La denominazione gatto “calico” non si riferisce alla razza, ma al mantello tricolore, composto in prevalenza di bianco, con grandi macchie arancioni o marroni e nere o grigie. Come tutte le gatte tricolore, il calico è quasi esclusivamente femmina. In Canada, le calico sono chiamate “gatte di Spagna”, in Giappone “gatte a tre pellicce”, in Olanda “gatto con toppe”. La varietà della tipologia calico “diluita” ha tinte pastello; questa varietà è chiamata anche “calimanco” o “tigre nebulosa”. I gatti calico sono noti sin dai tempi remoti come portatori di buona sorte e prosperità, tanto è vero che gli antichi Egizi vi attribuivano virtù magiche, in Irlanda si strofinava la loro coda sulle verruche per curarle, in Germania il calico viene chiamato “gatto fortunato”, negli Stati Uniti “money cat”, “gatto che porta denaro”, in Giappone è raffigurato come amuleto portafortuna (“lucky cat”) con la zampetta alzata (se la zampa alzata è la destra “porta bene”, se è alzata la sinistra “attira i clienti”) e i marinai lo portavano come gatto di bordo per proteggersi dalle tempeste e le insidie del mare. Il gatto calico è ufficialmente il gatto nazionale del Maryland, Stato federale degli USA affacciato sull’Oceano Atlantico, per via dei colori che ricordano la bandiera della sua più grande città, Baltimora. Secondo una leggenda tibetana risalente al 1100, le gatte calico portano armonia, concordia e saggezza, perché i colori del loro manto simboleggiano: il bianco lo Yin, il nero lo Yang, l’arancione la terra. Secondo un’altra antica leggenda, ancora inedita che vi racconto in esclusiva, il loro manto deriva da una nonnina che viveva, sola e anziana, con la sua gatta bianca. Le due diventarono così unite che a un certo punto riuscirono a capire, senza parole, i pensieri l’una dell’altra. “Perché tu puoi mangiare tanta varietà buonissima di cibi: dolci, marmellate, frutta, ortaggi, cioccolata, caffè, e io sempre e solo questi monotoni e monocolori carne e pesce?”, le fece capire un giorno la gatta. “Perché non ti farebbero bene, i tuoi organi non sono predisposti a digerirli, ma ho un’idea: diluisco i cibi che più ti incuriosiscono, ad esempio questa succosa albicocca e questo profumatissimo cioccolato, in un po’ di latte e te ne faccio annusare l’aroma”. Ma la mano della vecchietta tremò e il contenuto della ciotola si versò sul manto candido della sua gatta, colorandolo a toppe. L’effetto piacque così tanto alla micina che per magia trasmise l’artistica colorazione a tutte le sue discendenti!
Carlo Alfaro