Castellammare di Stabia: Wwf Terre del Tirreno, “E’ pazzesco che l’ente parco non ascolti la Soprintendenza”
A causa dei lavori di riqualificazione del viale degli ippocastani che porta alla Reggia borbonica di Quisisana, lavori finanziati con 3 milioni di euro grazie ad uno sciagurato accordo fatto dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca e l’ex sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, in seguito mandato a casa dalla prefettura di Napoli in quanto nel frattempo è sopravvenuto il provvedimento ministeriale di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, una settimana fa sono stati abbattuti 6 alberi dello stesso viale. 6 Ippocastani che una perizia agronomica ha definito “pericolosi”. Invece, per gli altri Ippocastani (25), la soprintendenza ha prescritto agli enti preposti (comune e parco regionale) la loro cura e la loro salvaguardia.
Ciò nonostante, sia il comune di Castellammare di Stabia che l’ente parco dei monti Lattari, insistono, contro tutto e tutti, nel voler eliminare lo storico filare di alberi che conduce all’ex casino reale di Quisisana. Solo per ragioni estetiche ed economiche secondo quanto riportato negli atti progettuali. Infatti, qui gli alberi vengono definiti di “scarso valore ornamentale” e la loro cura troppo “onerosa”. Inoltre, in una nota del comune, a firma del responsabile del procedimento architetto Gallo e del dirigente del IV settore ingegnere Oscurato, viene riportato che sarebbero “vincolanti ed obbligatorie” le prescrizioni fatte dell’ente parco dei Monti lattari, le quali, stando a quanto gli stessi asseriscono imporrebbero addirittura l’eliminazione degli alberi contravvenendo a quanto invece prescritto dalla soprintendenza. Motivazioni che però non convincono il presidente del Wwf Terre del Tirreno, non trovano giustificazione e appaiono tutt’altro che appropriate, per cui Claudio d’Esposito ha deciso di far sentire la sua voce di protesta attraverso il seguente comunicato:
“E’ pazzesco che l’ente parco, deputato alla tutela della flora e della fauna dell’area protetta, esprima motivazioni di carattere architettonico/estetico/paesaggistico a giustificazione dell’eliminazione degli alberi contro il parere stesso della Soprintendenza che è deputata (lei sì) alla tutela di quegli stessi valori paesaggistici che il parco ritiene compromessi con la salvaguardia dei grandi alberi! Appare chiaro che quegli alberi non sono considerati per il loro reale valore storico, culturale, paesaggistico ed ecosistemico. I grossi alberi superstiti dello storico filare sono sopravvissuti per oltre un secolo con forza e resilienza a molteplici avversità, sono testimoni viventi, nelle rughe dei rami e della corteccia, della storia e delle vicende umane e meritevoli, pertanto, di essere tutelati con l’apposizione del vincolo monumentale come la legge 10/2013 * richiede. Gli alberi monumentali sono eredità del paesaggio di una volta, ci conducono per mano nella storia e testimoniano una grande stabilità in un mondo in continuo cambiamento. La loro mancata tutela significherebbe perdere non solo decine di alberi ma la storia e la cultura di un intero territorio. Di sicuro la tutela della pubblica e privata incolumità dei cittadini ha un’importanza prioritaria ma, in tutta franchezza, nel caso in oggetto, non ci appaiono sussistere le condizioni che possano portare all’intervento drastico e irreversibile di abbattimento di tutte le piante che, con l’età, hanno acquisito un enorme valore aggiunto. Ci troviamo di fronte a veri e propri “alberi-habitat” con una serie di cavità, create dalle lesioni da taglio, che rappresentano oggi preziose opportunità biologiche e micro-nicchie ecologiche. E’ proprio in queste cavità, infatti, che trovano rifugio, nutrimento e sito di nidificazione una molteplicità di organismi, insetti lignivori, altri invertebrati, muschi, licheni, piante superiori e funghi, oltre a rettili, pipistrelli, mammiferi e uccelli di passaggio o stanziali, anche di specie rare e protette. Gli alberi, indipendentemente dal motivo per cui li piantiamo, non sono al nostro servizio, ma giustificano una collettività di viventi, intessono relazioni. La conservazione, dunque, quando possibile è un dovere. Gli ippocastani secolari del viale storico, che da essi prende il nome, vanno preservati per noi e per le generazioni future, predisponendo pannelli didattici e depliant illustrativi per farne conoscere a tutti la loro enorme importanza da “vivi”… più che da “pellets”, come qualcuno vorrebbe frettolosamente trasformarli!”