Il boomerang del turismo esplode nelle Aree Unesco, impreparate al “Rischio sovraffollamento”.
Dalla Travel Guide Fodor’s, storico editore di informazione turistica e guide in lingua inglese, in Italia meglio non accostarsi a Venezia ed alla Costiera Amalfitana, che essendo mete tra le più gettonate, sono quelle da evitare, per non finire in carnai autentici.
In effetti la Campania è tutta in controtendenza rispetto alle altre regioni a vocazione turistica, dove invece si tenta di uscire dal modello di regole attuale degli affitti brevi, e riconsegnare le città d’arte ai cittadini.
La nostra Regione infatti, approva la legge sulle locazioni brevi, consentendo l’alloggiamento anche per una sola notte, più altri riconoscimenti all’extralberghiero.
In molti si sono chiesti cosa accadrà adesso in Costiera Amalfitana e Penisola Sorrentina.
Oltralpe ad esempio a Parigi, le case vacanza, oltre un certo numero di giorni, vengono equiparate ad imprese alberghiere e chiamate a rispettarne tutti i requisiti.
Anche in Italia gli esempi non mancano, emblematico quello di Firenze, dove il sindaco ha chiesto agli uffici urbanistici, una norma di salvaguardia dagli affitti turistici brevi nel centro storico, con l’introduzione del concetto di “Area Unesco” nella normativa di riferimento.
La Campania Felix vive in un limbo, preferisce ignorare lo tsunami del turismo globale e la desertificazione dei residenti, non solo nei centri storici metropolitani, ma anche nei borghi costieri, che stanno diventando dei macro-villaggi turistici ad apertura stagionale.
È inutile illudersi che sia un fenomeno transitorio post-covid, non tenderà affatto ad attenuarsi, dato che si tratta in realtà, della nuova industria “pesante” del nostro secolo!
I nostri amministratori si stanno rivelando del tutto inadeguati a gestirla in modo sostenibile, incapaci a programmarne i macro flussi, di fatto incompatibili con realtà miniaturizzate e di pregio come quelle nostrane.
Cosa succederà? Non è tanto difficile rispondere: semplicemente quello che è già accaduto altrove: la decadenza dei luoghi.
I cittadini tuttavia hanno la libertà e l’onere individuale, di approfittare o meno di una norma che, alcuni considerano un’opportunità mentre altri semplicemente una condanna.
Si può sempre reagire, anche opponendo resistenza, autoregolandosi, ricorrendo alla propria esperienza e soprattutto a quella innata capacità di trasformare gli elementi di debolezza in punti di forza e di opportunità, come hanno fatto gli avi, abitatori per secoli di questi duri territori, che hanno saputo plasmare con intelligenza e maestria.
In questo momento epocale, tale capacità può costituire la migliore arma di difesa contro una classe dirigente priva di scrupoli, gretta e miope che, pur di arricchirsi in breve tempo, è disposta ad impoverire le comunità a lungo termine.
Quali sono gli elementi di debolezza?
Quello più antico è il traffico, dovuto alla tortuosità delle arterie stradali, che paradossalmente è stato il primo vero fattore di tutela, ed oggi è un punto di forza sul quale fare leva, per limitare drasticamente il caos delle vacanze lampo.
L’altro elemento è quello topografico della costa, che consente un carico minimo di bagnanti, a causa della scarsità delle spiagge e dell’assenza di attracchi marittimi adeguati.
Anch’esso però è un punto di forza, nella misura in cui permette di limitare sia gli sbarchi che la balneazione: biglietti sulle vie del mare a numero chiuso, così come anche sui lidi, e tornelli sulle spiagge “libere”, a parità di spazio effettivamente disponibile, sulla scorta di quanto già sperimentato nell’estate post-covid.
Il turismo di massa, determina un carico quantitativo e qualitativo che nuoce sia alla qualità di vita di turisti e residenti sia alla conservazione del patrimonio, materiale ed immateriale.
La sua limitazione costituisce la chiave di volta, per reagire alle conseguenze deleterie che comporta: la fuga dei turisti di qualità dei tempi d’oro, e l’avanzata del “popolo del selfie“, quello rumoroso ed ingombrante, che consuma e se ne va abbandonando i rifiuti in spiaggia.
La tariffazione degli accessi, nemmeno va demonizzata: è utile a disincentivare il turismo selvaggio, e a raccogliere risorse per politiche di perequazione tra chi vive di turismo e chi ne subisce gli effetti.
Non è un caso che sia malvista, proprio da quegli imprenditori turistici, le cui attività intensive, prive dei requisiti minimi per aree di sosta, minano gli equilibri del buon vivere.
L’associazionismo è un’altra strategia d’innesco, tra realtà tradizionali e turismo alternativo (emozionale, culturale, naturistico, esperienziale, sportivo ecc.), tra aree costiere ed aree interne, con scambi, soggiorni lunghi più stanziali ed anche invernali, come si è sperimentato quest’anno a Vietri sul Mare, con la prima Scuola di Ceramica, in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Il Referendum Comunale, in questo escursus, costituisce lo strumento “principe” nelle mani dei cittadini, col quale verificare i bisogni reali ed offrire a questi nostri “deboli” amministratori, la forza di agire sui temi più controversi, senza doversi esporre eccessivamente.
L’ordine del giorno per i residenti nelle nostre “Aree Unesco” è: liberarsi dai signori dello sfruttamento estremo del territorio, per restare sempre fedeli a se stessi…