“Mozartiana 1771 – 1782” da applausi a Sorrento con la violinista Haeji Kim e l’Orchestra Città di Grosseto diretta dal Maestro Paolo Scibilia
Sorrento (NA) Lunedì 21 agosto il concerto “Mozartiana 1771 – 1782” dedicato, come suggerisce il titolo, alle opere composte tra il 1771 e il 1782 dal grande genio austriaco è stato un successo di pubblico e appassionati mozartiani, la prima a congratularsi con il direttore artistico Paolo Scibilia, Giuliana Gargiulo, giornalista e scrittrice, ex attrice con Eduardo De Filippo, quindi, a nome dell’Amministrazione, Luigi Di Prisco, Presidente del Consiglio Comunale di Sorrento. Scibilia lunedì sera nelle vesti anche di direttore d’Orchestra con l’ausilio dei musicisti dell’Orchestra Toscana Città di Grosseto, nota realtà musicale italiana, ha diretto con appassionata eleganza gli strumentisti dando vita ad ottime esecuzioni dell’Ouverture “Il ratto dal serraglio”, la Sinfonia n. 1, K 16 e la Sinfonia n. 42, K. 75 del 1771. Con l’esecuzione del “Turkish”, il famosissimo Concerto per violino n.5 K 219, la scena è stata tutta per la talentuosa violinista coreana Haeji Kim che con il suo Jean-Baptiste Vuillaume 1860, ha reso degno omaggio al Mozart violinista, che in quest’opera, composta a 19 anni, infonde tutta la sua giovanile passione per il più affascinante degli strumenti musicali. Haeji Kim è la sorpresa di questo concerto e merita un approfondimento perché testimonial di un fenomeno musicale in atto in questi anni, la passione orientale per la musica occidentale. Il fenomeno è piuttosto recente: la musica dell’Occidente, classica in particolare, è considerata nei paesi dell’Estremo Oriente più che attraente. È un’affascinante risorsa culturale che consente una vita ricca di stimoli e crea opportunità come viaggiare e sentirsi “cittadini del mondo”. Non a caso Sorrento Classica Festival ha ospitato anche la pianista cinese Jia Li e Sayako Obori violinista giapponese. Insomma, proprio quella musica classica che da noi è percepita come avvolta dal polveroso manto della tradizione, lì ammalia grazie al luccicante appeal dell’innovazione. Un amore particolare, tanto più evidente quando si osserva la crescente presenza di candidati provenienti in particolare da Corea, Giappone e Cina ai più prestigiosi concorsi musicali internazionali e l’elevato numero di vincitori provenienti dalla Corea del Sud negli ultimi anni. Le osservazioni non sono mie ma dei critici musicali del Bolzano Festival e Festival Ferruccio Busoni, raccolte dalla prestigiosa rivista di settore “Amadeus Magazine”. Ho voluto approfondire la conoscenza dell’artista Haeji Kim per raccogliere le sue impressioni su questo fenomeno. Quella che segue è l’intervista che mi ha gentilmente concesso.
Complimenti per la sua performance. Mi racconta quando ha scoperto la passione per il violino?
Grazie, molto gentile. Avevo sette anni e con i miei andai a seguire un concerto di musica classica, suonava una violista e quella visione così elegante e quella musica mi sedussero. Suonare il violino mi permette di condividere con gli altri le emozioni che questo strumento e la musica del compositore che interpreto mi infondono. La trovo ogni volta un’esperienza straordinaria.
Certamente lei sa della grande tradizione di violinisti italiani, Sorrento Classica ha ospitato l’anno scorso Salvatore Accardo, quest’anno chiuderà la rassegna Uto Ughi, lei quale violinista italiano conosce o riconosce più vicino al suo sentire?
Beh, le posso citare Domenico Nordio, è il primo che mi viene in mente tra gli italiani che ho ascoltato e che apprezzo.
Mi vuole raccontare della sua formazione?
Mi sono laureata presso la Seoul National University of Music. Master presso la Juilliard School e ho vinto una Borsa di Studio presso la Manhattan School of Music. Attualmente sono primo violino della New World Symphony e New World Chamber Orchestra di Seul.
Ha notato differenze nell’approccio allo studio del violino tra Corea, Europa e Stati Uniti?
No, la tecnica è sempre la stessa, quello che posso dirle che cambia è l’interpretazione, da noi in Corea sono più rigidi, come dirle, “quadrati”, in Europa si lascia più spazio alla libera interpretazione.
Lei questa sera ha suonato Mozart, che rapporto ha con le sue opere, e quale tra i compositori classici ama di più?
Con Mozart ho un vero e proprio legame affettivo perché da bambina è stato il primo compositore che ho ascoltato e il primo che ho studiato, crescendo ho imparato ad apprezzarne anche il genio e la creatività, mi riferisco anche alla scrittura musicale. Invece in assoluto amo Ciaikovskij, tra i grandi compositori “romantici” a pensarci bene anche Brahms, il Romanticismo è un periodo che adoro.
Ultima domanda, ogni musicista sviluppa un rapporto particolare con il proprio strumento, per esempio Chet Baker, sosteneva che il trombettista in un certo senso soffia la propria anima nella tromba, Salvatore Accardo invece che il suo Guarneri del Gesù è ormai una parte del suo corpo, mi parla del suo di rapporto con il violino?
Beh, confermo quello che dice Accardo, anche io vivo il violino come un’estensione del mio braccio, durante l’esecuzione diventa parte del mio corpo. Il mio è un Jean-Baptiste Vuillaume (1860), anche se mi sarebbe piaciuto uno Stradivari o un Guarneridel Gesù (sorride N.d.A.).
Grazie
a cura di Luigi De Rosa
Haeji Kim, violino solista e il M° Paolo Scibilia, direttore d’Orchestra (Ph. Antonino Fattorusso)