Ferragosto salato in tavola: rincari fino al 40 per cento in market e mercatini a Napoli e provincia
Pesche a 5,99 al chilo, albicocche a 4,80, zucchine a 3,30 e pomodori a 2,50. Fiammata dei prezzi anche se cala l’inflazione
Il caro spesa si fa sentire anche a Ferragosto. Percoche a 5,99 al chilo, albicocche a 4,80, zucchine a 3,60 e pomodori a 2,50. Questi i prezzi più alti riscontrati tra negozi, supermercati e mercati di Napoli.
L’inflazione in città si è attestata a luglio al 6,2 per cento rispetto alla media nazionale del 5,9 stimata dall’Istat. Lieve il calo rispetto al 6,3 di giugno. Per l’Unione nazionale consumatori, Napoli è al 54esimo posto in Italia per rincari. Ma in media, rispetto a luglio 2022, il caro vita grava su una famiglia napoletana per 1.254 euro in più all’anno. Colpa, innanzitutto, del 10,2 per cento in più sugli alimentari rispetto a luglio 2022. Il rincaro su alcuni prodotti, frutta e verdura viaggia tra il 30 e il 40 per cento, senza dimenticare gli aumenti più salati di olio, pane e altri cereali per la guerra in Ucraina.
Una pizza, ad esempio, costa il 2,6 per cento in più rispetto al mese precedente. Soltanto i costi di luce e gas scendono dell’1,5 per cento, anche se rispetto a un anno fa si paga il 4,4 in più. Tutto il resto continua a salire: trasporti, abbigliamento, spese per la casa, medicine. E poi gli alberghi (più 20 per cento) e i ristoranti con più 8,5 per cento a Napoli in un anno e un rialzo, in città, dello 0,7 tra giugno e luglio.
“Siamo costretti a fare sempre più rinunce – spiega Vincenzo, impiegato – Quest’anno abbiamo potuto concederci soltanto due giornate al mare, visti i costi alti dei lidi a Napoli. Con 25 euro si fa a malapena la spesa per tre persone». Roberta, residente di Chiaia, è all’uscita di un supermercato: «Vivo da sola e ho speso 30 euro, compreso il fruttivendolo”, dice mentre mostra il carrello con verdure, due pacchi di spaghetti, fette biscottate, latte e marmellata. Nel supermercato dove ha fatto la spesa, si paga 2,40 per le melanzane, 4,49 le zucchine, 4,99 i pomodori datterini, 2,99 per i limoni e per gli spaghetti si va da 0,79 a 1,49 per un chilo.
Un negozio del Vomero espone i cartelli con le percoche a 5,99 e il melone rosso a 1,50 euro al chilo. Quest’ultimo, a Montesanto, si paga un euro. I prezzi variano a seconda della zona. Ma il copione non cambia: “I clienti sono più contratti: non si compra più al chilo, ma a pezzo: due mele, tre mele, a seconda di quante persone vivono in casa”, spiega un fruttivendolo di Chiaia.
“Le zucchine che vendo a 3,60 al chilo – continua – in inverno costano 6 euro. Sui pomodori va fatta differenza tra quelli locali a 2 euro, quelli siciliani a 3 e quelli di Sorrento, una particolarità, a 5 euro. Anche per i negozianti aumentano le spese di gestione e il rincaro è all’origine: il pomodoro San Marzano è passato al mercato da 60 centesimi a 1,30 euro, le patate da 30 a 75 cent. Se il prodotto è fuori stagione o è di importazione, e non a “chilometro zero”, c’è già un rialzo: come per le ciliegie a 10 euro o le pere da 2,50 a 4 euro. E poi dipende dalla qualità: solo di percoche si contano in questo periodo cinque varietà, con prezzi da 3,20 a 4,80. Le più care sono più pregiate e disponibili in minore quantità”.
Nel mercato del Pignasecca ci si sofferma sulle cause del rialzo di frutta e verdura: “Caro carburante, mancanza di manodopera nei campi e condizioni meteo avverse, dalla siccità alle alluvioni che danneggiano i raccolti”, dicono alcuni esercenti.
“I pomodori che vendiamo a 2,50 al chilo, lo scorso anno stavano a 1,50 – spiegano nella piazza di Montesanto – Il prezzo varia a seconda del giorno: oggi (ieri per chi legge, ndr) i pomodori erano aumentati al mercato di 50 centesimi: dicono che c’è molta richiesta, magari qualcuno specula”.
Zucchine e melanzane nostrane si vendono a 2,50 euro rispetto a 1,50 di agosto 2022. E la frutta che si comprava a cassette ora va soltanto a peso. E se dieci chili di melone rosso si vendevano a 3 euro, oggi ci vuole un euro per un chilo: il 300 per cento in più. Rincari più contenuti, invece, per carni e pesce. Alici a tre euro, orate a 7, spigole a 8, calamaro a 16. I prodotti di importazione, come il salmone a 14 euro, segnano un 2,5 in più rispetto a giugno. «L’olio che acquistavo un anno fa a 4,5 euro oggi lo pago 10 euro», commenta una cliente in una salumeria di Montesanto. “Solo ad agosto, il prezzo dal fornitore è salito di un altro euro – risponde il titolare – Cerco di venire incontro alla clientela, almeno sui beni essenziali come il pane, che vendo a 2,40 rispetto a una media tra i 2,70 e i tre euro. I clienti non ce la fanno più. E chiedono se i prezzi torneranno mai come prima”.