No all’Ospedale a Sant’Agnello, no al sottopasso a Castellammare, no al depuratore a Maiori. C’entra la sindrome Nimby?
No all’Ospedale a Sant’Agnello, no al sottopasso a Castellammare, non al depuratore a Maiori. C’entra la sindrome Nimby? Nessuno dubita che ci siano dei problemi nella realizzazione dell’Ospedale Unico della Penisola Sorrentina , che dovrebbe finalmente dare una struttura degna di questo nome, rispetto a Sorrento e Vico Equense, ma parte dei cittadini di Sant’Agnello non lo vuole, ed ha votato sindaco Antonino Coppola che ha messo il suo bel no nel programma. A Castellammare di Stabia si sta realizzando il sottopasso, che migliorerebbe la circumvesuviana, ma l’opera dell’EAV viene contrastata dai residenti, ed infatti il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca ne ha detto di cotte e di crude anche a questi oppositori , insomma la Vesuviana deve morire così, per non parlare della semplice idea di De Gregorio di saltare corse da Napoli per la Penisola Sorrentina, anche qui il no dei sindaci a un’idea buona. A Maiori manca il depuratore, siamo in Costiera amalfitana, territorio UNESCO, ma solo pochi, fra cui Positano e Amalfi, hanno un depuratore, eppure qui c’è una battaglia campale contro la realizzazione del depuratore, anche in questo caso, come negli altri due, i buoni motivi ci sono. Ma c’entra la sindrome Nimbi e cosa è ? La sindrome NIMBY (acronimo di “not in my back yard”, “non nel mio cortile”) è sicuramente uno dei nodi principali del conflitto politico-sociale in relazione alle problematiche ecologiche. Si tratta di semplice reazione conservativa al progresso, oppure di salvaguardia di un modello di sviluppo più sostenibile? Inesorabilmente, la risposta sarà più articolata della domanda.
Sindrome NIMBY: una definizione, più o meno, neutrale
Coniata negli anni ’80 dall’American Nuclear Society, probabilmente con accezione spregiativa e derisoria, la sindrome NIMBY identifica l’opposizione dei membri di una data comunità locale, manifestata attraverso movimenti politici o di protesta, ad ospitare opere di interesse generale, di rilevanza pubblica o di profitto economico sul proprio territorio, per il timore, fondato o meno, di effetti negativi sulla propria residenza.
Inutile sottolinearlo, si tratta di una materia estremamente divisiva: se i teorici dello sviluppo progressivo e della cosiddetta shock economy sottolineano quanto la pervicacia della cultura NIMBY causino un’allocazione delle risorse fondata sull’emotività piuttosto che sulla razionalità, paralizzando la crescita economica e frenando gli investimenti, l’assunto di base di chi si protesta è invece che le grandi opere conducono alla devastazione ambientale, alla perdita di identità culturale, alla corruzione ed allo sperpero di risorse pubbliche. Motivazioni che spesso inaspriscono, legittimamente, il conflitto tra sviluppismo affarista ed irrazionale e comunità locali, depositarie solitamente di modelli socio-economici maggiormente ispirati alla sostenibilità.In entrambi i casi, si tratta di rappresentazioni semplicistiche che non raccontano appieno la realtà: innanzitutto, quando si parla di sindrome di NIMBY è necessario considerare anche la propensione all’egoismo sociale di talune comunità, secondo il quale ci si oppone alla realizzazione di un’opera pubblica sul proprio territorio ma non all’opera in sé, da un punto di vista ideale e sistemico, la quale deve essere semplicemente realizzata altrove: un pericolosa tendenza anti-politica, che finisce per intrecciarsi con la disgregazione del concetto di bene comune ampiamente inteso e con la reazione a qualsiasi forma di progresso.
D’altra parte, indubbiamente numerosi sono stati i disastri socio-ecologici connessi a grandi opere, ma bisogna capire quanto conti l’emotività, quasi sempre, parlando di Maiori storicamente chi è stato contro la realizzazione di un depuratore ha sempre vinto le elezioni, con il risultato che il no rende quasi sempre. Trovare un equilibrio razionale, e non emotivo, non è facile. In tutti e tre i casi gli oppositori sono molto motivati ed agguerriti, supportano il loro no con notevole energia e motivazioni forti, come i toni, che a volte debordano, e questo è anche un segno che qualcosa di irrazionale c’è…