Ravello: i giardini di Villa Rufolo vietati come location per una video intervista
Più informazioni su
Era la location ideale per realizzare una videointervista. Il giardino Klingsor che, con la sua magia, diede a Wagner l’ispirazione per la seconda scena del secondo atto del Parsifal. Peccato però non poterla utilizzare a causa del divieto imposto dal regolamento d’uso di Villa Rufolo. L’increscioso episodio è stato raccontato a “il Mattino” da Claudio Gubitosi, direttore del Giffoni Film Festival, il quale ieri mattina ha fatto tappa a Ravello per incontrare l’amico sociologo Domenico De Masi. All’ex preside di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma, tra i più appassionati sostenitori del festival del cinema per ragazzi di Giffoni, voleva chiedergli del suo nuovo progetto comunicativo che si chiama “Persone”.
«La videointervista, realizzata con uno smartphone, doveva svolgersi in piazza – ha spiegato l’ex presidente della Fondazione Ravello a “Il Mattino” – ma la presenza della banda musicale ci ha costretti a cambiare location. Ho pensato a Villa Rufolo dove saremmo stati di certo più tranquilli. Al botteghino pago due ticket d’ingresso ai miei ospiti (De Masi, come tutti gli abitanti di Ravello, ha accesso gratuito, nda) e ci dirigiamo verso i giardini. Neanche il tempo di posizionarci e accendere il telefonino, che Claudio riceve una telefonata».
Lo stava chiamando Maurizio Pietrantonio, direttore generale della Fondazione Ravello, ente che dal 2007 gestisce la villa Rufolo. «Conosco molto bene Maurizio, da anni, è una persona squisita – va avanti nel racconto Gubitosi – e si è rammaricato del fatto che non l’avessi avvisato del mio arrivo a Villa Rufolo. Ma io gli ho spiegato che ero venuto per De Masi e non avevo proprio pensato di telefonargli. È chiaro che quando vengo al festival chiamo lui. Poi mi ha domandato cosa stessi facendo a Villa Rufolo. Quando gli ho detto dell’intervista e dell’uso che dovevo farne, semplicemente destinata alla mia pagina social, apriti cielo! Mi ha spiegato che non potevo assolutamente farla, che era vietato da un regolamento. Inizialmente pensavo stesse scherzando, ma quando ho capito che non era così abbiamo deciso di andarcene. Credo che la sua sia stata una cantonata».
Infine Maurizio Pietrantonio, direttore della struttura, sempre attraverso le pagine de “Il Mattino” motiva così la sua scelta: «La Fondazione gestisce un monumento pubblico sottoposto ad un regime regolamentare che nessuno può ritenere di utilizzare uti dominus. Per il ruolo che ho devo sapere tutto ciò che accade, cosa si dice a Villa Rufolo. Oggi anche dichiarazioni spontanee videoregistrate e lanciate sui social sono equiparate a interviste a mezzo stampa. Sotto l’aspetto strettamente personale resto invece molto dispiaciuto per chi non ha avuto la sensibilità di informarsi se il direttore fosse in sede per portargli un saluto. Sarebbe stato oltremodo gradito ricevere un saluto da un vecchio amico quale è Gubitosi e informazioni su quanto avrebbero voluto fare. Tutto si può sanare con una stretta di mano»