Tra l’altro Accsea (Associazione Campana Corrieri, Spedizionieri e Autotrasportatori), Assospena (Associazione degli Spedizionieri Doganali di Napoli) e Consiglio Compartimentale spedizionieri Doganali Napoli erano  i destinatari a cui era diretta la comunicazione delle società Msc e di Tfg con cui a gennaio si introduceva la maggiorazione denominata “energy surcharge”, per affrontare “l’incremento generalizzato di costi [….] tra cui principalmente possiamo annoverare l’imprevedibile e spropositato aumento dei costi dell’energia elettrica (+130% rispetto al 2021) e delle altre fonti combustibili (+40% gasolio da autotrazione) nonché, come ciliegina sulla torta, l’incremento/adeguamento su base automatica dei canoni concessori che quest’anno raggiunge l’incredibile percentuale di aumento del 25% (che si aggiunge all’aumento di quasi il 10% dello scorso anno)”.L’ente era indicato in indirizzo della comunicazione solo per conoscenza. L’intesa per introdurre l’incremento tariffario, secondo l’Agcm, “appare suscettibile di alterare sensibilmente le condizioni di concorrenza nel mercato interessato, (…) appare idonea a incidere sensibilmente sulla concorrenza di prezzo tra tali operatori, (…) potrebbe essere suscettibile di incidere sul commercio intraeuropeo, (…) e appare, infine, consistente, poiché coinvolge la totalità degli operatori attivi nella fornitura dei servizi di movimentazione di container nel Porto di Napoli”. Intanto l’istruttoria è stata aperta, gli esiti non tarderanno ad arrivare.

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