Il Cardinale Giuseppe Prisco a cento anni dalla sua scomparsa
Il Cardinale Giuseppe Prisco Arcivescovo di Napoli nell’ultimo libro di Antonio Cirillo e Angelandrea Casale
L’armonia tra la mente e il cuore, tra scienza e pietà, tra prudenza e energia di governo, queste alcune delle caratteristiche del grande porporato che si è distinto per la naturale dolcezza del suo carattere
Napoli nel corso dei secoli ha dato alla Storia grandi Uomini che si sono distinti nel vari campi, nel centenario della morte del Cardinale Giuseppe Prisco (1833-1923), Arcivescovo di Napoli, gli autori di questo libro, Antonio Cirillo e Angelandrea Casale originari del medesimo entroterra vesuviano dell’illustre presule, propongono una biografia documentatissima, ma anche divulgativa e, perciò, avvincente come un romanzo, dell’uomo di Chiesa, del docente e del filosofo Prisco nell’Italia del suo tempo. Si legge nella prefazione di Dario Sessa: «…nessuno più di lui ha lottato per la libertà della persona umana, in un’ottica volta ad un genuino recupero dei grandi valori del tomismo, in funzione di argine alla dissoluzione antropologica che consegue al kantismo, hegelismo e positivismo e, soprattutto, dell’ubriacatura prometeica dello scientismo positivista». Il movimento neo-tomista seguito da Prisco, che ha sempre considerato la centralità della persona umana, non ha avuto l’attenzione che meritava, il cui messaggio era quello di realizzare l’armonia tra fede e ragione in un’epoca della cultura di fine ‘800 che non vedeva di buon occhio chi osava andare controcorrente. Il pregio del libro è proprio quello di presentare il Cardinale Prisco sotto l’aspetto non solo dell’uomo di Chiesa, ma anche quello di persona di cultura e di docente, inquadrandolo nel tempo in cui visse e operò. La Sua vita fu lunga ed intensa, morì a quasi novanta anni nel 1923, ricorrono quindi quest’anno i cento anni dalla Sua scomparsa e gli autori, Antonio Cirillo e Angelandrea Casale, hanno voluto ricordarlo con il volume a Lui dedicato, realizzato a seguito di lunghe ricerche che hanno consentito di reperire nuovi interessanti documenti che meglio delineano l’importante figura del porporato. Proveniva da una famiglia “notabile” che possedeva dei terreni alle falde del Vesuvio, che non sperava neanche lontanamente che il loro Giuseppe potesse assurgere ad una carriera così prestigiosa tanto da farlo diventare membro del Sacro Collegio cardinalizio e capo della Chiesa partenopea. Boscotrecase non contava all’epoca più di cinquemila abitanti che erano dediti per lo più ad attività rurali. In qualità di abate ebbe vari incarichi dall’Arcivescovo di Napoli, privatamente insegnò a casa propria le scienze giuridiche oltre che filosofia e morale a giovani che seguivano la scienza del vero, la sua abitazione divenne presto un affollato ateneo tanto che si racconta che “spesso erano tanti gli assidui che non era sufficiente una stanza”. Fra i suoi allievi vi fu anche Benedetto Croce. In un’epoca burrascosa per i rapporti fra Stato Unitario e Chiesa, il filosofo e il sacerdote Giuseppe Prisco si delineò un ruolo di primo piano nella diffusione del neo-tomismo e fu il migliore interprete del pensiero antimodernista vaticano. Usò le armi affilate della cultura esprimendosi in lingua italiana e non più in latino divulgando al massimo il suo pensiero nelle riviste e nei tanti libri che lo resero famoso nei seminari europei, che gli riconobbero il “vero spirito ecclesiastico”. Il Cardinale restò due anni a Roma prima di essere nominato Arcivescovo di Napoli. Essendo il Prisco più propenso all’attività culturale che amministrativa ebbe non pochi problemi alla gestione economica della Curia napoletana e al governo della Chiesa di Napoli, cosa questa che riuscì a far fronte con la Sua spiccata intelligenza. Sotto la sua direzione si realizzarono vari opere come ad esempio il completamento della monumentale facciata del duomo partenopeo che oggi riporta in segno di riconoscimento lo stemma del Cardinale a fianco del finestrone, accostato a quello del Cardinale Sisto Riario Sforza. Non fece mancare il suo conforto alla popolazione colpita dall’eruzione del Vesuvio del 1906, recandosi subito a visitare i paesi colpiti dal flagello organizzando centri di riunioni per aiuti e di preghiera. Quando cessarono i fenomeni vulcanici il Cardinale, su autorizzazione di Papa Sarto, officiò il rito di ringraziamento cingendo con una corona d’oro il capo della copia della statua dell’ Immacolata di Lourdes della Chiesa di S. Nicola da Tolentino, suscitando una profonda commozione popolare. La Grande guerra vide il presule ancora attivo, che – anche se aveva compiuto gli ottantacinque anni età ragguardevole per il tempo – diede direttive ai collaboratori per aiutare i feriti e raccogliere fondi in tutte le Parrocchie che fecero a gara per la carità straordinaria. Il Cardinale Giuseppe Prisco tagliò tanti traguardi nella sua lunga vita: Sacerdote per 66,3 anni; Vescovo per 24,6; Cardinale per 26,1 questo solo per citarne alcuni, quello che è certo a cento anni dalla Sua scomparsa il ricordo a Napoli è ancora forte, gli autori Antonio Cirillo e Angelandrea Casale con questo volume hanno reso un grande servizio affinché la biografia dell’illustre presule venga fissata nel tempo. Il volume è uscito in libreria a luglio ed è stato stampato da The Factory Srl – Roma per conto di Borè Srl editore.
Harry di Prisco