Cronaca del Fuoco: Nuove fiamme stanno divorando interi pezzi di Costa Divina. Da ore si combatte su due fronti di fuoco.

12 agosto 2023 | 21:11
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Cronaca del Fuoco: Nuove fiamme stanno divorando interi pezzi di Costa Divina. Da ore si combatte su due fronti di fuoco.

I primi roghi della stagione ad Amalfi nella Valle dei Mulini versante Pogerola, a Capo d’Orso a Maiori, a Conca dei Marini località Vetrina,e le fiamme divampano da ieri sulla montagna di Tovere di Amalfi a punta San Felice. È un incendio di enormi dimensioni e da stamattina un nuovo focolaio si è sviluppato grazie al vento favorevole, a Maiori in località Scalese, costringendo alla chiusura temporanea della statale 163 fra i comuni di Maiori e Cetara.

Il rombo di Elicotteri e Canadair in combattimento su entrambi i fronti ha dominato per ore tutta la costa, ma interi pezzi del “Parco dei Monti Lattari”, uno dei tesori naturali più preziosi della Regione Campania, ad ogni stagione viene ridotto in cenere.

Dovrebbe essere una riserva iperprotetta, in quanto oasi naturale in un vasto territorio altamente antropomorfizzato, ed invece è diventato teatro di speculazioni da parte di persone senza scrupoli, disposte a tutto pur di soddisfare i propri interessi personali.

Questa meraviglia ambientale, simbolo di tutela e difesa Unesco, ospita non solo tante specie di piante ma anche tanti animali, tra i quali rapaci, volpi ed altri piccoli mammiferi, nonché rettili ed insetti.

Ogni estate viene messa duramente in difficoltà, oltre che dai tantissimi escursionisti improvvisati e dal clima torrido, soprattutto dagli incendi dolosi.

Con il caldo ed i lunghi periodi di siccità, le piante si seccano diventando combustibile per gli incendi e basta anche una sola scintilla per mettere tutto a rischio.

Raramente è naturale, come l’autocombustione od un fulmine, il più delle volte è una miccia: da una sigaretta buttata a terra, fino all’incendio doloso, dove l’elemento chiave è sempre costituito dal vento.

Nel caldo torrido il vento alimenta le fiamme, trasporta foglie e rami, dà vita a nuovi rovi, e rende difficile lo spegnimento ostacolando anche l’intervento dei mezzi aerei.

Nel 2023 in Italia sono già andati in fumo più di 51mila ettari, e nel 2022 sono stati più di 5mila, gli incendi dolosi accertati, spesso partiti negli stessi luoghi.

Tra le teorie più accreditate sulle cause dei roghi, oltre alle liti tra allevatori per l’accaparramento dei terreni, c’è anche la caccia.

Pur essendo vietata per diversi anni sui terreni incendiati, dato che all’interno di limitate aree fitte e poco accessibili, si annida la selvaggina, dandogli fuoco viene eliminato il loro riparo, così che i cacciatori possano organizzare battute di caccia in ambienti limitrofi più facilmente accessibili.

Guarda caso nel prossimo mese di settembre è già calendarizzato il periodo cosidetto di “pre-caccia”.

Comunque a seconda delle regioni, si appicca il fuoco per stanare cinghiali, vendicarsi del vicino, incenerire il campo per favorire la ricrescita degli asparagi selvatici, o addirittura incendiare per andare a spegnerlo!

Anche bruciare residui in un periodo di siccità, calore e vento, rende un fuoco da gestito ad incontenibile in breve tempo, dando il via a catastrofi, pericolose oltre che per l’ambiente anche per le persone.

Quasi sempre però l’origine è dolosa: il fuoco viene appiccato “scientificamente” con punti di innesco diversi ed attivati la sera quando, buio e vento, rendono difficile intervenire.

Per contrastare questi atti criminali, oltre alla prevenzione standard e all’implementazione dei mezzi di spegnimento, la migliore strategia è coinvolgere oltre ai volontari, anche i coltivatori dei terreni ed i pastori che, attraverso una rete di responsabilità, si trasformerebbero in “custodi del patrimonio naturale”, adottando i principi dell’autoprotezione.

Il passo successivo va fatto dagli amministratori locali, ai quali è demandato il ripristino ecologico del territorio bruciato, in sinergia con gli enti competenti, partendo dalle conoscenze sulla fragilità del territorio in modo da essere sempre in tempo per far rinascere la vita dalla cenere.

Le pene per i piromani inoltre, dovrebbero diventare molto più severe, estendendo quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo, a qualunque altra tipologia di incendio di vegetazione.

A proposito delle ultime novità tecnologiche sul fronte dei mezzi aerei nella lotta agli incendi boschivi, ci sarà molto da vedere al “REAS 2023”, ventiduesima edizione del grande salone internazionale su emergenza, protezione civile, primo soccorso e antincendio, che si svolgerà nei primi giorni del mese di ottobre presso il Centro Fiera di Montichiari (Brescia).

Saranno presentati in anteprima due nuovissimi droni “made in Italy” ad ala fissa e a propulsione solare, capaci di volare di giorno per molte ore di seguito anche a lunga distanza.

Si tratta del “FireHound Zero LTE”, un drone dotato di un sofisticato sensore all’infrarosso per individuare gli incendi, capace di trasmettere le coordinate precise anche di un piccolo falò, e del “Fire Responder”, un drone a decollo e atterraggio verticali, capace di trasportare 6kg di materiale estinguente da far cadere precisamente sulle fiamme.