Travolge e uccide famiglia in vacanza, arrestata la donna al volante
Uno dei pochi momenti di svago e tranquillità che una famiglia può concedersi si è trasformato in un incubo per una famiglia di Mestre, a Santo Stefano di Cadore, dove stava trascorrendo qualche giorno nella loro dimora in montagna.
La donna, rimasta ferita, guidava un’Audi e ha investito una famiglia di quattro persone di Mestre in passeggiata: tre morti, tra cui un bimbo di due anni che era sul passeggino condotto dalla mamma, il piccolo era stato elitrasportato in gravissime condizioni in ospedale a Belluno dove è spirato poco dopo.
Il luogo della tragedia è un posto di villeggiatura in montagna, molto frequentato dai vacanzieri durante questi giorni estivi.
È stata arrestata dai carabinieri, in tarda serata, la cittadina tedesca di 30 anni che ieri era alla guida dell’Audi nera che ha travolto un gruppo familiare di quattro persone, uccidendone tre. Lo riportano i quotidiani locali.
Le vittime e l’incidente
Scagliati a una trentina di metri di distanza: sono morti così mentre facevano una passeggiata Mariagrazia Zuin, 64 anni di Mestre e suo genero Marco Antoniello, 48 anni di Mirano.
Con loro c’erano la moglie di Antoniello e il loro bimbo di due anni in passeggino, Mattia: anche il piccolo è stato catapultato a decine di metri di distanza e quando i soccorritori lo hanno raccolto dava ancora timidi segni di vita; poco dopo però nonostante il volo disperato con Falco, l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore, all’ospedale di Belluno, anche questa giovanissimi vita si è spenta, troppo gravi i traumi riportati nell’impatto.
Stavano camminando sul marciapiede diretti verso la piazza, in quel punto su via Udine si affacciano alcuni box auto. Ricoverato anche il nonno, colto da malore, arrivato sul posto subito dopo.
«Cosa vuole che le dica? Siamo distrutti. Non ha senso morire in questo modo, falciati in vacanza da un’auto piombata alle spalle». Queste le parole a Il Gazzettino di Marco Potente, figlio di Mariagrazia Zuin, cognato di Marco Antoniello e zio del piccolo Mattia, vittime della tragedia di Santo Stefano di Cadore, è un uomo senza forze. Vedere suo padre Lucio, un uomo tutto d’un pezzo, il “sergente di ferro”, come lo chiamavano nell’ambiente del pallone i compagni di squadra prima e i calciatori che allenava poi, sciogliersi in un pianto.
Secondo quanto ricostruito dai testimoni dell’incidente, emerge un altro comportamento choc da parte della donna. La donna, sempre quanto ricostruito da Il Gazzettino, dopo il terribile schianto sarebbe uscita dall’auto e avrebbe inveito contro i corpi investiti.
È stato posto a sequestro e sarà sottoposto a un’analisi sul suo utilizzo il cellulare della donna arrestata. I carabinieri del Nucleo investigativo di Belluno intendono accertare se la conducente stesse utilizzando l’apparecchio quando la vettura ha perso il controllo e ha invaso il marciapiede, dove stava passeggiando il gruppo familiare.
Sono attesi, probabilmente in giornata, gli esiti degli esami sul sangue prelevato alla donna. Lo scopo è di accertare l’eventuale presenza di alcol o sostanze stupefacenti, che possano aver causato un malore mentre era alla guida. L’arresto è stato deciso comunque in base al quadro indiziario raccolto dopo l’incidente, ossia l’alta velocità del veicolo, le testimonianze e la violenza dell’urto, per cui le vittime sono state scagliate a diversi metri di distanza.