Femminicidio di Piano di Sorrento: l’applicazione del braccialetto elettronico avrebbe salvato la vita alla vittima
Il femminicidio di piano di Sorrento è una tragedia annunciata che pone ancora in evidenza il problema legato alle applicazioni della misure di protezione delle vittime. Spesso le donne che denunciano maltrattamenti o casi di stalking non sempre riescono a trovare la protezione giusta per sfuggire ai loro aguzzini. Una misure di protezione che però potrebbe salvare tante vite sono i braccialetti elettronici. Per anni sono stati pochi quelli in dotazione ma oggi il problema sembra in via risoluzione. Ma nel nostro paese manca la cultura del suo utilizzo. L’applicazione del braccialetto elettronico ai denunciati stalking potrebbe essere una misura efficace e anche l’ultimo omicidio ne è la conferma.
Il governo sta cercando di porre rimedio per garantire la certezza della pena, per potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso allo strumento dei braccialetti elettronici. Il piano del governo prevede il coinvolgimento di tre dicasteri, Giustizia, Interno e Pari Opportunità, con obiettivi “prevenzione, protezione e certezza della pena”. In questo piano i braccialetti elettronici sono una priorità assoluta. Ma la loro storia del mancato utilizzo, in primis per scarsa dotazione e poi per poche richieste da parte dagli organo di giustizia, prendere l’applicazione della misura molto difficoltosa.
Come ben spiegato dalla pagine dell’Espresso, “I braccialetti elettronici sono stati introdotti con un decreto legge nel 2000, come svuota carceri e favorire i domiciliari, di braccialetti nel primo decennio se ne contano poche decine, attivati a fronte di milioni di euro di spesa per lo Stato. Le cose iniziano a cambiare nel 2013 con la sottoscrizione della Convenzione di Istanbul e con l’introduzione del Codice Rosso nel 2019 e l’apertura del braccialetto ai casi di violenza domestica e stalking. Una misura cautelare da valutare in seguito a una denuncia e un’indagine in corso e richiesto dal giudice come misura di protezione della vittima. In questi casi i dispositivi sono due: il braccialetto e un dispositivo in possesso da parte della vittima che l’avverte qualora l’aggressore si avvicini troppo; contemporaneamente un segnale allerta le forze dell’ordine che mandano una pattuglia a controllo.
Le problematiche di approvvigionamento continuano almeno fino all’anno scorso: nel 2017 il ministero dell’Interno stipula una gara per la fornitura, vinta poi da Fastweb. La società dal 2018 avrebbe dovuto fornire 1000-1200 braccialetti al mese per tre anni (quelli anti stalking sono una piccola parte), per un totale di 43.200 dispositivi e un costo complessivo di 23 milioni di euro. A ciò si aggiunge uno stanziamento al ministero degli Interni per la messa in pratica dei dispositivi elettronici di undici milioni euro per il 2020, ventuno per il 2021 e ventuno per il 2022. Va sottolineato che i braccialetti elettronici sono strumenti costosi, ognuno costerebbe circa 86.500 euro, in base ad una valutazione dell’Organismo Unitario della Avvocatura.
Nel 2021 in seguito a un’interrogazione parlamentare di Roberto Giacchetti fatta l’anno precedente al sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, si apprende che in dotazione ce ne sono solo 2600, quando sarebbero dovuti essere 24mila. Problema vivo anche durante il periodo Covid dove si cerca di alleggerire le carceri per chi ha una detenzione da scontare inferiore ai sei mesi: motivo per cui, nonostante il contratto con Fastweb, il commissario straordinario Arcuri ne richiede sempre all’azienda ulteriori 1600. Nel 2021 il ministero fa sapere che quelli attivi sono 4.595, 850 quelli che consentono di proteggere le vittime di violenza”.